Secondo le previsioni di Confcommercio Toscana, la spesa media pro capite dei toscani per i regali si manterrà in linea con quella degli ultimi due anni, compresa fra le 170 e le 180 euro, superiore comunque alla media nazionale di 169 euro. La voglia di trascorrere un Natale più sereno facendo doni ai propri cari sembra quindi non risentire del clima di incertezza che ha invece fatto diminuire i consumi durante l’anno.
Saranno almeno otto su dieci, quindi, i toscani che acquisteranno qualcosa da mettere sotto l’Albero. Tra le preferenze di acquisto, si confermano ai primi posti alimentari (soprattutto vini, prodotti tipici del territorio e dolci artigianali della tradizione), giocattoli, abbigliamento e calzature. Seguono poi profumeria, libri ed elettronica di consumo. Se per il 40% dei negozianti toscani gli affari dovrebbero mantenersi ai livelli del Natale 2018, e per il 10% dovrebbero addirittura migliorare, per il restante 50% è probabile un calo nelle vendite, dovuto all’aumento dello shopping online e al fatto che qualche consumatore ha anticipato le spese per i regali a novembre, approfittando degli sconti legati al Black Friday.
C’è un lieve timore anche fra alimentaristi e pasticceri: la tendenza generale del 2019 ha infatti visto alcune famiglie contenere le spese per star bene a tavola a favore di quelle per viaggi e vacanze. Una tendenza che potrebbe accentuarsi per le festività natalizie. L’ufficio studi di Confcommercio nazionale ha previsto inoltre che ogni famiglia spenderà nel complesso circa 1.300 euro (1.278) per i consumi di Natale, un dato che calcolato a prezzi costanti genera però un calo effettivo dell'1% rispetto al 2018.
“Le famiglie toscane hanno voglia di stare bene e di fare acquisti, lo dimostra il successo di iniziative come il Black Friday e la ripresa dei consumi per le festività natalizie”, sottolinea il direttore di Confcommercio Toscana Franco Marinoni, “il problema è che continuano a respirare un clima di grande incertezza politica ed economica e questo, unito al peso di tasse e spese obbligate, le porta ad affrontare le spese superflue in maniera molto oculata. Per assurdo, però, rispetto al passato sono molto meno interessate ai beni durevoli e più inclini ad acquisti edonistici come quelli per il benessere, per i viaggi, le cene con gli amici e, in generale, il tempo libero. Riflesso, forse, di un’epoca all’insegna del chi vuol esser lieto, sia: del doman non v'è certezza, come scriveva Lorenzo il Magnifico”.
Stelle di Natale e agrifoglio trainano il mercato dei fiori in Toscana. Il periodo pre-natalizio vale infatti il 35-40% del fatturato annuo per le aziende floricole di Pescia. In crescita del 10% l’acquisto degli alberi di Natale naturali (con un giro d’affari complessivo di 30 milioni di euro a livello nazionale); ma nonostante il trend positivo, nelle case degli italiani entrano di preferenza ancora gli abeti sintetici (7 su 10 dei 12 milioni di alberi venduti in Italia), con un notevole danno per l’ambiente. E’ quanto sottolinea la Cia Agricoltori Italiani Toscana Centro (Firenze, Pistoia, Prato) a poche settimane dalle festività di fine anno. Mercato in salute per le Stelle di Natale che registrano prezzi in lieve aumento (+5%) rispetto al 2018 e una domanda crescente.
Una ‘stella’ di media grandezza (vaso da 14 cm) costa al consumatore finale sui 4-5 euro, di questi la metà (2,5 euro) vanno al produttore. Lo stesso vale per piante più grandi, con vaso da 20 cm (8-9 euro). In linea con lo scorso anno invece l’agrifoglio (Ilex aquifolium): il rametto da 70 cm costa 1,60 euro. Ma vanno molto bene anche i ciclamini – precisa Cia Toscana Centro – dai colori vivaci che impreziosiscono le composizioni natalizie o come centro tavola: prezzo per il vaso medio (18-19 cm) 8 euro al consumatore e 4 al produttore.
Bene anche il cavolo ornamentale (Brassica oleracea) perfetto da coltivare nel balcone anche d’inverno e sempre più apprezzato per ‘colorare’ il proprio giardino o balcone.
«Mercato in salute e la qualità delle produzioni di Pescia sempre più apprezzata dai consumatori toscani ed italiani – sottolinea Sandro Orlandini, presidente Cia Toscana Centro -. Un grande merito va a tutte le nostre aziende florovivaistiche del territorio, sempre più attente all’innovazione del prodotto e dei sistemi di coltivazione. Gran parte delle produzioni vanno sugli scaffali della grande distribuzione e in alcuni casi in vendita diretta. Da evidenziare inoltre come la diffusione delle piante come l’agrifoglio e del cavolo ornamentale coltivate in pieno campo e quindi senza la necessità di consumo di gasolio agricolo in serra, permettano un risparmio notevole sui costi di produzione per le nostre aziende».
Albero di Natale, serve svolta green - Per un albero di Natale di plastica medio (10 kg circa) infatti, occorrono 20 kg di petrolio e 23 kg di CO2 emessa nell’atmosfera, alle quali si aggiunge il petrolio che serve al trasporto dalla Cina, da cui viene l’80% di questi prodotti. Si calcola servano 2 secoli per smaltirli.«C’è sempre maggiore attenzione verso i temi della sostenibilità – prosegue Orlandini – e questo ha aumentato la domanda per gli abeti naturali, cogliendo di sorpresa persino i produttori, tra i quali molti giovani che stanno ripristinando il florovivaismo nelle zone montane per soddisfare questa fetta di mercato in crescita. Gli alberi italiani arrivano quasi totalmente da Toscana e Veneto, e dalla montagna pistoiese e dai nostri vivai partono ogni giorno abeti bianchi».
E’ importante inoltre, combattere le fake news e ricordare ai consumatori che gli abeti natalizi provengono da aziende vivaistiche dove sono coltivati appositamente per il mercato delle feste e vengono piantati di nuovo, dopo la vendita. Preferirli a quelli sintetici aiuta lo sviluppo del comparto florovivaistico italiano, incrementando il reddito delle popolazioni che vivono in aree rurali. Importante anche l’effetto benefico sull’ambiente per il contributo alla riduzione della CO2 assimilata durante le loro crescita e per la prevenzione del degrado idrogeologico.
La coltivazione in Italia, oltretutto, garantisce la freschezza del prodotto, in quanto tagliato pochi giorni prima della consegna e sagomato a cono durante tutta la coltivazione per renderne compatte le fronde.Nelle nostre case le dimensioni degli alberi natalizi sono diminuite, anche per gli spazi ridotti nelle abitazioni. Nel dettaglio, più del 70% degli italiani si orienta su alberi più “corti”, spendendo in media tra i 20 e i 40 euro. A concedersi il lusso di oltrepassare i due metri di altezza solo il 5% degli italiani, che destinano all’albero di Natale anche una spesa di 100 euro.
Mentre per addobbare i cortili dei condomini si può arrivare fino a 400 euro per alberi ancora più alti. Cresce il fenomeno del noleggio, ma è ancora molto caro e può arrivare fino a 1500 euro per un albero da 4 metri.