Criminalità: Toscana terra di conquista, stipendi minimi e investimenti folli

Grande operazione all'alba contro la 'ndrangheta che ha portato al sequestro di beni per 44 milioni di euro

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
11 settembre 2013 14:14
Criminalità: Toscana terra di conquista, stipendi minimi e investimenti folli

Operazione a contrasto della criminalità organizzata tra Toscana e Calabria, coordinata dalle Procure Distrettuali Antimafia di Firenze e Reggio Calabria. . Le indagini, condotte per oltre due anni dai finanzieri del Nucleo di Polizia Tributaria di Pistoia e del G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Tributaria di Firenze, si sono concluse con l’arresto di 5 soggetti ed il sequestro penale di un ingente patrimonio illecito del valore di oltre 43,8 milioni di € in Toscana ed in Calabria.

La vasta operazione odierna vede impegnati, nella sua fase esecutiva, anche Reparti della Guardia di Finanza di Reggio Calabria, Catanzaro e Lamezia Terme. Contestualmente, i medesimi soggetti e l’ingente patrimonio vengono colpiti da sequestro di prevenzione patrimoniale antimafia sulla base di indagini effettuate congiuntamente dalla Direzione Investigativa Antimafia di Reggio Calabria e dai finanzieri del Nucleo PT di Pistoia e del G.I.C.O. di Firenze. Le attività investigative condotte dalle fiamme gialle di Pistoia e Firenze hanno consentito di accertare la presenza di interessi economici in Toscana indirettamente riconducibili a R.A.

di anni 39, originario di Gioia Tauro (RC). Già condannato per associazione a delinquere di stampo mafioso in via definitiva dalla Corte d’appello di Reggio Calabria nell’ottobre del 2000 quale appartenente alla potente ‘ndrina dei MOLE’ di Gioia Tauro per aver favorito la latitanza di Girolamo MOLE’ e per avere gestito i rapporti economici della cosca allo scopo di realizzare lo sfruttamento economico delle opportunità offerte dalla sviluppo dell’area portuale di Gioia Tauro, il R.A., nell’ultimo decennio, aveva spostato i propri interessi economici in Toscana.

La capillare e costante azione di controllo del territorio da parte dei finanzieri toscani ha portato all’individuazione ed alla minuziosa analisi delle attività economiche avviate dai componenti della famiglia del citato R.A.. Le susseguenti indagini, sviluppatesi attraverso intercettazioni, pedinamenti, appostamenti ed una capillare ricostruzione dei redditi dichiarati e dei patrimoni accumulati e/o gestiti nell’ultimo decennio dall’intero nucleo familiare di R.A. hanno così consentito, grazie anche all’utilizzo dell’applicativo “Molecola” sviluppato dal Servizio Centrale di Investigazione sulla Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza, di accertare una considerevole sperequazione tra redditi e patrimoni, nonché di scoprire come, al di là della formale intestazione, l’effettiva titolarità di una serie di aziende, intestate, a vario titolo, ai componenti della famiglia, fosse di fatto riconducibile alla piena ed esclusiva disponibilità di R.A.

Le indagini patrimoniali hanno permesso di risalire ai flussi economici che, negli anni, hanno portato R.A. ad accumulare e gestire illecitamente un ingente patrimonio costituito da beni immobili, deposti bancari e società operanti nei settori immobiliare (in Toscana e Calabria) e della gestione di case di cura (Calabria). E’ stato quindi possibile verificare come gli interessi economici di R.A., inizialmente orientati verso l’acquisizione di una casa di cura per disabili a Gizzeria Lido (CZ), nel tempo si siano spostati verso la Toscana, nel tentativo di diversificare e meglio occultare le ingenti disponibilità economiche; a tale scopo veniva creata anche una holding di controllo su 5 società, tra cui 2 immobiliari con sede a Montecatini Terme (PT) con cui sono state realizzate numerose villette a schiera ed appartamenti a Buggiano (PT) e Cerreto Guidi (FI).

L’intero patrimonio immobiliare che oggi viene sottoposto a sequestro è costituito da n. 29 immobili, tra cui spicca il vasto e moderno complesso immobiliare della casa di cura di Gizzeria Lido (CZ). Ben 12 i fabbricati residenziali con relative pertinenze sequestrati in Toscana; 17 i beni immobiliari sequestrati in Calabria. Sottoposti a sequestro anche n. 10 autoveicoli (di cui n. 3 di grossa cilindrata). Sono altresì oggetto del provvedimento di sequestro 7 società: la holding capogruppo con le sue 5 società controllate, nonché il 50% delle quote di una ulteriore società immobiliare di Montecatini Terme ed il 66% delle quote della di una cooperativa recentemente costituita – ed ancora inattiva – creata per gestire in Calabria una nuova struttura alberghiera destinata ad ospitare migranti.

