Le donne di Sant'Anna al 45° Festival La Versiliana

Terza edizione del festival teatrale Quassù su questa terra che racconta a Stazzema

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
14 agosto 2024 16:27
Le donne di Sant'Anna al 45° Festival La Versiliana

Venerdì 16 agosto alle ore 22 presso il Giardino Barsanti nel Chiostro di Sant'Agostino a Pietrasanta, nell'ambito di Versiliana Contemporary Theatre, sezione del 45° Festival La Versiliana, va in scena LE DONNE DI SANT’ANNA, uno spettacolo di Andrea Buscemi con la drammaturgia del giornalista RAI Alberto Severi, basata sul libro "Sant'Anna, storia di una strage" del professor Paolo Pezzino (massimo esperto di storia delle stragi nazifasciste in Italia) che rievoca la terribile strage di Sant'Anna di Stazzema del 1944.

Proprio per onorare l'80° anniversario dell'eccidio, Andrea Buscemi, che firma l'adattamento e la regia (e che torna nei cartelloni della Versiliana dopo il successo di “Memorie di un pazzo” da Gogol della scorsa settimana) ha deciso di riproporre la messinscena di un evento che, sin dal debutto nel 2010 e le numerose repliche in tutta Italia, non ha mai smesso di scuotere le coscienze e far riflettere. Su invito del Comune di Stazzema, anni fa lo spettacolo fu messo in scena con grande commozione anche nella chiesa di Sant'Anna che fu luogo dell'eccidio.

Quello perpetrato il 12 agosto 1944 a Sant’Anna di Stazzema, minuscolo paese della montagna lucchese, è il maggiore eccidio di civili compiuto dai nazisti in Italia dopo quello di Monte Sole. Dopo tanti anni, la strage di Sant’Anna è riemersa prepotentemente all’attenzione della cronaca con il processo celebrato a La Spezia nel 2005, che rivelò vieppiù la scandalosa questione dell' "armadio della vergogna", rimasto nascosto per anni negli uffici del tribunale di Roma. Lo spettacolo prodotto dalla compagnia Tiberio Fiorilli di Bari è il racconto drammatizzato di una delle più efferate stragi naziste dell'ultima guerra, tornata alla ribalta dopo la sentenza al processo di La Spezia nel 2005, fino alla scandalosa decisione della corte di Stoccarda nell'ottobre 2012 che, dopo 70 anni, non individuò alcun colpevole.

Il 12 agosto 1944 sui monti della Versilia un battaglione tedesco in ritirata comandato dal generale Dostler massacrò centinaia di persone inermi in un impeto di crudele e insensata ferocia, macchiandosi di un crimine che ha atteso lunghissimo tempo per avere giustizia (e non completamente, giacche' tanti lati della dolorosa vicenda restano ancora oscuri). Uno spettacolo che è uno spaccato di Storia e insieme un'orazione civile per ricordare e riflettere sull'eterna insensatezza dei conflitti che hanno insanguinato l'Europa fino all'altro ieri.

In scena a dare corpo e voce alle donne sacrificate sull'altare della guerra (una parola tornata prepotentemente attuale) le bravissime Livia Castellana e Martina Benedetti. Colonna sonora originale di Niccolò Buscemi, figlio d'arte.

Quattro spettacoli, due venerdì e due sabato, nella piazza della chiesa di Sant’Anna di Stazzema. Il Parco nazionale della Pace, per il terzo anno consecutivo, e quest’anno per celebrare anche l’importante anniversario degli ottanta anni dalla strage nazi-fascista del 12 agosto 1944, organizza nel borgo martire una serie di spettacoli teatrali di elevata qualità. Si tratta del festival teatrale “Quassù su questa terra che racconta”, che rientra nell’iniziativa D come Democrazia e nel progetto Narratori erranti. Si avvicenderanno quattro pièce e tanti attori, come Elisabetta Salvatori, Luca Barsottelli, Alessia Cespuglio e Sara Bevilacqua.

Approfondimenti

Venerdì 16 agosto alle ore 19,00 il festival apre con “Non c’è mai silenzio. La strage della stazione di Viareggio”. Uno spettacolo di Elisabetta Salvatori che narra della tragedia del 29 giugno 2009, in cui morirono 32 persone. È il racconto della strada prima dell'incendio, della sua storia e della storia delle persone che ci vivevano. È il ricordo di quella notte ingoiata dal fuoco. È un atto di denuncia. La performance è con gli attori Marco Azzurrini, Luca Barsottelli, Fabrizio Brandi, Elisabetta Salvatori. Violino e chitarra Matteo Ceramelli.

Sempre venerdì, alle ore 21.15, Alessia Cespuglio interpreterà “1922 perché non dobbiamo aprire. Siamo gente perbene”. Qui Irma, una giovane donna, protagonista di questa storia, racconta l’avvento del fascismo e la fine di un Paese libero. Attraverso il suo sguardo il pubblico vivrà alcuni eventi come la scissione del partito Socialista, la nascita degli Arditi del Popolo, gli assassini di Pietro e Pilade Gigli nella loro abitazione. Pietro era segretario provinciale del Partito Comunista d'Italia e Pilade un anarchico.

Sabato 17 agosto, alle ore 19.00, Sara Bevilacqua sarà sul palcoscenico per recitare “Stoc Dio - 10 Sto Qua”. E’ la storia di Michele Fazio, vittima innocente della Mafia, che non ha ancora compiuto sedici anni quando viene colpito per errore durante un regolamento di conti tra clan rivali, ma soprattutto di Lella, la mamma, la cui vita da quella sera muta radicalmente direzione. Giorno dopo giorno, con la sola presenza di madre ferita, impone le esigenze della giustizia ai clan, denunciando, testimoniando, puntando gli occhi negli occhi di chi vuole imporle il silenzio: io non fuggo, e nemmeno chiudo la porta di casa: "Stoc ddo".

Alle ore 21,15 di sabato si conclude il festival con lo spettacolo “Albania casa mia”, con Aleksandros Memetai che ne è anche il protagonista reale della storia narrata. Nel 25 febbraio 1991, Albania. Il regime comunista è ormai collassato. Il malcontento del popolo si esprime con manifestazioni, distruzione dei simboli dittatoriali ed esodi di massa, per primo quello di Brindisi. I movimenti politici formatisi cominciano ad agitarsi contro il governo. Le Ambasciate vengono aperte dai rispettivi Paesi e inondate di persone richiedenti asilo.

Allora il presidente Ramiz Alia concede il diritto di viaggiare fuori dallo Stato, riaprendo i confini e aprendo il mercato nazionale all'economia libera. Migliaia di persone cercano di scappare verso l'Occidente partendo dai porti di Valona e Durazzo con navi, pescherecci e gommoni diretti verso l'Italia. Tra questi c'è anche Alexander Toto, trentenne che scappa da Valona a bordo del peschereccio "Miredita" ("Buon giorno") e giunge a Brindisi. Su quel peschereccio c'è anche Aleksandros Memetaj, bimbo di 6 mesi.

“Albania casa mia” è la storia di un figlio che crescerà lontano dalla sua terra natia, in Veneto, luogo che non gli darà mai un pieno senso di appartenenza. Albania casa mia è anche la storia di un padre, dei sacrifici fatti, dei pericoli corsi per evitare di crescere suo figlio nella miseria di uno Stato che non esiste più; nonché il racconto del suo grande amore nei confronti della propria casa, di grande patriottismo, di elevazione di alcuni valori che in Italia non ritrova più. 

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