Visitare Boboli all'epoca dei Lumi

Il giardino e le sue sculture in un libro dedicato alle incisioni delle "Statue di Firenze"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
25 dicembre 2013 19:57
Visitare Boboli all'epoca dei Lumi

Alle spalle di Palazzo Pitti, che fu per quasi quattro secoli la residenza dei granduchi di Toscana e per un breve periodo dei re d'Italia, si stende il meraviglioso giardino di Boboli. I Medici per primi ne curarono la sistemazione, creando il modello di giardino all'italiana che influenzò moltissime corti europee. Lo spazio organizzato in modo regolare e simmetrico, oltre ad una ricca vegetazione offre molte fontane e grotte, la più importante della quali è senza dubbio la Grotta del Buontalenti, esempio fondamentale del Manierismo toscano di fine XVI secolo tra realtà e finzione, natura ed arte.

All’interno del Giardino di Boboli si trovano diverse opere d’arte e lungo i viali e viottoli verdi che portano alla scoperta di fontane, laghetti, orticelli e statue, tra cui la Statua dell'Abbondanza del Giambologna e Tacca (1563) e la Fontana dell'Oceano del Parigi. Al giardino e alle sue sculture nelle incisioni delle «Statue di Firenze» è dedicato il volume “Visitare Boboli all'epoca dei Lumi” di Donatella Pegazzano, Sara Faralli, Gabriella Capecchi, edito da Olschki (2013, pagine VI-244).

Il volume riproduce integralmente l'operina settecentesca composta di venticinque tavole incise da Gaetano Vascellini e pubblicate da Giovanni Chiari, ingegnoso 'cartolaro' fiorentino. I fogli uscirono a puntate mensili, e ciascuno riproduceva quattro vignette con quattro sculture. Questa riedizione affianca ai fogli originali immagini attuali e un catalogo moderno, documenti coevi, concordanze e una grande tavola pieghevole con la pianta settecentesca del Giardino, che segnala l'itinerario indicato a visitatori e touristes. La lettura del volume è l'occasione per il lettore (specialista, o curioso che sia) per ripercorrere la storia e il significato di uno dei più famosi giardini del mondo, i cui lavori iniziarono nel 1549 in stretta concomitanza con le opere di trasformazione di Palazzo Pitti a residenza granducale volute da Cosimo I.

Ampliamenti e sistemazioni hanno interessato periodicamente Boboli anche nei secoli successivi. Alcuni di questi interventi comprendevano il collocamento di statue e sculture, sia antiche che moderne, presso le fontane, lungo i viali, nelle grotte e in altri luoghi del parco. Ancora oggi il giardino è una straordinaria galleria di sculture a cielo aperto. Le opere eccellenti che, per motivi conservativi, hanno dovuto essere collocate al chiuso – nel cosiddetto Stanzonaccio, un edificio di servizio situato presso il muro occidentale del giardino, risalente al XVII secolo e adibito dal 2002 a deposito – e sono state in parte sostituite da copie. Il Giardino di Boboli è un pezzo di storia della città.

L'evolversi della sua collezione di statue è un patrimonio fiorentino che è doveroso ricordare e proteggere. Per comprendere quanto sia significativo il lavoro delle tre autrici del volume basti l'esempio di una collezione di statue, attigua ai confini del giardino, quella del viale del Poggio Imperiale, una serie di opere che si dipanava dal piazzale di Porta Romana alla sua sommità e di cui oggi rimane soltanto qualche pezzo. La memoria di questo patrimonio è stata dimenticata dalla più parte dei fiorentini.

Per fortuna questo non accadrà per il grande giardino-museo di palazzo Pitti. L'invito, dopo la lettura di “Visitare Boboli”, è quello di prendervi tutto il tempo necessario per una passeggiata attraverso il protagonista del libro. Ci sono parecchie cose che osserverete con maggiore consapevolezza, lungo le ripide salite e i vialetti all'interno del labirinto fiorentino. Il giardino, in ogni stagione, è meraviglioso: prati verdi, statue e grandi viali su cui passeggiare.

Allora comprenderete davvero di essere nel centro di Firenze, anche se immersi nel verde. Quanti intrighi, o amori, hanno avuto luogo fra gli alberi e gli anfratti di Boboli? di N. Nov.

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