Piombino: che odore ha il puzzo dei rifiuti?

Una montagna di spazzatura per trasformare una località di mare in un grosso centro di riciclo di sostanze speciali e pericolose. L’attenzione della commissione regionale d’inchiesta sul ciclo della nettezza nella città che fu la culla della siderurgia italiana

Nicola
Nicola Novelli
30 giugno 2019 23:24
Foto e video di Cecilia Sandroni

Piombino è un SIN, un sito di interesse nazionale perché fortemente inquinato, in attesa di essere bonificato dal 1998 per i residui secolari dalla siderurgia di cui la città è la culla italiana da millenni. Invece è diventata un polo nazionale di lavorazione, smaltimento, stoccaggio e spedizione di rifiuti speciali non pericolosi, ma anche pericolosi. Sul territorio si sono insediate aziende specializzate come RiMateria, Wecologistic, Tyrebirth. Mentre non è stato ancora attivato l’insediamento della Creo, che avrebbe trasformato i rifiuti organici in lignite.

RiMateria, tratta rifiuti speciali non pericolosi e ha richiesto l’autorizzazione per un ampliamento che le consentirebbe di conferirne altri 2,850 milioni di metri cubi, raggiungendo in questo modo, insieme all’attuale discarica, la volumetria di circa 5 milioni di metri cubi. Rimateria nasce da Asiu, a capitale pubblico locale, nel settembre 2015 e si occupa di risanamento, messa in sicurezza, riciclo e smaltimento di rifiuti speciali. Recentemente il liquidatore di ASIU che deteneva 57,75% del capitale sociale ha venduto il primo 30% a Unirecuperi e più recentemente, un secondo 30% a Navarra S.p.A.. A seguito di questo Unirecuperi si è opposta avanzando il diritto di prelazione.

Wecologistic tratta i rifiuti speciali non pericolosi e pericolosi in un’area precedentemente industriale D2, trasformata ad hoc a vantaggio di questa azienda in area F6, adibita alla lavorazione di rifiuti. La quantità di rifiuti che potrà lavorare, stoccare e spedire può arrivare a 50.000 tonnellate all’anno per quanto riguarda i rifiuti speciali pericolosi e a 130.000 tonnellate all’anno di rifiuti speciali non pericolosi: a pieno regime ci saranno circa 6.000 TIR all’anno in arrivo nei capannoni di Wecologistic che si andrebbero a sommare ai circa 10.000 TIR all’anno in arrivo per RiMateria.

Wecologistic si distingue perché tratta anche rifiuti pericolosi. Ma nessuno potrebbe impedire a RiMateria, in futuro, di qualificarsi anche per il trattamento dei rifiuti pericolosi: il mercato è così vasto e redditizio che ci sarebbe lavoro sufficiente per le due aziende. Il Direttore Chiti, lo scorso 2 maggio durante l’ultima riunione presso il Multizonale, ha già annunciato questa eventualità, indicando i capannoni ex Asiu per la loro lavorazione, il loro stoccaggio e la successiva spedizione.

Tyrebirth, collocata in un ex capannone industriale a Montegemoli a poche centinaia di metri dalle abitazioni, è un impianto sperimentale di pirolisi a microonde di pneumatici fuori uso per la produzione di materie prime seconde. Ha ottenuto il permesso per effettuare una sperimentazione della durata di due anni sottoposta al monitoraggio e controllo da parte di ARPAT, ancora non è dato sapere quante e quali emissioni produrrà questo tipo di lavorazione rispetto a quelle dichiarate.

Nel febbraio scorso la commissione regionale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti presieduta da Giacomo Giannarelli (M5S) ha svolto un sopralluogo nel comune di Piombino e ha ha incontrato il Comitato Salute Pubblica della Val di Cornia per ascoltare le rimostranze sui cattivi odori, che talvolta rendono l’aria della zona irrespirabile.

Nell’area di Ischia di Crociano, immediatamente alle spalle delle principali industrie di Piombino, ci sono quattro discariche, che complessivamente coprono circa 58 ettari. Una è la discarica Rimateria, gestita e controllata in sicurezza. La seconda è la vecchia discarica Lucchini ed è esaurita. La terza è la cosiddetta discarica ex-Lucchini, ancora da esaurire. La quarta, chiamata LI53, è totalmente abusiva e su di essa il ministero dell’Ambiente ha ordinato la messa in sicurezza, approvando il progetto di Rimateria nell’ottobre del 2017. Nella discarica abusiva LI53 sono accumulati circa 180.000 metri cubi (equivalenti a circa 300 mila tonnellate) di rifiuti provenienti dalle acciaierie.

