Firenze ricorda Samb Modou e Diop Mor, cittadini senegalesi trucidati nel 2011

La strage di piazza Dalmazia rappresenta una ferita ancora aperta per la nostra città

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
13 dicembre 2017 14:45
Firenze ricorda Samb Modou e Diop Mor, cittadini senegalesi trucidati nel 2011

"Mor e Samb sono stati uccisi solo per il colore della loro pelle. Sono passati 6 anni da quando in piazza Dalmazia Gianluca Casseri un estremista di destra li ha freddati con ferocia. Firenze li ricorda perché ciò non accada più, per dire no all’odio, alla violenza e al razzismo" è il messaggio del sindaco Dario Nardella.La nota della Cgil presente alla commemorazione. "In occasione dei 6 anni dalla morte di Diop Mor e Samb Modou, due ragazzi senegalesi uccisi a Firenze per mano razzista, fascista e xenofoba in quell’occasione, altri tre furono feriti, uno in maniera molto grave, la segretaria generale Paola Galgani rilascia la seguente dichiarazione: “Come ogni anno vogliamo ricordare i ragazzi senegalesi nel nome dei valori dell’accoglienza, della solidarietà e dell’integrazione, quest’anno in maniera ancora più forte perché intorno a noi vediamo con preoccupazione crescere pericolosi venti neofascisti.

Venti che noi contrasteremo con tutte le forze: non accetteremo questa deriva fascista e razzista che impone risposte decise e fondamentali per la difesa della democrazia nel nostro Paese. Vediamo fare volantinaggi e iniziative pubbliche alcune sigle che si richiamano espressamente al fascismo, è il momento di prendere provvedimenti in base alle Costituzione e alle norme vigenti”.

Quella mattina in piazza Dalmazia, cuore pulsante del quartiere di Rifredi, si respira già l’atmosfera delle feste natalizie. Il mercato è pieno di gente e tra i banchi stazionano alcuni ambulanti senegalesi, tutte persone ormai familiari agli operatori della piazza. Verso le 12,30 Gianluca Casseri, un uomo da tempo legato agli ambienti di estrema destra, si fa largo tra la gente imbracciando un 357 Magnum, con cui fa fuoco su Samb Modou e Diop Mor, uccidendoli, e su Moustapha Dieng, che resta ferito gravemente alla schiena e alla gola. Il killer si dilegua a bordo della sua vettura con la quale si trasferisce nella zona del Mercato Centrale di San Lorenzo dove, verso le 15, spara ancora ad altri due cittadini senegalesi, Sougou Mor e Mbenghe Cheike.

Braccato dalla polizia nel parcheggio sotterraneo del Mercato, Casseri si uccide.

La strage di piazza Dalmazia rappresenta una ferita ancora aperta per la nostra città. Quel giorno è accaduto qualcosa di assolutamente intollerabile per la coscienza umana, qualcosa che va contro l’idea di pace e coesione sociale che Firenze ha tenacemente perseguito nella sua storia, in particolare dal secondo dopoguerra ad oggi, quando si è proposta ripetutamente come punto di riferimento per la lotta contro ogni discriminazione (etnica, religiosa, politica, sociale ed economica). Eppure quel giorno si è sparato e si è ucciso solo per il colore della pelle, solo perché quelle persone incarnavano un simbolo (l’immigrato ambulante) che andava colpito e additato al pubblico disprezzo, come presunto responsabile di un disagio che le società ‘malate’, piuttosto che individuare ed elaborare dentro di loro, tendono a trasferire all’esterno, in chi si presenta come ‘altro’.

Questa è da sempre la genesi del razzismo e della xenofobia. Un fenomeno che la miscela esplosiva rappresentata da crisi economica, pressione migratoria e minaccia terroristica sta pericolosamente diffondendo anche in Occidente.

Il ricordo delle vittime di piazza Dalmazia non può non associarsi ad una riflessione sulla fase storica che stiamo vivendo e sulla responsabilità che ciascuno di noi può assumersi nella costruzione di una comunità solidale all’insegna della libertà e della giustizia.

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