Produttori sottopagati: il grano senese a rischio estinzione

Prezzi crollati anche del 50% rispetto alla scorsa campagna e import in costante crescita

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
23 luglio 2016 22:59
Produttori sottopagati: il grano senese a rischio estinzione

La situazione grano in Toscana è drammatica. Una crisi senza fine che sta portando la cerealicoltura regionale al collasso. A sottolinearlo è la Cia Toscana che da anni sollecita la Comunità Europea, il Governo Italiano e tutti gli organi proposti ad intraprende iniziative per la salvaguardia delle produzioni cerealicole e la difesa del reddito degli agricoltori che, anche in questa campagna, hanno denunciato questa situazione drammatica. Un grido di allarme che la Cia esterna anche in seguito alle misure annunciate dal ministro Martina, a margine del Tavolo nazionale della filiera cerealicola convocato dal Mipaaf, che ha visto presente la stessa Confederazione, che ipotizza una mobilitazione se non si arrivasse a rapide soluzioni. Misure che pur andando nella giusta direzione – precisa la Cia -, rischiano di essere insufficienti e tardive, considerato il livello di sofferenza raggiunto nelle campagne.

I produttori di grano continuano a essere oggetto di un'azione di speculazione che non ha precedenti, con il grano duro pagato 18 euro al quintale, largamente al di sotto dei costi produttivi, e perdite fino al 50% sulla scorsa campagna di commercializzazione. Senza un'inversione di marcia sui prezzi pagati agli agricoltori e senza un freno immediato alle importazioni ‘spregiudicate dall'estero, il rischio che si corre è quello di una progressiva marginalizzazione della produzione di grano - sottolinea la Cia - in un Paese che, paradossalmente, esporta il 50% della pasta che produce. Non è più possibile – aggiunge la Cia - che il frutto del lavoro di un anno venga così svalutato.

Oggi 100 chili di frumento valgono quanto 7 chili di pane: un ‘gap’ intollerabile e contro la logica delle cose, che non può nemmeno lasciare indifferenti i consumatori, che a loro volta non traggono nessun vantaggio da questa situazione né in termini di diminuzione di acquisto dei prodotti finiti (pane, pasta, ecc.) né per il miglioramento della qualità degli stessi. Ecco perché ora bisogna essere tempestivi - ribadisce la Cia Toscana -. Bisogna favorire una maggiore aggregazione dell'offerta e serve che i Consorzi agrari tornino a fare il loro lavoro.

Perché oggi, invece di stoccare il prodotto, lo immettono sul mercato accrescendo di fatto la pressione sui prezzi, con comportamenti di tipo speculativo e anticoncorrenziale. Inoltre, è necessario incentivare da subito accordi e contratti di filiera capaci di garantire una più equa redistribuzione del valore e ottenere la massima trasparenza nella formazione del prezzo. Misure non più rinviabili per permettere un cambio di passo e sostenere la redditività degli agricoltori. E se queste misure non arriveranno in tempi rapidi, attiveremo una mobilitazione in tutto il territorio regionale e nazionale, conclude la Cia Toscana.

Anche il grano senese a rischio estinzione di fronte a prezzi irrisori destinati agli agricoltori che non coprono neanche le spese di produzione. Il grido d’allarme arriva dall’Unione Provinciale Agricoltori di Siena al termine della campagna di raccolta 2016 e di fronte ad un andamento di mercato che mette a rischio il futuro di una delle eccellenze agricole del territorio senese e toscano.

«Nella nostra provincia è stato raccolto circa un milione di quintali di cereali per la gran parte grano – spiega Giuseppe Bicocchi, presidente di Upa Siena -. Il prezzo medio al quintale destinato ai produttori è di 17 euro mentre lo scorso anno era di 30 euro. E’ inconcepibile pensare di produrre quando i costi superano di gran lunga i ricavi. Le colline di grano simbolo di questa provincia di questo passo rischiano di scomparire, è necessario un intervento immediato che sappia riportare l’intera filiera del grano ad una remunerazione obiettiva che sappia sostenere produttori e forza lavoro».

«A rischio non c’è solo una delle nostre eccellenze agricole – aggiunge Gianluca Cavicchioli, direttore di Upa Siena – ma anche l’occupazione e l’indotto legati strettamente alla produzione del grano. E’ un controsenso dare spazio a tutti i controlli sulla qualità del prodotto se poi questo deve competere con il grano proveniente da ogni parte del mondo e ad un prezzo sottocosto. Per questo serve intervenire quanto prima pensando di ripristinare una filiera senese e toscana in grado di valorizzare veramente la qualità del prodotto e renderlo competitivo sul mercato internazionale, se necessario anche tramite accordi con la grande distribuzione».

L’Unione Provinciale Agricoltori di Siena intende avviare, per quanto di propria competenza, ogni azione che possa ripristinare una degna remunerazione per i produttori del grano. 

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