Olio extravergine: concorrenza e consapevolezza davanti allo scaffale

Il consumatore deve conoscere il prodotto per poterne valutare il prezzo e la qualità

Antonio
Antonio Lenoci
15 giugno 2015 17:36
Olio extravergine: concorrenza e consapevolezza davanti allo scaffale

Ad inizio primavera la crisi si è fatta sentire sull'intero comparto oleario toscano e si è reso necessario un incontro "dedicato al futuro del nostro olio con testimonianze di produttori e istituzioni" come hanno spiegato il Consorzio dell'olio Toscano IGP e le realtà che vi hanno preso parte al fine di sviluppare una riflessione sul rilancio del comparto.Per affrontare il tema dell'olio toscano abbiamo chiesto aiuto ad uno dei relatori di quel convegno; Piero Gonnelli, presidente dell'Associazione Italiana Frantoiani Oleari è anche proprietario della Gonnelli 1585 che dal 1500 appunto produce olio extravergine alle porte di Firenze.

L'Italia usa l'olio italiano? "Quello che produciamo non ci basta: l'anno scorso abbiamo prodotto 180 mila tonnellate di prodotto ed è stata una annata disastrosa, quando va bene arriviamo a 350 mila, ma il problema è che ne consumiamo 600 mila tonnellate all'anno. Quindi.. l'olio italiano manca per gli italiani, parliamo di circa 250 mila tonnellate che arrivano da tutto il Mediterraneo con la Spagna che è il maggiore produttore al mondo" spiega Gonnelli.Allora il Km 0 è una chimera? "Per questo abbiamo chiesto un piano nazionale che dia nuova spinta al settore.

Non è possibile che se il prodotto manca ed i costi di produzione non convengono si arrivi allora ad abbandonare i terreni e di conseguenza tutto il settore".Aumentare la produzione ridurrebbe i costi? "Una bottiglia d'olio può costare molto poco, in alcuni casi a livelli dell'acqua minerale, l'obiettivo primario non è ridurre i costi bensì aumentare la produzione facendo conoscere le proprietà eccezionali del prodotto.

Un italiano consuma 10 grammi di olio al giorno; anche se costasse 30 euro al litro, sarebbero 30 centesimi al giorno. Cosa sono 30 centesimi se si può mangiare bene e stare bene?".L'incoscienza porta alla scelta finale. "Non conoscendo i pregi del prodotto, quando sullo scaffale si trova una bottiglia di extravergine a pochi euro il consumatore lo compra al prezzo più basso che trova. Il Consorzio degli artigiani della spremitura serve proprio per fare capire le differenze tra la produzione artigianale e quella che io definisco industriale".L'educazione al consumo non si limita alla comparazione dei prezzi.

L'olio è un prodotto italiano che ha radici profonde nella storia del territorio e qualità e virtù oggi riconosciute dalla scienza sono largamente ereditate dal nostro passato: pertanto il consiglio degli esperti è quello di fare il modo che i consumatori conoscano ciò che stanno acquistando diventando i primi assaggiatori del prodotto.  I produttori si incontrano, ma fanno squadra? "Se andiamo a parlare di abbassare i costi e rendere più efficiente la filiera siamo tutti d'accordo, sul come farlo non lo siamo.

E' sui costi di produzione e raccolta che si gioca il prezzo finale. Il costo di produzione delle olive si può ridurre con nuovi impianti: la diatriba sorge tra la produzione intensiva e quella super intensiva".Spieghiamo meglio. "Finché si tratta di produzione intensiva sul prodotto toscano da raccogliere con gli scuotitori che trovo utili perché offrono quantità importante senza rovinare la pianta e il frutto, sono d'accordo. Quando però si parla di super intensivo di tipo spagnolo con 1500 piante ad ettaro e sistemi di raccolta tipo vendemmiatrici su varietà spagnole che mantengono le dimensioni anziché sfuggire al controllo come le nostre allora io non sono più d'accordo perché significherebbe appiattarsi sul livello spagnolo.

