Il Consiglio comunale ha approvato il nuovo regolamento urbanistico per l’housing sociale e l’edilizia residenziale convenzionata.
“Il valore politico di questi regolamenti – spiega il capogruppo PD Luca Milani – è quello di attuare quanto previsto già nel POC ed è importante perché è una risposta alle necessità abitative andando nella direzione delle nuove politiche di Edilizia Residenziale Convenzionata.
Per 20 anni in caso di attivazione di una scheda di trasformazione, dove sia prevista già una percentuale dedicata alla residenza, si dovrà prevedere il 20% dell'intera superficie edificabile per alloggi a canone calmierato per famiglie anziani o studenti, realizzando in questo modo anche un mix di persone all’interno dello stesso immobile. Mix culturale e di vita che produce benefici effetti nelle relazioni e nella vita quotidiana.
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Lo stesso 20% della superficie edificabile viene destinata anche agli studenti universitari, che con ISEE medio basso, hanno difficoltà a trovare un alloggio sul mercato e al contempo non rientrano negli alloggi messi a disposizione dalla Regione attraverso il Diritto allo Studio.
Due innovative risposte che il Comune introduce quando un privato vuole fare un investimento in città. Un contributo importante che la città chiede agli investitori privati perché crediamo sia giusto un contributo verso i più deboli da parte di soggetti economicamente più forti. 20 anni di possibilità in affitto a canone calmierato è un periodo che giudichiamo sufficientemente lungo per aiutare le famiglie.
Con questi regolamenti – conclude il capogruppo PD Luca Milani – Firenze non si piega alla logica della rendita ma individua una strada per dare risposte in assenza di politiche di sostegno all’abitare da parte del Governo con un piano nazionale di edilizia popolare che non viene fatto ma anche con una politica di sostegno all’affitto che il Governo ha tagliato invece di aumentare per andare ad aggredire la povertà che, come evidenzia l’ISTAT, sta sempre più colpendo la nostra popolazione”.
“La proposta di obbligare i privati a destinare il 20% della superficie edificatoria ad housing sociale è dannosa e controproducente e rischia di alimentare la spirale inflazionistica, favorendo l’incremento ulteriore dei canoni di mercato. Se può essere discutibile richiedere un contributo aggiuntivo ai privati, dall’altra è illogico che non sia stata prevista una diversificazione in base alla grandezza della superficie edificatoria. Il calcolo del 20% sulla superficie complessiva, peraltro, rischia di generare impattare negativamente sui servizi collettivi delle zone territoriali.
Sul fronte studentati privati, invece, la Giunta rincorre l’ideologia e le proteste, ma non si cala nella realtà, dimenticando totalmente la necessità di garantire un equilibrio complessivo generale, che certo non sarà tutelato aumentando ulteriormente l’offerta di posti letto in una città già fortemente sotto pressione. Per di più, siamo oggi testimoni di un incredibile paradosso: potranno fare domanda gli studenti, anche residenti a Firenze, che abbiano esclusivamente i requisiti economici per farlo, ma non requisiti di merito, a differenza invece degli studenti più poveri che partecipano annualmente ai bandi indetti dal DSU. Un’assurdità nell’irresolutezza totale delle soluzioni proposte” dichiarano i consiglieri di Fratelli d’Italia Matteo Chelli, Angela Sirello, Giovanni Gandolfo e Alessandro Draghi.
"Continuiamo a chiedere azioni che l'Amministrazione comunale, politicamente, non vuole prendere in considerazione. Per il social housing abbiamo chiesto di prevedere una quota da dedicare all'emergenza abitativa anche quando si demolisce e si ricostruisce, o si ristruttura. Inoltre, riteniamo necessario smettere di derogare dagli standard urbanistici, per un compromesso che dura per 20 anni. Il privato non ha interesse a sostituirsi al pubblico, se non per risparmiare su altri costi e obblighi -dichiarano Dmitrij Palagi e Antonella Bundu di Sinistra Progetto Comune- Vale anche per gli studentati privati e il senior housing: dove sono le istituzioni nel garantire questi servizi previsti anche dal sistema costituzionale?
Si continuano a inseguire le fasce grigie, mentre anche nella nostra Città aumentano le diseguaglianze e non si riesce a invertire la tendenza che penalizza le politiche abitative.
Quanto al regolamento che permette agli studentati di svolgere attività turistico-ricettiva, non possiamo evitare di ricordare la vicenda dei quesiti referendari Salviamo Firenze. La richiesta era di non permettere a chi si rivolge a una specifica categoria, di diventare un luogo simile a un ostello o un albergo.
Sono stati fatti cambiamenti continui, pur di evitare il parere della cittadinanza, promettendo prima un recepimento e poi smentendo gli stessi annunci della stessa maggioranza. Il nostro voto contrario nasce da un'impostazione del Piano Operativo e del Piano Strutturale che non condividiamo".
