Politica agricola comunitaria: le proposte oltre il 2020

Negli ultimi 30 anni sono quasi 7 milioni le imprese agricole europee che hanno beneficiato dei contributi economici erogati da Bruxelles, tante anche in Toscana

Nicola
Nicola Novelli
07 dicembre 2018 23:55

BRUXELLES- Negli ultimi 30 anni sono quasi 6.700.000 le imprese agricole che hanno beneficiato degli strumenti finanziari previsti dalla Politica agricola comunitaria. Ma adesso è alle porte una riforma, che suscita qualche preoccupazione anche in Toscana. Le istituzioni europee stanno discutendo le proposte di riforma da mettere in azione dal 2020. Il 19 novembre il Consiglio dell'Unione europea ha esaminato due relazioni sullo stato di avanzamento dei lavori relativi alle proposte di regolamento sull'organizzazione comune di mercato unica e sul finanziamento, sulla gestione e sul monitoraggio della Pac. I ministri dell’Agricoltura dei 26 paesi si sono concentrati sulle maggiori responsabilità attribuite agli organismi nazionali nell'attuazione e nel monitoraggio della Pac, riaffermando la necessità di uno strumento semplice ed efficace, senza eccessivi oneri amministrativi.

La nuova Pac viene costruita con il contributo degli stati membri, ma anche con quello delle associazioni agricole e dei rappresentanti di tutti gli attori economici del settore. In questo periodo la Commissione europea sta lavorando all’aggiustamento del progetto di riforma, a causa dell’uscita della Gran Bretagna della UE, e alla divulgazione del progetto sull’opinione pubblica dei 26 paesi, per dissolvere i dubbi sulle novità proposte.

“Dobbiamo andare verso una semplificazione che modernizzi il sostegno allo sviluppo agricolo, nel rispetto dell’ambiente -spiega Tassos Haniotis, direttore strategico per la semplificazione alla Direzione Agricoltura della Commissione europea- in futuro il budget sarà più flessibile e in parte ridotto a causa dell’uscita del Regno unito. La lezione del passato è che è possibile creare un mercato comune agricolo interno, che si protenda verso le esportazioni, consolidando il reddito degli agricoltori del continente. I pilastri della nuova Pac sono la redistribuzione più efficiente del reddito agricolo, grazie a una mitigazione degli effetti collaterali dei nostri stessi interventi, e l’attenzione al rispetto dell’ambiente, senza spingere troppo sugli obblighi in capo alle imprese agricole”.

Dunque il futuro è alle porte? “Stiamo lavorando a un nuovo modello distributivo -chiarisce Gregorio Davila Diaz, assistente del Direttore generale alla DG Agricoltura- l’obiettivo è mettere in condizione gli stati membri di identificare i bisogni dei propri territori, ritagliando su misura gli interventi e monitorando il raggiungimento degli risultati definiti, con intervalli di verifica che ipotizziamo annuali. Se dopo tre anni gli obiettivi programmati fossero ancora distanti ipotizziamo l’eventuale sospensione delle contribuzioni a livello annuale. C’è sempre il rischio che i paesi possano muoversi a velocità diverse, ma noi auspichiamo che proprio il bilanciamento concordato e monitorato possa ridurle”.

“L’obiettivo della nuova Pac è il vantaggio di tutti i cittadini europei, sia produttori agricoli, sia consumatori -afferma Maria Ester Herranz Garcia, deputata del Partito popolare al Parlamento europeo dal 2002- per raggiungere questo risultato deve essere fatto un grande sforzo da parte degli stati membri. Tutte le istanze provenienti dai 26 paesi devono essere prese in considerazione, ma sempre nel quadro degli obiettivi comuni. Uno dei quali, ritengo che sia favorire l’accesso trasparente del mercato alle informazioni sulla qualità dei prodotti: un modo per sostenere l’agricoltura europea, che sa esprimerla, più di ogni altra nel mondo. Perché i nostri agricoltori sono i primi difensori dell’ambiente continentale”.

“La questione fondamentale è la difesa del reddito agricolo dall’instabilità del mercato -aggiunge Eric Andrieu, deputato socialdemocratico al Parlamento europeo dal 2012- per questo la Pac deve essere più reattiva in caso di crisi commerciali grazie a una definizione preventiva di tempi e modalità di intervento. Obiettivo più ambizioso è intervenire sulla catena del valore, innovando il mercato con l’introduzione di contratti tripartiti che possano legare produttori all’origine e distributori finali. Una costante è l’ampliamento delle denominazioni di origine (Aoc, doc, dop, ecc.) per certificare la tracciabilità a tutela dell’alimentazione dei cittadini europei. Per esempio con una etichettatura più dettagliata e trasparente. Il tutto in armonia con i vincoli imposti dagli accordi extra UE, che richiedono tempo per essere modificati”.

Come garantire lo sviluppo dei territori rurali europei? “Per far crescere le aziende agricole è fondamentale mettere a loro disposizione un servizio capillare di consulenza di impresa -prevede Ulrike Muller, deputata liberale al Parlamento europeo dal 2014- questa è la strada da percorre per raggiungere una maggiore armonizzazione tra i territori. Il monitoraggio in tempo reale e possibili sanzioni in caso di mancato perseguimento possono migliorare l’efficacia di lungo termine. Sino ad oggi i nostri interventi correttivi hanno avuto efficacia talvolta a distanza di decenni”.

“Stiamo tutti lavorando alacremente per presentare la proposta dei nuova Pac entro le prossime elezioni europee -assicura Phil Hogan, Commissario europeo per l’Agricoltura e lo Sviluppo rurale- La nuova Pac è stata determinata da molti fattori, interni ed esterni alla UE, oltre a 57.000 pareri raccolti durante le nostre consultazioni. Serve un nuovo modello più flessibile, che monitori i risultati e indirizzi in modo efficace verso risultati comuni, alleggerendo le incombenze normative in capo agli agricoltori.

Clima e ambiente sono emergenze che dovranno essere arginate proprio grazie al sostegno del reddito agricolo. Questo si potrà ottenere anche grazie a una vigilanza sui mercati che prevenga pratiche inique sui prezzi praticate dagli intermediari. La difesa del reddito agricolo si pratica anche imponendo standard di garanzia della qualità del cibo, che i consumatori naturalmente devono pagare. E nella stessa direzione va la promozione di una alimentazione più sana, basata su frutta e verdura”. 

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