Noi abbiamo un buon futuro, non diciamo roseo.. ma dobbiamo mantenere la diversità con un prodotto che si distingua altrimenti conviene comprare il prodotto spagnolo ed imbottigliarlo. Punto."Siamo al Supermercato ed abbiamo davanti una bottiglia, cosa guardiamo? "Prima di tutto occorre che ci sia scritto che tipo di olio è; la dicitura "olio" e basta rende l'etichetta illegale".Quale tipo di olio troviamo in commercio? "Se fatto con le olive è extravergine di oliva.

Poi è vero che ci sono varie classificazioni: l'extravergine o prima qualità, il vergine di oliva di seconda qualità che è di scarso interesse sia per i produttori che per gli imbottigliatori e soprattutto perché la Toscana non lo produce, l'olio di oliva è una miscela tra il vergine ed il raffinato ottenuto con dei solventi. Volendo c'è anche il sansa di oliva ovvero quello ottenuto dal residuo della spremitura delle olive".L'etichetta sul retro. "Occorre guardare prima di tutto la provenienza delle olive e dell'olio; se si tratta di prodotto italiano, comunitario oppure extracomunitario.

Questa indicazione deve esserci perché può trattarsi di una miscela di olio spagnolo, portoghese o greco con una piccola percentuale di olio italiano che può addirittura non esserci e sempre di comunitario si tratterebbe". Come lo capiamo allora? "Quando si scrive "comunitario" l'olio è solitamente fatto fuori dall'Italia e poi portato in Italia, non in bottiglia visto che costerebbe troppo di trasporto, ma come olio da imbottigliare che poi deve essere rivenduto, magari utilizzando il marchio italiano che ha una forza commerciale maggiore.

In pratica è olio che alla fine viene venduto all'estero".L'azienda ha la sua importanza? "Il marchio è dato dalla reputazione dell'azienda e dovremmo capire se l'olio è prodotto e confezionato dall'azienda stessa. Il frantoio acquista anche olive, ma seleziona il produttore. Poi spreme ed imbottiglia. Questo passaggio offre una garanzia ulteriore".E l'olio toscano? "Deve essere una IGP o una Doc perché è l'unico modo per avere una tranquillità per il consumatore finale.

E' la filiera che garantisce la qualità. C'è anche la possibilità per un'azienda fuori consorzio di vendere il prodotto come proprio a patto che sia tracciato come prodotto e confezionato dall'azienda agricola stessa".Il Consorzio per la tutela dell’olio extravergine di oliva Toscano IGP nasce nel 1997 per iniziativa di alcuni olivicoltori toscani. Adesso conta 11.000 associati, "Una realtà capace di tutelare e promuovere l'olio extravergine di oliva Toscano in Italia e all’estero" spiegano i vertici consortili che dal 1998 hanno ottenuto l'indicazione Geografica Protetta.

Questo significa che "Tutte le fasi di produzione dell’olio, dalla raccolta e molitura delle olive fino al confezionamento del prodotto, devono svolgersi obbligatoriamente all’interno della Toscana così come stabilito nel Disciplinare di Produzione, l'insieme di regole poste dai soci a tutela della qualità e della tracciabilità del prodotto".L’olio extravergine di oliva Toscano IGP offre la certezza di autenticità verificando tutta la filiera di produzione, rigorosamente realizzata in Toscana, dalla pianta al confezionamento.

L’olio per il quale il Consorzio garantisce ogni bottiglia con la sua firma, viene sottoposto a esami chimici e sensoriali quali l'assaggio da parte di commissioni riconosciute dal Ministero delle Politiche Agricole.

La storia dei Gonnelli risale al 1585, quando i fratelli Francesco, Lorenzo, Giulio, figli di Taddeo di Michele di Lorenzo, comprano dai Frati del Convento del Carmine di Firenze il podere di Santa Téa, dove l’annesso frantoio, costruito nel 1426, era noto e apprezzato per il suo olio speciale, frutto di olive rese nobili dal microclima dell’assolato altopiano di Reggello, a 400 metri sul livello del mare. A Santa Téa nel 1962 viene installato il primo impianto a centrifuga al mondo per l’estrazione dell’olio extra vergine di oliva, dando vita al sistema estrattivo maggiormente utilizzato oggi. Da allora i Gonnelli si tramandano una vera arte che deriva dalla tradizione dell’antico frantoio, custodito nell'area museale aperta alle visite, e dalla sperimentazione nella ricerca sia a livello di produzione che di coltivazione.
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