“Un provvedimento concreto per rispondere al bisogno abitativo di chi è escluso sia dall’edilizia popolare sia dal mercato libero. Il regolamento introduce criteri chiari e omogenei per favorire interventi di qualità, sostenibili e inclusivi, promuovendo un giusto equilibrio tra interesse pubblico e iniziativa privata. Con questo atto si avvia una nuova fase di attuazione e monitoraggio, per costruire una Firenze più equa, coesa e accessibile” dichiarano i consiglieri di Lista Funaro Michela Monaco e Marco Semplici.
“Sebbene questa delibera nasca con l'intento di rispondere a uno dei problemi più urgenti e rilevanti della nostra città — quello della crisi abitativa — rischia, a mio avviso, di non rappresentare una risposta adeguata, ma di complicare ulteriormente la situazione. Il nuovo regolamento che prevede di destinare il 20% delle nuove superfici costruite agli affitti calmierati potrebbe apparire, a prima vista, una proposta giusta e condivisibile. Tutti siamo consapevoli dell'emergenza abitativa che Firenze sta vivendo, eppure, proprio in virtù di questa emergenza, dobbiamo essere in grado di fare delle scelte politiche coraggiose e lungimiranti, che vanno oltre il semplice compromesso che questo regolamento sembra rappresentare.
L’idea di destinare una quota del 20% degli edifici a nuove costruzioni agli affitti calmierati potrebbe sembrare una soluzione parziale, ma è lontana dall'affrontare con serietà e concretezza il problema. Firenze ha bisogno di ben altro, soprattutto se consideriamo che la domanda di case a prezzi accessibili è di gran lunga superiore a quella che questo percentuale può soddisfare. In una città che sta vivendo un progressivo esodo della classe media e una crescente disuguaglianza economica, il 20% di affitti calmierati non rappresenta altro che una goccia nell'oceano.
E non possiamo permetterci di rimanere nella logica dell’emergenza, facendo credere ai cittadini che, con qualche misura simbolica, il problema si risolverà. Inoltre, è evidente che una misura di questo tipo non aiuterà affatto a incentivare una vera rigenerazione urbana, che è invece necessaria per recuperare le aree degradate della nostra città. Il social housing e la rigenerazione urbana non possono essere visti come due realtà separate: occorre una visione integrata e più ambiziosa.
Il rischio che corriamo, con la destinazione del 20% alle sole abitazioni a canone calmierato, è che molti progetti di riqualificazione e rigenerazione urbana vengano ostacolati, se non addirittura compromessi. I costruttori e gli investitori privati, incentivati da norme che non premiano la piena trasformazione del tessuto urbano, potrebbero preferire soluzioni più semplici e meno rischiose, creando quartieri omogenei e privi di diversità sociale ed economica, senza una vera spinta alla riqualificazione dei luoghi abbandonati o in degrado.
Un altro aspetto che mi preoccupa è l’idea che, mettendo un tetto del 20% sugli affitti calmierati, si possa risolvere il problema della speculazione edilizia o dei prezzi troppo alti. Questo approccio rischia di essere solo un palliativo. La vera battaglia contro la speculazione edilizia e per la sostenibilità economica dell’abitare a Firenze non può passare attraverso un meccanismo che consente di continuare a costruire per il mercato privato, magari con alcuni incentivi per le aree a basso reddito.
Serve una politica che garantisca più ampi interventi pubblici, non solo per il social housing, ma anche per l’affitto a lungo termine, in modo che non si crei una "ghettizzazione" delle zone in cui si interviene. Le risorse pubbliche devono essere impiegate per costruire una città che possa realmente rispondere ai bisogni di chi la abita, non solo per mettere una toppa a un sistema che ormai mostra la sua inadeguatezza. Infine, è necessario guardare al futuro con una visione strategica.
Firenze, come molte altre città italiane, ha bisogno di un piano di trasformazione urbana che non si limiti a rispondere all’emergenza abitativa, ma che crei le condizioni per un rinnovamento complessivo. Questo deve includere il recupero del patrimonio esistente, la creazione di quartieri integrati, la promozione di spazi pubblici e sociali, l’innovazione nelle politiche di mobilità e sostenibilità. Mi chiedo e vi chiedo, perché ad esempio non si è lavorato affinché uno, dico uno, dei 4 attuali student hotel (Mannelli, Lavagnini, Romito e Belfiore) non divenisse condominio comunale a canone calmierato? Mannelli in particolare dove erano gli uffici della mobilità che si è preferito trasferire alla Leopolda per far convertire la sua destinazione d’uso da direzionale in ostello della gioventù anziché farci noi un investimento da 10.000.000 di euro per poi realizzarvi appartamenti popolari, è stato a mio avviso l’ennesimo errore gestionale che l’amministrazione comunale ha fatto e a cui rimedia di facciata con questa delibera.
In sintesi, il 20% delle nuove costruzioni destinate agli affitti calmierati, sebbene ben intenzionato, non è una risposta sufficiente né alle esigenze immediate delle famiglie fiorentine, né alla necessità di una rigenerazione urbana che restituisca valore e vivibilità ai nostri quartieri più degradati. È necessario un piano più ambizioso, che coinvolga tutta la città e che superi il concetto di “accontentarsi” di una quota fissa. Dobbiamo osare di più e guardare oltre l'orizzonte delle politiche a breve termine” dichiara il capogruppo di Forza Italia Alberto Locchi.