Firenze: 'We Stand TogetHER' al Museo Novecento

Giornata contro la violenza sulle donne: Valie Export e le altre iniziative

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
22 novembre 2019 14:09
Firenze: 'We Stand TogetHER' al Museo Novecento

Firenze, 22 novembre 2019 - Il 25 novembre, in occasione dell’International Day for the Elimination of Violence against Women, il Museo Novecento e il suo direttore artistico Sergio Risaliti, presentano - di concerto con l’assessorato ai diritti e alle pari opportunità e all’assessorato alla cultura del Comune di Firenze - una serie di progetti speciali riuniti sotto il titolo provocatorio We Stand TogetHER tesi a rendere questa celebrazione ancor più attuale, oltre che simbolica, coinvolgendo alcune artiste contemporanee.

Il programma intende infatti ampliare e approfondire la riflessione attorno a questa giornata, sottolineando l’importanza di un impegno sociale, politico e culturale contro ogni tipo di violenza e discriminazione sessuale.

Ospite d’onore della giornata sarà Valie Export, artista la cui pratica ha sempre riflettuto su questioni legate all’identità di genere, mettendo in discussione stereotipi e istanze contro la libertà di espressione e la sessualità. Performer, regista e fotografa, l’austriaca Valie Export, all’anagrafe Waltraud Lehner (Linz, 1940), è tra le artiste più note del panorama artistico contemporaneo, punto di riferimento per le artiste delle generazioni successive. Basti ricordare che Marina Abramovic in occasione della sua mostra al Museo Guggenheim di New York ha reinterpretato una delle più celebri performance di Valie Export inserendola tra le sei opere performative fondamentali del secolo scorso.

All’interno della Sala D’Arme di Palazzo Vecchio, dalle 11 alle 17, verranno proiettate in loop alcune delle opere video dell’artista mentre alle 18 si terrà un talk che, sotto forma di dialogo con la curatrice Paola Ugolini e l’artista Silvia Giambrone (Agrigento, 1981), offrirà spunti di riflessione sulle tematiche legate al corpo, all’identità e al genere.

La pratica di Valie Export - inaugurata all’inizio degli anni Settanta quando rinuncia al cognome paterno per adottare uno pseudonimo che cita una nota marca di sigarette di allora - è improntata in primo luogo sulle tematiche del femminismo, di cui è stata attivista ed esponente di punta, e delle mercificazione dell’arte e del corpo, oggetto primario di molte sue azioni e lavori.

Contemporaneamente, nelle sale della collezione permanente al secondo piano del Museo Novecento verranno invece esposte due opere di Silvia Giambrone (che rimarranno visibili fino al 9 gennaio 2020) che affrontano i temi sia dell’addomesticamento alla violenza, sia dei tabù che circondano questa pulsione. Utilizzando diversi medium espressivi fra cui il video, il disegno, il collage, la scultura, la fotografia e la performance, l’artista conduce nelle sue opere ad una riflessione sui rapporti e sugli squilibri di potere che avvelenano le relazioni umane.

Le sue installazioni rappresentano spesso feroci incursioni nel privato che rendono ancora più evidente come spesso la violenza, parafrasando Hannah Arendt, sia quasi banale nella sua superficiale malvagità. All’interno della Sala Cinema del Museo invece, dalle 11 alle 19, verranno proiettate una selezione di opere di Valie Export e Silvia Giambrone.

Infine il Cortile di Michelozzo di Palazzo Vecchio (dalle 11 alle 19) ospiterà l’installazione Il luogo più pericoloso, delle artiste Silvia Levenson e Natalia Saurin, composta da 94 piatti di ceramica decorati con frasi estrapolate dai media e usate spesso per minimizzare episodi di cronaca legati alla violenza. L’intervento testimonia di una guerra consumata spesso all’interno delle mura domestiche, e riecheggia nel numero 94, che ricorda le donne uccise in Italia nel 2019. Sono frasi o parole che parlano di desiderio, di controllo, di rapporto di potere, pronunciate da uomini incapaci di gestire il rifiuto o il fallimento di una relazione sentimentale, a testimoniare che il femminicidio non è la conseguenza di un improvviso e momentaneo impulso violento ma l’esito di un lungo processo e di una cultura di violenze.

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