Toscana: in due anni 6.500 richiedenti asilo ospiti

Bugli: "Bene il modello toscano, ma serve evoluzione". Stella (FI): "Inaccettabile che la Regione ne voglia accogliere altri nel 2016". Un software per gestire meglio l'accoglienza. Biffoni (Anci): sistema premiante per i Comuni che aderiscono alla rete Sprar. Grassi e Verdi (Frs): “Tanti problemi non esisterebbero se ci fosse qualcuno in Comune che si occupasse dell'area del Poderaccio”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
01 febbraio 2016 23:41
Toscana: in due anni 6.500 richiedenti asilo ospiti

FIRENZE- La gestione dei migranti richiedenti asilo, la rete Spar, il ruolo di istituzioni ed associazioni: di questo si è parlato oggi a Sant'Apollonia a Firenze, per una giornata di approfondimento organizzata dall'assessore regionale Vittorio Bugli, a cui hanno partecipato il presidente di Anci Toscana Matteo Biffoni e la delegata Anci Toscana all'immigrazione e assessore di Firenze Sara Funaro, oltre a sindaci, associazioni, addetti ai lavori.

 "Dobbiamo entrare in una nuova fase, pur continuando ad andare avanti con il modello toscano di accoglienza diffusa, oramai stimato a livello nazionale ed oltre", lo ha detto l'assessore regionale all'immigrazione Vittorio Bugli nel corso dell'incontro. "E' difficile continuare a parlare di emergenza - ha detto - quando da anni c'è questo flusso di presenze. Dobbiamo renderci conto che ormai anche le strutture di accoglienza devono essere gestite come i percorsi che hanno una proiezione di più lunga durata e maggiori possibilità di inserimento.

E in quest'ottica la Regione sta lavorando allo sviluppo di un software per la profilatura dei migranti, per conoscere nel dettaglio chi sono le persone che si trovano nelle strutture di prima accoglienza". "Quando parlo di profilatura - ha spiegato - non mi riferisco al nome e cognome, ma alla loro storia, i loro studi, la loro formazione, le loro aspettative. In questo modo, conoscendo chi si ha davanti, si potrà lavorare alla costruzione di percorsi formativi e lavorativi adatti, avendo l'intelligenza di scegliere attività che non confliggano con la necessità di lavoro che è già presente nella nostra Regione". Riguardo alle strutture Sprar, l'assessore Bugli ha ricordato che ad oggi in Toscana sono ospitati circa 650 rifugiati o richiedenti asilo.

Il Ministero ha aperto un nuovo bando per definire altri 10.000 posti Sprar in tutta Italia e l'assessore Bugli ha colto l'occasione dell'incontro odierno con gli amministratori per sensibilizzare i sindaci e chiedere loro di partecipare al bando "dato che - ha detto - anche in Toscana altri 700/800 posti Sprar sarebbero molto utili". Ai giornalisti che chiedevano se la Regione avesse notizia di nuovi flussi straordinari di migranti in arrivo, Bugli ha risposto che "Non sono state segnalate emergenze, ma ci è stato segnalato che i flussi in arrivo nel 2016 saranno analoghi a quelli del 2015.

Dunque la cosa deve essere affrontata in a modo serio e strutturato ed è per questo che oggi ci vediamo con i gestori dei punti di accoglienza e con i sindaci. Poi faremo il punto con le prefetture. Bisogna organizzarci". Quanto alla gestione dei minori, l'assessore ha precisato che "Ad oggi esiste il rischio che dei minori vadano a finire in strutture per adulti. Per questo abbiamo provato a creare delle strutture sperimentali a più bassa intensità, dato che il minore che viene dall'estero spesso ha 16 o 17 anni, quindi non ha bisogno di una struttura con la madre come un minore di 7 o 8 anni".

Il modello di accoglienza diffusa toscano ha funzionato, anche stavolta. Un sistema rodato, utilizzato la prima volta tra il 2011 e il 2012, quando la Toscana aprì le braccia, in due fasi, a mille e ottocento profughi e migranti: i primi cinquecento arrivati dalla Tunisia dopo la prima "Primavera araba", altri mille e trecento - africani di tutto il continente - in fuga dalla Libia. Un sistema riproposto tra il 2014 e 2015, quando la Toscana ha dato ospitalità a quasi seimilacinquecento richiedenti asilo.

