I segreti del lago di Chiusi

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
26 settembre 2000 00:00
I segreti del lago di Chiusi

C’è chi racconta di essersi imbattuto in un esemplare di orchidea, di un tipo raro quanto affascinante, qualche tempo fa, nei pressi di una riva. Un privilegio per pochi, quelli che per l’occasione hanno avuto la fortuna di trovarsi a passare dove lo splendido fiore saliva alla luce.
Ma c’è dell’altro al Lago di Chiusi, anche per chi vi si trova a passare in un qualsiasi giorno dell’anno. O meglio: c’è un vero e proprio salotto naturalistico ad oggi risparmiato dai ritmi del turismo veloce.

Sito a cinque chilometri dal centro storico, là dove la Valdichiana si spinge più a sud, questo specchio d’acqua di 3, 5 chilometri quadrati fu risparmiato,. al pari del lago di Montepulciano alla imponente opera di bonifica che nel 1800 interessò tutta l’area. Un intervento deciso per strapparla alla malaria, in vista di un futuro nel segno dell’agricoltura. All’epoca il territorio faceva da confine naturale tra Granducato di Toscana e Stato della Chiesa: curiose, e residue testimonianze di quel tempo sono le due torri chiamate “Beccati questo” e “Beccati quello”, posto alle rive opposte della parte sud del lago.

Oggi il lago di Chiusi non è più luogo d’attenzione per sentinelle e gabellieri: piuttosto, è divenuto centro d’interesse per ornitologi, pescatori, canottieri e per chiunque cerchi un luogo tranquillo per riconciliarsi con la natura. Siamo a 250 metri sul livello del mare, circondati dai tipici rilevi collinari della Toscana meridionale: nel centro, dove l’acqua si fa più limpida e la profondità tocca i cinque metri, c’è pure chi d’estate si tuffa dalle piccole imbarcazioni.
Tutto intorno, la “lenza etrusca” (questo è il nome di una locale associazione di pesca sportiva) si agita di continuo in cerca di pesce persico, luccio, carpa o tinca; qui si trovano anche il pesce gatto o il pesce regina.

Chi non getta l’amo sgrana gli occhi rimirando le svariate specie di uccelli che popolano la zona, anche solo di passaggio. Al lago di Chiusi si fa vedere il germano o l’alzavola, la cannaiola o il pendolino: nella “garzaia”, l’area umida in corrispondenza del canneto, ecco l’airone cinerino o la garzetta che nidifica. Le anapidi (anatre) sono una costante lungo tutto il lago.
E poi le piante: la pioppeta, il cannuccio di palude, il giglio selvatico e le stupende ninfee bianche quando sono in fioritura.

Davvero un belvedere anche per chi si porta sull’acqua semplicemente per vogare in canoa, o sfidare il vento sulle ali di un wind surf. Il Lago di Chiusi è oggi area naturale protetta e chi lo visita, o meglio lo vive capisce che non potrebbe essere altrimenti. Per chi ama il genere, e vuol aggiungere lago a lago nel suo itinerario, oltre a quello di Montepuclaino nei paraggi c’è il Trasimeno, in direzione Perugia.: ad ovest si arriva a Chianciano, non solo Terme m anche un antico centro storico ed il prestigioso Museo della Collegiata.

Proseguendo ecco Montepulciano e poi Pienza, il Rinascimento fatto città. A nord l’area delle Crete Senesi, con Sn Giovanni d’asso “capitale” del tartufo Bianco: discendendo Montalcino, con la Fortezza che fu “ultimo baluardo” per la Repubblica di Siena, San Quirico d’Orcia e la “vasca in piazza” di Bagno Vignoni, Abbadia San Salvatore ed il monte Amiata, e poi i “Bagni” di San Casciano… la superficie dei dintorni, insomma mozza il fiato e offre al visitatore i piacevole imbarazzo di costruire itinerari sempre nuovi.

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