Venerdì 20 Ottobre all'uditorium Flog "La voce del Kurdistan" e "La fiamma dell’amore divino" ((Kurditan iraniano)

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
17 ottobre 2000 09:12
Venerdì 20 Ottobre all'uditorium Flog

"La fiamma dell’amore divino"
Siamak Guran è nato a Kermânshâh, in Iran, nel 1975, e viene da una famiglia di musicisti appartenenti ad un ordine mistico che prescrive l'utilizzazione della musica come forma di preghiera e di meditazione, conosciuto con il nome di Ahl-e haqq, ossia adepti della verità (divina). Siamak Guran ha iniziato a cantare all'età di sette anni ed ha cominciato a suonare diversi strumenti, che oggi padroneggia con grande maestria, tambûr, setâr, târ e daf, ed ha appreso l'arte musicale a Teheran, con alcuni tra i più importanti maestri della musica persiana, come Masud Zanghene, Said Golshani, Mohammed Alimalmir, e si considera un allievo di Mirza Sayed Ali (ca.

1880-ca.1970). Oltre alla profonda conoscenza del repertorio devozionale degli Ahl-e haqq, la città di Kermânshâh è considerata la principale sorgente di tale patrimonio, l'artista è anche un cultore della tradizione profana e popolare del Kurdistan iraniano, la sua regione d'origine. Il giovane musicista dopo aver eseguito concerti in Iran e all'estero, a Istanbul e Atene, inizia ora a presentarsi anche in Italia, dove risiede da quasi un anno.
"La voce del popolo curdo"
Le tribolazioni del popolo curdo, con i forzati esili in massa, le bibliche migrazioni clandestine in balia di scafisti e trafficanti di esseri umani riempiono, purtroppo, regolarmente le pagine dei giornali.

Se non altro attirando finalmente l’attenzione sull'identità di una nazione e di una cultura nobile, dilaniata dalle pretese di Turchia, Siria, Iran, Irak e Caucaso. Sivan Perwer di questo popolo dimenticato, il cui destino sembra non interessare a nessuno, è espressione probante di cultura e sentimento; viene dall'antica tradizione del dengbej o bardi, menestrelli che viaggiavano di villaggio in villaggio per cantare racconti epici di guerre e amore romantico, e storie di eroi religiosi e nazionali, alcuni dei quali si rifanno al tempo di Alessandro Magno.

Ogni signore feudale aveva il proprio dengbej e tante erano le competizioni tra loro per misurare chi fosse il migliore.
Sivan Perwer è nato nella regione di Urfa, Kurdistan (Turchia) da una famiglia di musicisti in cui ognuno cantava o suonava uno strumento. Le sue memorie più lontane si rifanno a racconti in cui predomina il senso di smarrimento e il desiderio di vivere in una terra libera da ogni tipo di persecuzione. Fin dall’infanzia desiderava essere il miglior dengbej e già da bambino componeva le canzoni che interpretava.

Si può dire che il suo sogno si sia realizzato: infatti è unanimemente considerato il migliore cantante curdo, un mito del suo popolo, nella diaspora e nelle persecuzioni, per il quale rappresenta la voce più autorevole dei valori più autentici.
L'artista salito alla ribalta internazionale quando prese parte al concerto Live Aid nel 1992 organizzato da Bob Geldof e Geoffrey Archer per raccogliere fondi per i Curdi al tempo della Guerra del Golfo, vive in Europa ma è costantemente in tour per il mondo sia da solo, accompagnandosi con il saz (liuto a manico lungo) sia con il suo gruppo di musicisti formato da Ismet Alattin Demirbag (ney, duduk), Hassan Kenjo (qânûn), Najmatin Najm (violino), Hawar Zahawi (percussioni).

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