Piera Degli Esposti in Un’ (altra) indimenticabile serata da Achille Campanile

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
05 gennaio 2001 00:15
Piera Degli Esposti in <B>Un’ (altra) indimenticabile serata</B> da Achille Campanile

La produzione Teatro Stabile del Friuli – Venezia Giulia, per la regia di Antonio Calenda, è al Teatro Puccini mercoledì 10 e giovedì 11 gennaio 2001 – ore 21.00.
Dopo tre stagioni consecutive di repliche salutate dal consenso del pubblico e della critica, lo spettacolo Un’indimenticabile serata - o meglio, il sempre attuale, mordace e amaro umorismo di Achille Campanile, interpretato da un’attrice al di là di ogni convenzione, come Piera Degli Esposti – è ancora richiesto e applaudito.


Il Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia lo riprende, in una versione rinnovata, intitolata Un’(altra) indimenticabile serata, che pur non dimenticando del tutto il repertorio della prima edizione, s’incentra sul personaggio campaniliano di Gino Cornabò.
Cornabò è una creatura tenera, simile per certi versi al Charlot chapliniano, che Campanile mette al centro di un divertente diario, e che Antonio Calenda porta ora sui palcoscenici italiani, seguendo un’intuizione di fine conoscitore della comicità di Campanile: una comicità che nelle sue regie ha frequentato spesso e da precursore.
Costruito a episodi, il romanzo Il diario di Gino Cornabò (che è stato pubblicato nel 1942) ben si adatta alla scena teatrale e svela - grazie anche all’originale, ironica e raffinata prova di Piera Degli Esposti - nuovi, gustosissimi lati della comicità di Campanile: "A Gino Cornabò succede di tutto – commenta Lodovico Terzi, in una competente prefazione al Diario – pur nell’ambito di una vita racchiusa fra il caffè, il mercatino rionale, l’appartamento di due camere e servizi, e ogni tanto una gita al mare.

Il suo diario è un repertorio completo di situazioni comiche convenzionali. Lo scambio di borse in treno, l’improvvisa comparsa del marito mentre si corteggia una donna, un gonfiore deturpante sul viso prima di un appuntamento d’amore: in questo Campanile è come il Dickens del Circolo Pickwick, tutto fa brodo. Ma in ogni episodio si ritrovano, da una parte la sua verve, il suo modo inconfondibile di trattare le situazioni, e dall’altra l’inesorabile amara conferma del destino del suo personaggio (…)".
Un’(altra) indimenticabile serata si propone come un piacevole atto unico, in cui ai divertenti racconti di Gino Cornabò, cui dà voce Piera Degli Esposti, si armonizzano agli interventi canori di Stefano Galante, tutti coerentemente rivolti al lieve repertorio degli anni ’40, mentre i contributi musicali sono a cura di Stefano Bembi.
PIERA DEGLI ESPOSTI
Interprete unica nel panorama teatrale italiano, definita da Eduardo De Filippo "questa è ‘o verbo nuovo" dopo che la vide recitare in Molly, cara (1979, l’ultimo monologo dell’Ulisse di Joyce) diretta da Bassignano, che la consacrò al successo come la più particolare e significativa attrice nell’ambito dell’avanguardia.

Con il suo viso scomposto e di un’espressività singolare, quasi una maschera cubista, e un modo di stare in scena da duellante, è una figura di svolta nella classica galleria di interpreti della femminilità. Respinta all’Accademia, si afferma come prima attrice presso il Teatro Stabile dell’Aquila in La figlia di Iorio e in Antonio e Cleopatra; ma i suoi esordi sono con Antonio Calenda, Gigi Proietti, e Nando Gazzolo al Teatro dei 101, dove, tra l’altro, interpreta un ruolo maschile in Dieci minuti a Buffalo di Grass.

Con Molly, cara torna alle scene dopo due anni di pausa; seguono Elettra di Hofmannsthal e Rosmersholm di Ibsen (1980, regia di Castri). Nello stesso anno esce anche il romanzo Storia di Piera di Dacia Maraini, che racconta la sua infanzia tragica. Lavora con Job in Assolo di Codignola e La più forte di Strindberg. E’ con Carmelo Bene in Adelchi. In televisione appare con Valentina Cortese, nella parte di Eleonora Duse, in Pas d’oubli pour mon coeur. Lavora anche con Beck del Living Theatre.

Recita in Lo zoo di vetro di Tennesse Williams. Uno spettacolo importante è Madre Coraggio con la regia di Calenda con cui interpreta anche La musica dei ciechi e Prometeo (1994). In Stabat Mater, di Antonio Tarantino, con la regia di Cherif, è una sorta di Madonna dei bassifondi (1995). Nel 1996, è la travolgente interprete di Una indimenticabile serata di Achille Campanile dove, diretta da Calenda, rivela la sua vis comica e surreale. Dal 1997, in una produzione del Teatro Stabile d’Abruzzo, è la protagonista di Rappresentazione della Passione, sempre con la regia di Calenda.

