Muffin e Gynni curano i malati di Alzheimer

Sono un barboncino e una golden i nuovi "terapisti" contro la depressione e la sedentarietà

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
06 giugno 2014 16:23
Muffin e Gynni curano i malati di Alzheimer

FIRENZE - Demenza, i cani curano meglio degli umani. Lo dimostra uno nuovo studio sulla pet therapy realizzato in un Centro Diurno dell’associazione Antropozoa. La presentazione oggi al congresso di Pistoia.

Non c’è cucciolo di uomo o di animale che non ispiri affetto, tenerezza, desidero di prendersene cura. Ecco perché i cuccioli di cane (anche se non proprio cuccioli) vengono usati per risvegliare i sentimenti e stimolare l’attività fisica anche negli anziani con demenza grave. Si tratta della pet therapy e uno studio pilota realizzato nel Centro Diurno Alzheimer Amaducci di Sesto Fiorentino (Firenze) dimostra adesso che il loro contatto è una cura ben più efficace del contatto umano. Condotto dall’Unità di Ricerca in Medicina dell’Invecchiamento dell’Università di Firenze (dottor Enrico Mossello insieme ai professori di Geriatria Giulio Masotti e Niccolò Marchionni) con Francesca Mugnai, presidente dell’associazione Antropozoa e responsabile all’ospedale pediatrico Meyer del progetto Pet therapy, la ricerca è stata pubblicata dalla rivista scientifica International Psychogeriatrics e sarà presentata domani a Pistoia nella giornata di chiusura del 5° Congresso nazionale sui Centri Diurni Alzheimer. Due i cuccioli, ha spiegato la dottoressa Mugnai: Muffin, un barboncino di tre anni, e Gynni, una golden di sette.

Dieci invece i malati: Rosa, Francesco, Anna, ecc., tutti ultrasessantenni afflitti da demenza grave, ovvero assai difficili da coinvolgere in qualunque tipo di attività. Lo studio è stato condotto in due fasi, operatrice la stessa dottoressa Mugnai. Prima ha sottoposto i pazienti per tre settimane ad attività con l’aiuto di peluche. Poi ha sostituito i peluche con i due cani sempre per un periodo di tre settimane. Ciò che non è accaduto nella prima fase si è invece felicemente verificato nella seconda.

Il contatto con Muffin e Gynni, ha ricordato Mugnai, ha ridotto le manifestazioni di ansia e di tristezza, mentre ha aumentato in modo evidente quelle di piacere e interesse, sentimenti che in questa categoria di pazienti sono decisivi indicatori di qualità della vita. Nel corso della seduta i malati sono usciti anche dall’immobilità con un  significativo risveglio delle attività motorie. Ma ciò che ha dato particolare valore al test è che le positive variazioni di umore e di comportamento sono state osservate anche successivamente a distanza di ore. 

Secondo il dottor Mossello, questi fenomeni sono da interpretare in un solo modo: la pet therapy è più efficace del semplice contatto umano per migliorare il tono affettivo e aumentare l’attività fisica dei pazienti, peraltro secondo uno schema di benefici sulla demenza già ben individuato.La pet therapy può infatti ravvivare i meccanismi cerebrali dell’attenzione, stimola il coordinamento psicomotorio, riaccende motivazioni, aiuta a relazionarsi. Può ridurre i sintomi psicologico - comportamentali evocando emozioni positive, stimolazioni tattili piacevoli, elementi ludici. Arriva perfino a costruire una relazione non verbale con l’animale e, spingendo a portarlo a spasso, incentiva l’attività fisica.

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