​Vecchi giochi in Italia: dai Latranculi romani al Calcio Fiorentino

Da Roma ai giochi rinascimentali al tempo dei Medici: excursus sul mondo del gioco

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
21 ottobre 2019 10:00
​Vecchi giochi in Italia: dai Latranculi romani al Calcio Fiorentino

La componente ludica e di intrattenimento è sempre stata una prerogativa dell’uomo, sin dai tempi antichi, pensiamo ad esempio alle abitudini di popoli evoluti, per il loro tempo come babilonesi, sumeri o antichi egizi.

Tuttavia proprio con l’antica Grecia e ancora di più con le abitudini dell’antica Roma, possiamo ritrovare caratteristiche peculiari e costanti, facilmente accostabili allo stile di vita dell’uomo occidentale odierno.

Testimonianze storiche da parte degli archeologi sul gioco a Roma

Ai tempi dell’antica Roma, il gioco e lo svago erano componenti piuttosto importanti, per la vita quotidiana di un cittadino dell’epoca.

Non tutti sanno che proprio il gioco era un’attività capace di coinvolgere, con le dovute differenze del caso, il popolo, gli schiavi, il Senato e ovviamente gli imperatori.

Pertanto, il modo migliore per scoprire le abitudini del gioco d'azzardo nell'antica Roma è riavvolgere il nastro del tempo e verificare come al tempo praticamente quasi tutte le classi sociali potevano giocare d'azzardo.

L’unica discriminante dell’epoca era legata al fatto che alle donne non fosse consentito giocare, ma secondo le testimonianze vi erano alcuni periodi di festività, dove tale attività ludica era consentita anche alle donne, perlomeno quelle di rango patrizio. 

Le case da gioco dell’epoca romana

Partendo dai reperti storici e dai resti che fanno riferimento alle insegne dove campeggiava il celebre motto Panem et circenses, cioè cibo e gioco, andiamo alla riscoperta di quelle che possono essere considerate le antesignane delle moderne sale da gioco come i casinò, denominate secondo gli usi dell’epoca, le taberne lusoriae, anche se erano più frequenti le residenze private dei cittadini che fungevano da vere e proprie bische, per il gioco e per i baccanali.

All’epoca dell’Antica Roma, dare feste, organizzare serate e ricevimenti era in gran voga e costituiva occasioni di prestigio sociale, dai connotati politici, di grande prestigio per quei tempi.

I giochi nella Firenze del Rinascimento

Nel mondo rinascimentale ogni cosa era occasione di gioco, da un funerale di un Signore, passando per una caccia, oltre naturalmente ai matrimoni. Vi sono testimonianze di giochi di carte che possono essere accomunati al poker, al baccarat e al blackjack, già durante il Quattrocento, non a caso all’epoca la conoscenza dei giochi era un viatico necessario per i gentiluomini dell’epoca.

Era un metodo per introdursi nelle corti e nei salotti buoni, a livello aristocratico. Fin dai tempi di Casanova, il gioco era considerato uno strumento utile a livello di passatempo a scopo ricreativo. Durante il Cinquecento era noti il gioco della Cricca, gioco di carte basato su tre carte, il Flusso, documentato già verso la fine del 15esimo secolo, citato anche da Lorenzo de’ Medici, come gioco maledetto, in questo basato sull’azzardo.

Anche la bassetta era un gioco di identità molto rinomato, praticato anche in Toscana, visto che ne fa menzione Lorenzo il Magnifico, nei suoi Canti Ciarnascialeschi nella Canzone dei Confortini. Si tratta di un gioco dove la carta più alta vince, quindi estremamente semplice, oggi ancora a volte praticato per diletto con le carte francesi o con le carte napoletane.

Tuttavia il gioco più conosciuto durante il 15esimo e il 16esimo secolo resta probabilmente il 31, autentico antenato dell’attuale blackjack, che svolse un ruolo fondamentale per l’invenzione del poker e che proprio durante il Rinascimento fiorentino, conobbe il suo massimo splendore.

I giochi di carte erano molto popolari ed estremamente in voga, a dimostrazione che già durante le epoche antiche le persone abitualmente svolgevano questo tipo di giochi, ancora oggi molto diffusi nei casinò live e online.

La storia del Calcio Fiorentino

Si dice che pane e feste tengon il popolo quieto; ora di feste ei giochi la storia di Firenze ne è sicuramente piena, visto che per andare alla scoperta di divertimenti, giochi e sport, il capoluogo toscano è da secoli un centro nevralgico per quanto concerne questo tipo di discorso.

Se si parla di giochi è impossibile quindi trascendere da uno dei più famosi e identificativi della città di Firenze: il calcio storico.

Conosciuto anche con il nome di calcio in costume o calcio in livrea, si tratta di un gioco caratterizzato da sudore, forza e passione; non a caso è l’unico gioco tradizionale che viene ancora praticato con regolarità, con un appuntamento fisso in piazza Santa Croce, durante il mese di giugno, con tre partite annuali che vengono disputate in occasione del santo patrono di Firenze, San Giovanni Battista.

Dal Palio dei Cocchi alla Giostra del Saracino

Altri giochi tradizionali sono poi quelli del pallone, e il palio dei cocchi, ovvero dei carri di legno, istituito dal Duca Cosimo I de’ Medici, il quale scelse come luogo della corsa la piazza di Santa Maria Novella. Sempre in epoca medievale, passiamo quindi alla Giostra del Saracino, che venne istituita nella città di Firenze, per poi passare ad Arezzo e Sarteano. La lotta consisteva tra il cavaliere cristiano e il suo bersaglio, l’infedele saraceno.

Il tema delle giostre, è stato di recente rilanciato da una pellicola hollywoodiana di grande successo, intitolata Il destino di un cavaliere, con protagonisti HeathLedger e Paul Bettany. Sempre durante il periodo di festeggiamenti di San Giovanni Battista, vi era un altro palio, corso da cavalli, chiamato il palio dei berberi, eseguito con cavalli da corsa di razza araba, più piccoli rispetto ai cavalli in voga in quell’epoca storica, tra i cavalieri.

Questo palio ha origini antiche ed è ricordato anche da Dante Alighieri in un passo del suo Paradiso, dove nei versi cita il vostro annual gioco, che è appunto il cosiddetto palio dei berberi, praticato fino al 1858. 

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