Nel cinema ha lavorato con Ferreri in Storia di Piera e Il futuro è donna, con Mees in La coda del diavolo, con cui vinse il Nastro d’argento, con Moretti in Sogni d’oro, con Wertmüller in Scherzo di luna e Metalmeccanico e parrucchiera…, con i fratelli Taviani in Sotto il segno dello scorpione e con Pasolini in Medea. Si va affermando anche in qualità di regista soprattutto di opere liriche. Tra i lavori svolti si menziona Notte di un rivoluzionario di Bacchelli - Rota, a Spoleto. Recentemente ha condotto, per Radio tre, il programma La dama di compagnia.
ANTONIO CALENDA
Nasce a Salerno nel 1939.

Dopo essersi laureato in Filosofia del Diritto, fonda nel 1965 il Teatro Sperimentale Centouno con Gigi Proietti, Virginio Gazzolo, Francesca Benedetti e Piera degli Esposti, gruppo che si proporrà come punto di riferimento per la sperimentazione teatrale. Diventa quindi direttore dello Stabile dell'Aquila. Fra le produzioni di quegli anni si ricordano Operetta di Witold Gombrowicz, La cortigiana dell'Aretino, uno spettacolo di Laudi con Elsa Merlini e Lear di E. Bond, del quale mette in scena anche Il mare (1974-75, allo Stabile di Genova).

E' anche autore drammatico (Cinecittà, con Pietro De Vico, Anna Campori, Rosalia Maggio).
Calenda ha diretto molte opere di Shakespeare (Coriolano con Luigi Proietti, Come vi piace, Riccardo III con Glauco Mauri, Sogno di una notte di mezza estate con Mario Scaccia ed Eros Pagni), Brecht (Nella giungla della città, La madre con Pupella Maggio, Madre Coraggio con Piera degli Esposti), Beckett (Aspettando Godot con Pupella Maggio, Giorni felici con Anna Proclemer), contemporanei come Franco Brusati (Le rose del lago) e Achille Campanile (L'inventore del cavallo, Centocinquanta la gallina canta, Alta distensione, Un'indimenticabile serata, Gli asparagi e l'immortalità dell'anima), la farsa napoletana (La musica dei ciechi di Viviani).

Tra le altre messinscene: Enrico IV di Pirandello, Svenimenti di Cechov, Uno sguardo dal ponte di Miller, Tradimenti di Pinter, l'Edipo a Colono di Sofocle, Amleto con Kim Rossi Stuart. Si è cimentato anche con la regia lirica, allestendo opere di Massenet, Spontini, Rossini, Honegger. Dal 1995 è direttore del Teatro Stabile del Friuli-Venezia Giulia, e continua a svolgere attività di promozione di testi italiani contemporanei (tra questi, opere di Valduga, Manfridi, Archibugi, Maraini, Ruccello, Paolini, Tarantini, Bassetti, Magris e Cavosi, di cui ha messo in scena Rosanero e Il maresciallo Butterfly).
ACHILLE CAMPANILE
Achille Campanile nasce a Roma il 28 Settembre 1899.

Nonostante alcune biografie, anche significative ed importanti, gli assegnino come anno di nascita il 1900, la data del 1899 è certa come provano diversi documenti ufficiali. E non è escluso che fosse sua la civetteria di togliersi o aggiungersi un anno. Cominciò a scrivere giovanissimo. Gli inizi col giornalismo alla Tribuna e all'Idea Nazionale e poi al Travaso, in pieno fascismo. Ma anche il teatro con le prime Tragedie in due battute, in cui prevale il gusto per i giochi di parole ed un clima surreale.

Lodi appassionate e critiche feroci accompagnarono le prime rappresentazioni di L'amore fa fare questo e altro nel 1930. Infine i romanzi come mezzo di raccontare superiore a tutti gli altri, da Ma che cosa è quest'amore a Chiarastella, da La moglie ingenua e Il marito malato fino a L'eroe, oltre a numerose raccolte di racconti. Molti prima di essere pubblicati apparvero sulle colonne dei più importanti quotidiani come La Stampa, la Gazzetta del Popolo, Milano Sera. Vinse due volte il Premio Viareggio, nel 1933 con Cantilena all'angolo della strada e quaranta anni più tardi con Manuale di conversazione.

Campanile era un lavoratore instancabile, a volte fino a notte tarda. Scriveva a penna, sviluppando gli appunti che prendeva su carte di ogni dimensione, persino sui biglietti del tram, e di cui erano zeppe le tasche dei suoi vestiti. Visse tra Roma e Milano fino a trasferire, negli ultimi anni, la sua residenza a Lariano nei pressi di Velletri, per accontentare la moglie Pinuccia e il figlio Gaetano. Qui abbandona il monocolo e gli abiti eleganti, si fa crescere una barba lunga e fluente ed assume l'aspetto di un vecchio patriarca.

Continua a scrivere tanto da riempire gli scaffali del suo studio di racconti, romanzi ed opere inediti. La sua conquista del territorio degli autentici valori letterari, che oggi gli sono ampiamente riconosciuti, è stata lenta; anche perché egli è stato un uomo appartato, "fuori della mischia", non preoccupato di entrare nella cronaca letteraria spicciola. E' morto a Lariano il 4 gennaio 1977, lasciandoci come testamento, oltre alle sue numerose opere, il segno dell'immortalità del riso.

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