Il sequestro colpisce infine oltre 140 rapporti finanziari la cui complessiva consistenza è in corso di quantificazione. Le indagini economico-patrimoniali svolte dai finanzieri del Nucleo PT di Pistoia e del G.I.C.O. di Firenze, sono altresì confluite nell’ulteriore indagine che la Direzione Investigativa Antimafia di Reggio Calabria aveva autonomamente e contestualmente avviato sotto la direzione della Procura Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria. La sproporzione tra redditi dichiarati e patrimonio non era infatti sfuggita agli occhi degli investigatori reggini, che avevano così avviato mirati accertamenti finalizzati all’applicazione di misure di prevenzione patrimoniali antimafia ai sensi del D.Lgs.

159/2011. Il successivo prezioso ed efficace coordinamento tra le Procure Distrettuali Antimafia di Firenze e Reggio Calabria ha portato alla convergenza degli elementi di responsabilità raccolti nel corso dell’indagine penale con gli accertamenti condotti nell’ambito del procedimento di prevenzione. Grazie a tale sinergia, il Tribunale di Reggio Calabria ha emesso l’ulteriore provvedimento di prevenzione antimafia oggi in esecuzione, disponendo il sequestro dei beni anche ai sensi di tale normativa.

La duplice applicazione giuridica (“penale” e di “prevenzione antimafia”), rende ancor più incisiva l’azione di contrasto alla criminalità organizzata ed al reinvestimento dei suoi patrimoni che, come hanno dimostrato le indagini delle Procure Distrettuali Antimafia di Firenze e Reggio Calabria, vede interessata la Toscana in quanto area fortemente appetibile per il riciclaggio degli ingenti capitali illecitamente accumulati. "Magistratura e forze dell'ordine hanno assestato un altro colpo ai tentativi di infiltrazione mafiosa in Toscana.

La puntuale attività di indagine ha segnato nuovo importante risultato in difesa della legalità". Il presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, esprime così il proprio apprezzamento per i primi risultati dell'inchiesta condotta dalle Procure antimafia di Firenze e Reggio Calabria, che ha portato oggi ad arresti e sequestri di beni immobili per oltre 44 milioni di euro. "Il lavoro della Magistratura – prosegue il presidente - è fondamentale per contrastare il disegno della criminalità organizzata di insediarsi nel nostro territorio, inquinandone la vita economica e sociale.

E' un impegno – conclude Rossi – che potrà sempre contare sul contributo attivo delle istituzioni e della societa civile toscane". “Considero inquietante e molto grave la compiacenza della banche negli affari della ‘ndrangheta come ha denunciato oggi il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho. In un momento di crisi in cui il sistema bancario non sostiene come dovrebbe famiglie e imprese in difficoltà, è incredibile sapere che un noto criminale come Armando Raso muove conti correnti e gestisce società come se niente fosse”.

Lo ha dichiarato Federico Gelli, deputato del PD eletto in Toscana e componente dell’ufficio di presidenza della Fondazione Caponnetto in merito all’operazione contro la ‘ndrangheta condotta oggi dalle Forze dell’Ordine coordinate dalle Procure Distrettuali Antimafia di Firenze e Reggio Calabria, che ha portato al maxi sequestro di beni per oltre 44 milioni di euro e all’arresto di cinque persone tra Toscana e Calabria. “Non ci devono essere buchi neri in un settore nevralgico come quello creditizio - ha sottolineato Gelli – e bisogna fare di tutto per intensificare i meccanismi di controllo ed evitare il ripetersi di questi fatti.

Per quanto riguarda la presenza della ‘ndrangheta in Toscana – ha proseguito il deputato democratico - non è purtroppo una novità ma questa regione non è terra di mafia e ci sono tutti gli anticorpi per reagire all’infiltrazione criminale. Voglio poi complimentarmi con le Forze dell’Ordine e la Magistratura per questo ennesimo risultato positivo – ha concluso Gelli - che dimostra come lo Stato non abbassa la guardia ed è in grado di infliggere colpi durissimi ai clan”.

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