Tirocini all’estero, solo così i giovani trovano lavoro

Report finale su un progetto europeo di formazione: bastano tre mesi per ricevere offerte

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
10 novembre 2014 16:08
Tirocini all’estero, solo così i giovani trovano lavoro

La metà dei 37 giovani toscani che hanno effettuato un tirocinio di tre mesi in aziende europee hanno già ricevuto offerte di lavoro in quelle stesse realtà. E il bilancio potrebbe anche migliorare. Il progetto, finanziato dalla Regione con risorse del Fondo Sociale Europeo è stato attuato dallo IAL Toscana. Il report finale di questa esperienza è stato illustrato oggi, in un incontro a cui hanno partecipato, oltre ai formatori IAL che hanno seguito il progetto, il Segretario generale aggiunto Cisl Toscana, Ciro Recce e l’Assessore alle attività produttive, credito e lavoro della Regione Toscana, Gianfranco Simoncini.140 i giovani tra i 18 e i 35 anni che hanno partecipato alla selezione.

37 di loro sono stati scelti per tirocini di tre mesi in aziende di vari settori: dall’alberghiero al legale, dalla meccanica al marketing, dal commercio alle banche, dall’architettura all’ingegneria civile. Gli stage hanno avuto luogo a Dusseldorf e Schwerin in Germania, Budapest in UngheriaSiviglia in Spagna.

Al termine 18 giovani hanno ricevuto una proposta di assunzione da parte delle aziende in cui avevano svolto il tirocinio. Sei di loro (3 a Budapest e 3 a Schwerin) hanno deciso di accettarla e rimarranno a lavorare all’estero. Altri 12 hanno preferito invece tornare a casa e spendere in Toscana l’esperienza accumulata. E ancora non si è chiuso il progetto a Dusseldorf, per cui il bilancio complessivo potrebbe ancora migliorare.“Questo progetto –dice il Segretario generale aggiunto della Cisl Toscana, Ciro Recce- fa sì che giovane faccia rima con lavoro.

E dimostra che la formazione, se ben fatta, funziona. Si tratta però di collegarla al lavoro e in questo la strada dei tirocini unita a serie misure di accompagnamento è senz’altro quella giusta. La formazione quando erogata da agenzie serie serve ai formati e non ai formatori o alle aziende che cercano, con i tirocini, manodopera gratis. A monte c’è stato un attento lavoro di selezione che ha consentito di inviare ogni giovane in un’impresa adatta ai suoi studi e in linea col percorso professionale intrapreso.

I risultati confermano la bontà del lavoro fatto e indicano la strada da seguire se si vuole superare il baratro che separa scuola e università dal mondo del lavoro.”“Questa esperienza –spiega Alessandra Bianchi, direttrice di Ial Toscana- attraverso un percorso di accompagnamento ha consentito a ciascuno di mettere a fuoco il proprio progetto professionale, di approfondire la padronanza della lingua straniera e mettersi alla prova in un contesto lavorativo specifico e in un ambiente nuovo.

Alcuni hanno già deciso di cogliere l’opportunità occupazionale che si è aperta loro; ma tutti hanno accumulato un bagaglio di esperienza e di autostima che potranno spendere in modo proficuo in Toscana o altrove”Ma tornano oppure non tornano? Il 73,6% degli studenti italiani meritevoli che si specializzano all’estero sono pronti a tornare in Italia, ma solo se merito e competitività diventeranno davvero il cardine del nostro sistema istituzionale ed economico.

Lo rivelano le risposte a un questionario predisposto dalla Camera di Commercio di Firenze su un «campione» di élite: 80 studenti italiani che dopo aver effettuato l’MBA (Master in Business Administration) negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, Francia e Spagna, stanno valutando le migliori opportunità lavorative. 

A fare il punto sull’attrattività del nostro Paese è stata Nova-MBA, che riunisce gli ex studenti che hanno conseguito master in questa specializzazione, durante la 14esima conferenza mondiale dell’associazione intitolata “Renaissance 2.015 ”(http://www.xivnovaconference.com) e per la prima volta tenutasi in Europa, a Londra dal 7 al 9 novembre 2014 nelle sedi della London Business School, del Royal Institute of British Architects, dell’Ambasciata italiana e del Millennium Hotel.

Tra gli speaker presenti, tra gli altri, Alessandro Profumo (Banca MPS), Federico Ghizzoni (Unicredit), Lucrezia Reichlin (LBS), Paolo Scaroni (Rothschild), Francesco Caio (Poste), Andrea Sironi (Bocconi) e Mario Curia (Camera di Commercio di Firenze).Il campione del sondaggio, composto prevalentemente da uomini (80,9%), single (85,1%), con un’età media di 29 anni e proveniente perlopiù dal Nord Italia (73,6%), sottolinea che la specializzazione internazionale è stata fondamentale soprattutto per dare maggiore sostanza al proprio curriculum (43%) e per la mancanza di strutture formative competitive sul territorio nazionale (24%).

La permanenza media all’estero è stata di 5 anni, segno che in molti casi l’uscita dall’Italia è avvenuta durante i primi anni del percorso universitario. E’ anche per questo che il 51% si sente «cittadino del mondo» e, professionalmente, mira soprattutto ad acquisire sicurezza economica (30%). Eppure, il 73,6% è interessato a tornare in Italia, a patto che vengano garantite condizioni meritocratiche (33%), ci siano opportunità di carriera ben definite (28%) e che questo sia accompagnato da incentivi fiscali per il rientro (22%).Camera di Commercio di Firenze, nell’ambito di un piano volto ad attirare investimenti internazionali, sta collaborando con Nova-MBA per aiutare e sensibilizzare le aziende e le istituzioni fiorentine a praticare azioni attrattive verso profili professionali altamente qualificati, anche grazie al supporto della Camera di Commercio Italiana a Londra presieduta da Leonardo Simonelli.

«La fuga dei cervelli italiani o la non attrattività dell’Italia per quelli internazionali è una delle questioni da affrontare per rendere più competitivo il nostro Paese e procedere spediti sulla strada della crescita», ha sottolineato Mario Curia durante la conferenza di Nova-MBA a Londra. «Dalle risposte al questionario - ha aggiunto Curia - abbiamo visto che c’è tanta voglia d’Italia, ma per contrastare il Brain Drain e attrarre personale così qualificato, sia nel comparto pubblico sia in quello privato, si chiede meritocrazia e competitività.

E’ una sfida che dobbiamo vincere, a iniziare da Firenze, che in questo periodo è molto attrattiva sul piano del cambiamento istituzionale politico-economico e più di altre città è impegnata in un’opera di modernizzazione e internazionalizzazione senza precedenti».

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