Insulti radiofonici alla Meloni e ordinario turpiloquio televisivo

Ieri sera a "Dritto e rovescio", in onda su Rete 4, un furibondo dibattito sulla trasmissione di venerdì scorso sull'emittente fiorentina Controradio

Nicola
Nicola Novelli
26 febbraio 2021 09:49
Insulti radiofonici alla Meloni e ordinario turpiloquio televisivo

Si è tornati a parlare degli insulti alla Meloni anche ieri sera, nell'approfondimento giornalistico di Retequattro, condotto da Paolo Del Debbio. Al centro del programma in prima serata, il fatto che ha portato Firenze all'attualità nazionale. Come si ricorderà, il Professor Giovanni Gozzini nel corso della trasmissione radiofonica "Bene bene Male male" andata in onda venerdì 19 febbraio 2021, sulle frequenze dell’emittente Controradio, ha rivolto le parole "Vacca" e "scrofa" all'indirizzo della presidente di Fratelli d'Italia.

A commentare la vicenda alcuni ospiti in studio, i giornalisti Cruciani e Fusani, il vignettista Vauro, e in collegamento Alba Parietti e da Firenze la consigliera comunale Antonella Bundu.

L'unico momento interessante è stato quando gli autori (in controcampo) hanno suggerito al conduttore, Paolo Del Debbio di prendere le distanze dal turpiloquio degli intervistati in un precedente collegamento e lui ha detto che non lo avrebbe fatto. Palese evidenza della contraddizione di chiedere solidarietà alla Meloni vittima di offese, ma poi lasciare offendere impunemente il governo in carica. Ma di questo, quando si è arrivati a parlare del caso di Controradio intorno a mezzanotte, il pubblico probabilmente non se ne ricordava più.

Per chi non guarda spesso programmi simili per intero, è sorprendente notare la volgarità che li contraddistingue e pure dalla scontata drammaturgia di questa tv ormai rivolata per lo più a un pubblico di anziani. La meccanica è ovvia: si invitano i veri ospiti e si contrappongono loro i "provocatori", chiamati ad alzare i toni e interrompere il discorso continuamente, gridando slogan in modo da scatenare la rabbia degli ospiti meno consapevoli.

Del resto lo sguardo di Antonella Bundu, nella prima inquadratura del collegamento da Firenze era piuttosto esplicito. Pareva significare: "Se lo avessi saputo, avrei fatto meglio ad andare a letto". Tant'è vero, che poi, la consigliera comunale di sinistra ha diffuso il suo pensiero in un post su Facebook.

“Provo ad argomentare (cosa che non ho potuto fare ieri, perché non mi è stata data l’opportunità di farlo) dopo i messaggi ricevuti da chi non ha gradito il mio non solidarizzare con la segretaria del partito Fratelli d’Italia -scrive Antonella Bundu sul suo profilo social- Le parole violente vanno condannate tutte. Diventano violente quando portano con sé significati denigratori, che portano a loro volta a discriminazioni percepite o reali.

In studio ieri, chi ha avuto la possibilità di parlare, ha usato quel tempo per urlare (non a me, io non ho proprio fatto parte del dibattito), fra le altre cose, che la segretaria di partito non aveva offeso nessuno e allora che c’entra la Segre e che c’entra questo e quello... Le politiche di radice missina portano a voler differenziare (leggi discriminare) fra persona e persona. Che sia su base religiosa, di genere, status civile, provenienza, orientamento sessuale...

Torniamo alle parole violenti - il dire affondiamo la nave che porta i clandestini è violento. Mai quanto l’azione di affondarla, ma è comunque una espressione violenta. Il rispondere con fare provocatorio allora accogliamoli tutti, porta con sé alcuni ragionamenti. Faccio un esempio - chi di voi sarebbe d’accordo con l’ipotesi di selezionare chi far entrare in un ospedale, (per i nazionalisti - sto parlando solo delle italiane e italiani, non vi allarmate), chi curare e chi no? Una risposta a una frase provocatoria allora curiamoli tutti, non potrebbe essere quella di fare tutto il possibile per ridurre la necessità di doversi rivolgere a un ospedale (per malattia, per incidenti, per violenza) e allo stesso tempo investire nella sanità pubblica?

La risposta non dovrebbe essere quella di rafforzare i presidi? Di investire più nella ricerca? Di pretendere la sicurezza sul lavoro? Di politiche per l’ambiente e per ridurre l’inquinamento? Di creare regole per una maggiore sicurezza stradale? Di favorire politiche che aiutino a combattere la violenza di genere? Politiche del lavoro che diano sicurezza sociale? ... e così via.

Ieri mentre eravamo in conferenza dei capigruppo, un esponente di centro-destra ha voluto prendere la parola per dire che le famiglie italiane, come quelle della sua segretaria, non fanno più figli perché lo Stato dà i soldi ai clandestini e non agli italiani. Ieri sera, nel blocco di trasmissione prima del mio, c’erano dei signori collegati dall’esterno che, visibilmente irritati, chiedevano all’onorevole Migliore (ex-molti-partiti, attualmente di Italia Viva- almeno mentre vi scrivo) per quale motivo non cacciavano via tutti questi immigrati”.

L’onorevole Migliore rispondeva, dati alla mano, che in realtà il governo di centro sinistra Gentiloni, aveva cacciato molti più immigrati rispetto al governo Salvini. Ecco, io non voglio far parte di questi schieramenti che si litigano su chi ha messo più barricate davanti agli ospedali, perché non possiamo curare tutte le italiane e gli italiani. Nessuna solidarietà a chi usa parole come vacca per riferirsi a una donna e nessuna solidarietà a chi crea le condizioni affinché esistano i clandestini, per poi usare quella stessa parola contro donne, uomini, bambine e bambini’

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