Rinasce con la terza generazione il marchio Brandimarte

A Firenze i fiorentini non sapevano rassegnarsi, uno dei marchi più amati – Brandimarte – silenziosamente, a piccoli passi, era uscito di scena.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
29 dicembre 2016 09:38
Rinasce con la terza generazione il marchio Brandimarte

Ma ci voleva la terza generazione, la nipote del Brandi, Bianca Guscelli, affiancata da Stefano Marchetti, giovane imprenditore fiorentino e titolare di Remax Rinascimento a Firenze, che ha puntato sulla sua vena creativa, che riprende l’attività del nonno Brandimarte Guscelli…Bianca, nata e cresciuta nella famiglia di argentieri ed esperta in design e style, volitiva, orgogliosa della storia della sua famiglia e consapevole della grande importanza dell’artigianato italiano e del made in Italy, con Stefano Marchetti, si impegna in una importante azione di retail, ritorna dunque a vivere e risplendere il Brand Brandimarte.

L’azienda, vanto delle “botteghe” fiorentine, tutte quelle che negli anni hanno attraversato la storia dell’Oltrarno, ha vissuto la sua storia a partire dal laboratorio di via Lorenzo Bartolini, passando poi per il negozio di viale Ariosto, fino all’ultima reincarnazione sopra porta Romana, in via Ugo Foscolo.

Quella della Brandimarte, fondata nel 1955, è una tipica storia fiorentina, creata da Brandimarte Guscelli, nata in un fondo di via Ponte di Mezzo, ha dato lavoro a operai, creato formazione e, per primo, dato lavoro ai carcerati, e per l’illuminato acume artigianale del suo fondatore, adottando due importanti rivoluzioni nel campo dell’argenteria, una di carattere tecnico che consisteva nel «martellare» il metallo, come aveva visto fare agli zingari col rame, l’altra rompendo con la consuetudine dell’articolo d’argento come pezzo da esibire in vetrina, Brandimarte riproponeva la tradizione delle antiche famiglie reali, che utilizzavano nel quotidiano i serviti d’argento, per creare una serie di prodotti che coniugavano bellezza e funzionalità, studiati per la vista ma anche per il tatto, lavorati a mano dai 100 dipendenti dell’azienda, trasferitasi in via Bartolini, negli anni ’80 e ’90.

Il Brand Brandimarte, gestito da Bianca Guscelli e Stefano Marchetti, avrà dunque un progetto innovativo, quello di portare l'argento di nuovo sul mercato rispettando gusti e tendenze dei giovani, modificati nel tempo, sviluppando linee da indosso innovative, lavorate a mano, l’argento di Brandimarte come mood iconico ritornato ad essere un Must sia in Italia che all’estero.

Brandimarte Guscelli, «quel grosso mucchio di case ammassate in Oltrarno», come scriveva Vasco Pratolini e quello era il suo regno, dove, burbero, ironico, generoso e geniale il Brandi viveva e insegnava, apriva le porte agli amici, ai carcerati, ai ragazzi, era l’Oltrarno il suo habitat naturale, tra il vociare degli artigiani, le biciclette, i rumori degli artigiani che non ci sono più, il mercatino, guardarsi in viso, riconoscersi, il suo, nell’Oltrarno fiorentino è stato un viaggio, straordinario e meraviglioso, dove i fiorentini venivano coinvolti alla scoperta del suo mondo, la bottega di argenteria situata nel centro di Firenze, dove lo spazio di vendita si intrecciava con la produzione e con la vita quotidiana.

E Bianca la bella, la terza generazione, che ha sempre vissuto tra bagliori d’argento, frese, metallo e sogni, oggi dà un nuovo imprinting al Brand Brandimarte, affiancata da Stefano Marchetti, giovane imprenditore fiorentino e titolare di Remax Rinascimento a Firenze, che ha puntato sulla sua vena creativa, riprende l’attività del nonno Brandimarte Guscelli, per una nuova strategia di marketing, gioielli da indossare e accessori per la casa.