Lo ha fatto con l'aiuto del volontariato e dei Comuni e con l'aiuto anche dei singoli cittadini. Con cuore e fantasia. La Regione, per essere pronta a tutto, si era premunita anche per l'acquisto di strutture mobili provvisorie, quelle che in genere usa la protezione civile in caso di calamità. Ma non sono servite. Alla fine sono state sufficienti case ed appartamenti sfitti, locali di associazioni o alberghi vuoti. I profughi sono stati distribuiti in più di cinquecento diverse strutture, con pochi ospiti per ciascuna (spesso meno di venti) e questo è stato sicuramente un punto di forza che ha favorito, accanto a progetti intelligenti, l'integrazione. Chi è stato accolto è stato infatti coinvolto in attività di volontariato.

Si sono presi cura di strade e giardini, di argini da ripulire o aule di scuole da ridipingere. Il rischio era farne manovolanza a costo zero, ma non è successo perché con loro, guanti e sacchi alla mano, c'erano anche cittadini italiani. Volontari pure loro. Nel frattempo hanno imparato l'italiano, a volte pure una lavoro. Hanno conosciuto la cultura di chi li ospitava e hanno provato a raccontare la loro, magari seduti insieme, italiani e stranieri, a tavola. Oltre seimilacinquecento richiedenti asilo accolti in Toscana in quasi due anni vuol dire un ospite ogni 600 residenti.

Seimilacinquecento stranieri (temporanei) che si aggiungono ai 395 mila che già in Toscana abitano e lavorano, i più numerosi rumeni, albanesi, cinesi e marocchini. Pensati in termini di accoglienza diffusa, sono numeri sostenibili. Con gli sbarchi che a primavera probabilmente riprenderanno a farsi più frequenti, sarà comunque necessario fare un'ulteriore passo in avanti. E' per l'appunto la "fase B" illustrata a gestori e sindaci, riuniti e incontrati nel pomeriggio a Sant'Apollonia a Firenze per una giornata di approfondimento e per fare il punto sull'accoglienza. Del resto – e non va dimenticato – chi attraversa il mare fugge dalla guerra e dalle persecuzioni, fugge dalle guerre civili, che nel mondo sono tornate a crescere negli ultimi otto anni.

Non c'è solo la fame, che spinge ad attraversare deserti o salire su barconi malconci e zeppi di uomini e donne sfidando il mare. Se le guerre e le persecuzioni non finiranno, anche fughe e sbarchi proseguiranno. E non c'è solo la Siria. Dall'Africa all'Asia, dalla Nigeria di Boko Haram all'Afghanistan passando per il Medio Oriente e il sud del Sudan (ma anche l'Ucraina) erano undici i conflitti interni aperti nel 2014: meno dei ventisei del 1992 ma di più dei quattro del 2007, cresciuti da allora tra volte tanto.

Nove di queste guerre civili, laiche o religiose, pseudo tribali o imperialiste, riversa la maggior parte dei profughi ve rso l'Europa. I richiedenti asilo accolti dal 2014 a dicembre 2015 in Toscana, provincia per provincia:

Arezzo 652Firenze 1823Grosseto 374Livorno 730Lucca 617Massa Carrara 299Pisa 595Pistoia 471Prato 444Siena 582Totale 6587

La Regione sta lavorando ad un software che possa aiutare a mettere in rete e soggetti gestori e prefetture, permettendo così uno scambio di informazioni in tempo reale sulla situazione dei posti a disposizione ma anche l'età, la nazionalità e la condizione degli ospiti. Potrà sembrare banale, ma finora questo non accadeva.

I tecnici hanno lavorato su un software già usato dagli Sprar, ovvero le strutture di seconda accoglienza della rete del sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati, alloggi destinati a chi già gode di protezione internazionale e non per l'assistenza immediata delle persone che arrivano sul territorio italiano, anche se talvolta hanno fatto anche questo. Il software aiuterà a gestire e programmare meglio i bisogni formativi e tutte le iniziative necessarie ad una migliore integrazione. Il software sarà disponibile entro un paio di settimane.

