Regione, Comuni e Province chiedono la revisione del Patto di Stabilità

L’annuncio arriva nel corso di una conferenza stampa convocata a Firenze per illustrare la quota di spesa regionale – 33 milioni ora e 61 milioni alle fine di maggio – ceduta agli enti locali toscani

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
26 giugno 2013 17:56
Regione, Comuni e Province chiedono la revisione del Patto di Stabilità

FIRENZE – “Le regole del patto di stabilità vanno modificate”dice l’assessore al bilancio e al rapporto con gli enti locali della Toscana, Vittorio Bugli. L’annuncio arriva nel corso di una conferenza stampa convocata a Firenze per illustrare la quota di spesa regionale – 33 milioni ora e 61 milioni alle fine di maggio – ceduta agli enti locali toscani. Accanto a Bugli ci sono i rappresentanti dell’associazione dei Comuni (Anci), dei Comuni montani (Uncem) e delle Province (Upi). La Regione chiede al governo “di aprire qualche valvola” – “Qualcosa va fatto e un segnale va dato – prosegue Bugli –, perché le regole del patto così come vengono applicate oggi rischiano davvero di diventare un problema, inverosimile in una situazione così.

Possibile che si metta a rischio l’utilizzo dei fondi europei perché il patto blocca la quota di compartecipazione della Regione? Possibile che opere per la messa in sicurezza del territorio dal rischio idrogeologico o della sicurezza sismica non possano partire, rasentando i limiti dell’incostituzionalità? Oppure che non si possano eseguire lavori sulle scuole? Almeno su certi fronti occorrerebbe che il governo aprisse qualche valvola”. Il patto di stabilità è diventato un problema non solo per gli enti locali ma anche per la Regione: dal 2012 la Toscana ha subito tagli al patto per 300 milioni.

“Di conseguenza – annota l’assessore – riusciremo a realizzare solo parte degli investimenti previsti e necessari”. C’è poi un paradosso nel paradosso: “Le regole – spiega Bugli – non sono uguali per tutti. Se applicassimo quelle dell’Eurostat avremmo 160 milioni in più da spendere”. Lavori per l’adeguamento sismico delle scuole bloccati – Anche Comuni e Province non contestano il patto di per sé – uno strumento della regolazione della finanza pubblica è giusto che ci sia – quanto le regole scelte.

“Serve un patto di stabilità diverso – spiega Marco Mairaghi, sindaco di Pontassieve e responsabile per la concertazione dell’Anci Toscana – Viviamo una fase in cui i bisogni delle comunità crescono e le risorse che possono mettere in campo le pubbliche amministrazioni diminuiscono. Tra i tanti paradossi c’è quello dei lavori per l’adeguamento sismico delle scuole. I progetti sono tutti pronti, da tempo, ma i cantieri sono bloccati dal patto di stabilità”. Grazie alla Regione e al governo arriveranno in soccorso adesso alcune centinaia di milioni di maggiore spesa autorizzata.

“Risolvendo in parte – annota Mairaghi – anche alcuni elementi di distorsioni che erano nel decreto sui pagamenti della pubblica amministrazione, che rischiava di essere una sanatoria per chi il patto (non in Toscana) l’aveva applicato non proprio alla lettera. L’obiettivo però è cambiare il patto”. Di situazione insostenibile parla anche Oreste Giurlani, presidente dell’Uncem Toscana. Al riguardo ricorsa la situazione che stanno vivendo alcuni comuni colpiti dal sisma in Lunigiana e Garfagnana, costretti a lavori di somma urgenza e per questo a sforare il patto, se non sarà riconosciuto dal governo lo stato di emergenza. Un patto che genera recessione - “La cessione agli enti locali da parte della Regione di una quota di capacità di spesa è un provvedimento necessario, importante e quindi utile – conclude Tiziano Lepri per l’Upi – Quella della Regione è stata anche un’iniziativa tempestiva.

Non so però se sarà sufficiente perché possiamo mantenere gli impegni assunti e garantire quel flusso di investimenti necessari al territorio. Le regole attuali del patto di stabilità purtroppo salvaguardano la spesa corrente ma comprimono gli investimenti, generando un effetto recessivo sull’economia che è l’opposto di quello che sarebbe necessario”.

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