Una nuova vita per l’argento del Brandi – come ci racconta la nipote - è quello che ci siamo posti Stefano ed io, il risultato è a medio e lungo termine, può arrivare anche dopo un mese di lavoro. I ritmi di lavorazione seguono regole che si tramandano di artigiano in artigiano, gli strumenti sono ancora gli stessi, anzi, alcuni non esistono neanche più. Prima l’argento veniva lavorato liscio, mio nonno Brandimarte, osservando gli zingari battere il rame, decise di farlo con l’argento per tutta la linea della casa, oggettistica adoperata quotidianamente. Era una cosa impensabile prima di allora, ma, come tutte le mode, la linea martellata si affermò in tutte le case. Con la stessa intraprendenza mio padre Stefano creò una linea Vino totalmente in argento, che dopo le prime titubanze, è stata apprezzata da tutti i sommelier anche per la sua capacità di interagire con la bevanda stessa.

In effetti l’argento sarà pure un metallo geloso, che a contatto con gli altri ne ruba il colore, ma essendo un materiale vivo ha moltissime proprietà. Esalta i sapori nel bene e nel male, oltre ad essere conduttore e antibatterico. Lo utilizzavano i nobili in passato per evitare di trasmettersi infezioni ed io per tutti questi motivi voglio riportarlo nella quotidianità di tutte le famiglie a partire dalla tavola.

Ritorna così, dai ricordi di Bianca, l’immagine del nonno Brandi, tra le stradine dell’Oltrarno, l'atmosfera è d'altri tempi. Gli abitanti si conoscono tutti e si chiamano per nome. Il fornaio, l'edicolante, la bottega del restauro, il doratore, il ciabattino che risuola le scarpe, l’ebanista: sono loro i protagonisti della vita di questo piccolo borgo. La città sembra lontana, qui siamo in Oltrarno, la parte meno conosciuta di Firenze dal turismo del mordi e fuggi, ma amata dai fiorentini in quanto non meno glamour, fatta da botteghe e fondi, tra un bociare che è quasi un leit motiv affascinante, un base musicale al tran tran cittadino, “le botteghe” dei maestri d’arte dei mestieri dimenticati, tramandati, nozioni apprese da padre al figlio, locali e magazzini appartati, discreti, quasi nascosti, la fabbrica del Brandi in Via Bartolini.

Sembra di entrare in un paese incantato, fatto di oggetti favolosi, dove la bellezza del metallo, i giochi fioriti, la maestria del Liberty, dei tagli e delle incisioni si propongono agli abbinamenti, con l’armonia ai cromatismi, i giochi di luce, fatti con ramages e ricami, la luce che varia e modifica gli oggetti, calici, bicchieri, ciotole evanescenti, quasi trasparenti, impalpabili emozioni, gioielli finissimi, un sottofondo cadenzato dal rumore delle mole, dal tintinnio, dalle ruote che girano incessantemente, e poi il silenzio della fornace con gli attimi di magia che danno vita alle forme, con figure di giovani e vecchi artigiani che carezzano questi capolavori delicatissimi con mani che sembra tocchino le corde di un violino per un concerto di archi, per creare nell’insieme un opera d’arte; questa è stato il mondo del Brandi, un grande, che è un primato di passione e di lavoro, ma, principalmente, è una storia di famiglia, di uomini artigiani e oggi di una donna che riassume egregiamente come l’imprenditoria femminile si esprime e opera, ed è un vivo esempio di come, negli ultimi cento anni, in maniera non traumatica, si è consumata una rivoluzione pacifica epocale, che ha modificato il ruolo della donna in tutto il mondo e in tutti i settori professionali.

Probabilmente Bianca e Stefano, coinvolti in un romanzo d’amore e di nostalgia revival non pensavano minimamente di diventare attori principali di una storia diventata famosa in tutto il mondo per l’argento, cesellato e interpretato in maniera diversa, materiale di un tempo, lavorato da migliaia di anni, ma rielaborato per la casa del domani, capace di diventare protagonista del design che, grazie alle sue molteplici qualità, adattato facilmente ai nuovi stili di vita e gli spazi del living.

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