"L'assessore regionale Vittorio Bugli ci annuncia, con qualche mese di anticipo, che la Toscana è pronta ad accogliere le migliaia di migranti che verranno in Italia non appena le condizioni meteo consentiranno ai barconi di fare nuovamente la spola tra il Nordafrica e il nostro Paese. All'assessore chiediamo di opporsi a questa deriva, invece di accodarsi alle politiche fallimentari del Governo nazionale". Lo afferma il coordinatore fiorentino di Forza Italia, il vicepresidente del Consiglio regionale della Toscana Marco Stella, commentando le dichiarazioni dell'assessore Bugli a margine di un incontro. "Il costo medio per l’accoglienza di un immigrato è di 35 euro al giorno - ricorda Stella -.

Questo significa che il costo totale annuale a carico dei cittadini toscani è di 83milioni di euro, visto che i migranti ospitati in strutture della nostra regione sono 6.500, come dichiarato dallo stesso Bugli. Credo sia opportuno anche evidenziare che di questi 35 euro, solo 2 vanno direttamente agli immigrati sotto forma di ‘pocket money’ o carte telefoniche. E' ingiusto che la Regione spenda circa 7milioni al mese, sottraendoli ai toscani che ne hanno bisogno, ed è inaccettabile che l'amministrazione annunci di essere pronta a farsi carico di altri immigrati nel 2016".

"Occorre costruire un sistema premiante per i comuni che aderiscono alla rete Sprar e riconoscere il loro lavoro - ha detto Biffoni - Tutti i comuni devono fare la loro parte. I sindaci toscani si sono fatti carico del problema, sono parte attiva nell'accoglienza, hanno costruito insieme agli altri soggetti coinvolti un modello positivo. In altri territori questo non è successo, spesso addirittura si è solo urlato; ma hanno preso comunque le loro quote. E quindi sono orgoglioso del nostro senso di responsabilità e di come abbiamo gestito l'accoglienza. Questa è la strada giusta".

“Lontano da telecamere e da facili spot abbiamo deciso insieme alle associazioni fiorentine che hanno a cuore le donne, gli uomini e le bambine e bambini che abitano nei due villaggi del Poderaccio di passare un sabato pomeriggio a visitare le strutture precarie e inadatte alla vita quotidiana che sono state messe a disposizione dal Comune, e a parlare con chi abita all'interno e farebbe di tutto per poter un domani vedere una diversa soluzione abitativa per le proprie famiglie”. “Può apparire sorprendente se detto da Consiglieri di sinistra come noi - spiegano Tommaso Grassi e Donella Verdi - ma non vediamo l'ora che arrivino le ruspe al Poderaccio e che tutta l'area venga restituita alla funzione originaria di cassa d'espansione: certo se al Salvini di turno non interessa quale sia la fine dei tanti minori e delle famiglie intere che sono costrette ad abitarci, noi poniamo la condizione dello smantellamento delle case ad una risoluzione della situazione, almeno nei tanti casi in cui è ben presente la volontà di trovare una soluzione diversa”. “Abbiamo visto e ascoltato tanti problemi che non esisterebbero se ci fosse qualcuno in Comune che si occupasse dell'area occupata dai villaggi e tenesse i contatti con le persone.

Per questo abbiamo deciso alla fine della visita di annunciare che avremmo presentato e discusso entro marzo in Consiglio comunale una mozione di indirizzi che impegnasse l'amministrazione comunale a non ritenere la zona del Poderaccio una zona offlimits dove persino le ambulanze hanno paura ad arrivarci, dove calato il sole non ci sia più luce, dove le bollette della luce sono esagerate senza motivo, dove l'acqua esce dai pavimenti e rende invivibili le abitazioni, dove i nuovi nati non hanno un futuro: e non ci dite che sono stranieri perché la maggior parte di chi vive al Poderaccio sono cittadini italiani e non possiamo accettare che tre generazioni non abbiano visto una soluzione”. 

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