La situazione degli impianti di smaltimento dei rifiuti è piuttosto complessa. Il 21 marzo 2018 Ischia di Crociano era stata posta sotto sequestro preventivo dalla Magistratura inquirente in seguito a indagini avviate nel febbraio 2017, nell’ambito di una campagna nazionale di controllo delle discariche promossa dal Comando Carabinieri per la Tutela Ambientale. Grazie anche alla collaborazione della Regione Toscana – Settore Bonifiche, Autorizzazione Rifiuti ed Energetiche, i Carabinieri hanno appurato che la discarica era gestita violando le norme tecniche di riferimento e le prescrizioni imposte nell’Autorizzazione Integrata Ambientale. Non aveva avuto alcun effetto positivo la diffida effettuata dalla Regione Toscana il 29 novembre 2017, con cui era stata imposte al gestore della discarica l’attuazione di tutte le prescrizioni A.I.A.: un’ispezione dei Carabinieri del N.O.E. svolta nel febbraio 2018 ne aveva riscontrato la mancata effettuazione.

L’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus ha raccolto le segnalazioni dei residenti e ha inoltrato un'istanza di accesso civico, informazioni ambientali e adozione provvedimenti al Ministero dell’ambiente, alla Regione Toscana, al Comune di Piombino, all’A.R.P.A.T., informando la Procura della Repubblica presso il Tribunale di Livorno e i Carabinieri del N.O.E. perché siano risolte  le problematiche che danno corso agli insopportabili olezzi.

Ma è sopratutto il Comitato salute pubblica Val di Cornia ad opporsi all’ampliamento della discarica di Ischia di Crociano e all’eventuale nuova linea industriale di RiMateria, che qualcuno indica come “indispensabile per le bonifiche e la ripresa industriale”. Il Comitato ha raccolto in poco tempo circa 3.000 firme contro la costruzione della nuova discarica per rifiuti speciali. “In realtà sarà solo un nuovo strumento di business che consentirà ai privati di fare soldi facili -spiegano dal Comitato salute pubblica Val di Cornia- Per trattare i rifiuti pericolosi e in quantità tali da essere ben superiori a quelli provenienti dal SIN c'è già Wecologistic! Che bisogno c'è di trasformare anche RiMateria in un nuovo impianto capace di trattare rifiuti pericolosi rispetto alle esigenze locali? Non vogliamo un nuovo impianto di rifiuti pericolosi a Piombino, non vogliamo il raddoppio della discarica, non vogliamo nuove aziende che trattano rifiuti sul nostro territorio”.

Il Comitato della Salute pubblica della Val di Cornia riunisce tutti quei cittadini che hanno interesse verso la tutela e la salute pubblica degli abitanti di Piombino e della Val di Cornia, per difendere e migliorare la salute, l'ambiente e il servizio sanitario pubblico. Il primo lunedì di ogni mese, ormai da 44 mesi, la dirigenza di RiMateria presenta ai cittadini il proprio piano industriale, i propri lavori di messa a norma, l'avanzamento dei vari progetti presentati in Regione.

Ma qual è dunque il futuro di Piombino? “Tutto è iniziato quando il Consiglio comunale ha detto sì a un impianto per lo smantellamento delle navi militari al porto (assegnando terreno e banchine alla ditta PIM) -spiegano dal Comitato di Salute pubblica della Val di Cornia- Ad oggi i nostri amministratori hanno detto sì anche ad un impianto (il primo in Europa) per trasformare i rifiuti ad alto contenuto organico in carbone assegnandogli un terreno vergine all’ingresso di Piombino. Hanno detto sì all’aumento fino a due milioni e 850 mila metri cubi di nuovi rifiuti da conferire in discarica.

Non si sono dichiarati contrari a far installare all’ingresso di Piombino un impianto per il riciclo a freddo dei pneumatici e tantomeno si sono preoccupati per la sperimentazione di un nuovo tipo d’impianto che a Montegemoli intende riciclare pneumatici mediante un forno a microonde. Vi sono dei limiti che un territorio non può oltrepassare, perché questo è il tempo in cui la difesa dell’acqua, dell’aria e della terra vanno messi al primo posto, accanto alla difesa dei lavoratori, dei cittadini e dell’ambiente. Se nel nostro territorio non facciamo scelte che rendano possibile la diversificazione accanto alla siderurgia (industrie di trasformazione dei prodotti agricoli, turismo, agricoltura di qualità, ricerca e attività legate al mare) creeremo il deserto: disoccupazione in altri settori e profitti solo per pochi.”

Nella zona piombinese l’altra risorsa economica è infatti il settore turistico. Il porto collega le isole d’Elba, Sardegna e Corsica, anche se è alimentato da una sola arteria stradale. L’aumento di autotreni carichi di rifiuti, con il conseguente peggioramento della viabilità, e l’aumento dell'inquinamento sono compatibili con lo sviluppo del turismo delle spiagge nel periodo estivo? Il “Piano regionale di bonifica” prevedeva il "principio di prossimità" e cioè che i rifiuti conferiti in discarica avrebbero avuto provenienza esclusiva da aree vicine e non da tutta la Toscana o ancor peggio da tutta Italia. Ma i volumi richiesti hanno poco a che vedere con il principio di prossimità. Infatti altre ditte che trattano rifiuti, attirate dalla disponibilità del territorio piombinese, si stanno proponendo ad operare, con formale richiesta alla Regione.

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