Guerzoni, il contemporaneo a Palazzo Pitti

Inaugurata la mostra dell’artista Franco Guerzoni nelle stanze dell’Andito degli Angiolini di Palazzo Pitti. La soprintendente Acidini: «Guerzoni è un artista che ha nel suo vissuto un elenco impressionante di invenzioni creative»

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
26 febbraio 2013 16:41
Guerzoni, il contemporaneo a Palazzo Pitti

“La parete dimenticata” è il titolo, tanto evocativo quanto rivelatore, dell'esposizione di opere di Franco Guerzoni, appena inaugurata nelle stanze dell'Andito degli Angiolini di Palazzo Pitti a Firenze, e che sarà aperta fino al 7 aprile 2013. Passata al vaglio della Commissione per l’arte contemporanea, commissione composta dal Soprintendente, dalla Direzione della Galleria d’arte moderna e da esperti esterni al Polo, ma attivi nell’ambito di pubbliche istituzioni fiorentine, la mostra di Franco Guerzoni si apre a un dialogo oggi più che mai necessario tra il museo e il contemporaneo, trovando negli ambienti dell’Andito degli Angiolini, il luogo ideale per interagire con i variegati linguaggi formali dell’artista. «Il mio legame con Firenze – dice Guerzoni – è di lunga data.

Già durante i primi anni ’80 sono stato ospite più volte della Villa Romana, anche se la frequentavo sin dalla fine degli anni ’60. E ogni volta che mettevo piede in città mi pervadeva una meraviglia assoluta. Con Palazzo Pitti – continua l’artista – ho un legame devozionale e so già che proverò un piccolo brivido nell’entrarvi non più da visitatore ma da artista che vi espone proprie opere. Anche per questo ringrazio la Soprintendenza di Firenze, città con cui ho solidarizzato anche nei momenti di grande tensione e nella quale ho incontrato tanti amici per la vita, sia tra gli esperti di arte classica, sia tra quelli più vicini alle espressioni contemporanee». Franco Guerzoni è nato nel 1948 a Modena, dove vive e lavora.

Fin dai primi anni '70, nel clima del concettualismo allora imperante, si dedica alla ricerca dei sistemi di rappresentazione dell’immagine attraverso l’uso del mezzo fotografico, prestando grande attenzione al mondo archeologico. Risale ai primi anni ‘80 la svolta artistica che lo vede impegnato nella realizzazione di grandi carte parietali gessose. Alla fine del decennio Guerzoni approda a una ricerca sulla superficie intesa come profondità, che dà luogo a grandi cicli di opere quali Decorazioni e rovine, presentate alla Biennale di Venezia del '90, e Restauri provvisori, in mostra alla Galleria Comunale d’Arte Moderna di Bologna.

Nel 2006 dieci opere di Guerzoni, quattro delle quali visibili nella mostra di Palazzo Pitti, vengono acquisite dalla GAM di Torino. «Con Franco Guerzoni, entra in Palazzo Pitti un artista di lungo corso – dice la Soprintendente Cristina Acidini, che ha visitato durante la preview per la stampa - che ha nel suo vissuto un elenco impressionante di invenzioni creative, mostre prestigiose, critici d'eccellenza». Curata da Pier Giovanni Castagnoli e Fabrizio D'Amico, la mostra è incentrata sui risultati dell'ultimo decennio dell’esperienza dell’artista, che ha aggiunto un nuovo e corposo capitolo al ricco e variegato romanzo per figure che Guerzoni ha via via creato sui temi dell'usura del tempo, delle rovine, delle archeologie, delle tracce della memoria. Questo viaggio nella pittura si è svolto in cicli che hanno preso il nome di: “Affreschi” (1972), “Carte di viaggio” (1982), “Decorazioni e rovine” (1990), ”Sipari”(2001), “Antichi tracciati” (2006), per approdare infine a quelli rappresentati in questa mostra in opere come: “Iconoclasta” (2007), “Impossibili restauri” (2010) e “Strappi d'affresco” (2012). Come in un contrappunto ai dipinti degli anni più recenti, la mostra avvicina una selezione di opere storiche risalenti agli anni Settanta, quando ancora Guerzoni ricorreva all'utilizzo di fotografie nel suo lavoro.

Nascono da tali accostamenti molteplici suggestioni di lettura, utili ad indagare opere e tempi, e con esse, la certificazione di una continuità di ispirazione e di propositi che lega tenacemente tra loro stagioni di ricerca assai lontane, nel nome di una saldissima identità poetica. Oltre alle opere esistenti, la mostra presenta tre lavori eseguiti per l'occasione, ispirati agli spazi espositivi, che lo stesso Guerzoni definisce “tre dediche a Palazzo Pitti”: si tratta di un doppio, grande Strappo d’affresco, che rimanda alla sottostante parete, arricchito da un pendolo che ne tiene in movimento l'immagine; nell’ultima stanza del percorso espositivo il visitatore scoprirà il Museo ideale, gruppo di piccole grotte dove l'uso della carta diventa scultura. Dice Pier Giovanni Castagnoli: «La mostra a Palazzo Pitti evidenzia ed esalta, nella sua brevità, il nocciolo fondante e più tenacemente resistente della visione dell’autore e la sua singolarità: l’arte come restituzione di memoria che produce e avvalora il presente, e l'esercizio della pittura come scavo e rivelazione del corpo attivo della superficie, nella sua inesauribile facoltà generativa». Accompagna l'esposizione un volume edito da Skira, che contiene, oltre agli scritti dei curatori, un testo letterario di Pietro Cesare Marani; riproduzioni delle opere in mostra e un ricco repertorio di immagini relative al lavoro di Guerzoni.

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