Tav: 31 indagati per truffa e corruzione e la politica trema

De Zordo: "I magheggi e il Partito Democratico. Ora un'occasione per salvare la democrazia"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
19 gennaio 2013 21:31
Tav: 31 indagati per truffa e corruzione e la politica trema

Oltre 30 indagati, perquisizioni in tutta Italia, il sequestro della talpa Monna Lisa, ipotesi di reato che comprendono l’associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata, la corruzione e lo smaltimento abusivo di rifiuti: questa la dimensione dell’ inchiesta sulla TAV condotta dal Procuratore di Firenze Quattrocchi e dai magistrati Monferini e Tei, già pubblici ministeri nel processo per i danni TAV in Mugello. Le indagini coinvolgono il Ministero delle Infrastrutture, Italferr (FS), Nodavia (società appaltatrice costituita da Coopsette e dal consorzio EEC) e colpiscono come un maglio i lavori per l’AV nel Nodo fiorentino da mesi in attesa del via definitivo del Ministero dell’ Ambiente.

Dietro i ritardi causati dalla classificazione delle terre di risulta – che hanno condotto a regolamenti di conti interni alla Regione e a conflitti tra Regione e RFI (FS) – si profila una crisi economica e finanziaria del principale General Contractor – Coopsette – giunto sull’orlo del fallimento e pesantemente indebitato con le banche e con i fornitori, con ricadute a cascata sulle piccole ditte in subappalto. Dalle indagini sul movimento terra spuntano anche i camorristi casalesi. "Dopo gli innumerevoli scandali che hanno coinvolto il Pdl e i suoi satelliti, l'inchiesta sulla Tav fiorentina apre il misconosciuto vaso di Pandora del Partito Democratico.

I reati contestati sono di assoluta gravità -commenta la consigliera comunale della lista perUnaltracittà De Zordo- tra gli altri l'associazione a delinquere finalizzata all’abuso d’ufficio, alla corruzione e alla gestione organizzata finalizzata al traffico illecito di rifiuti. A compierli, secondo la Procura, alcuni nomi chiave della nomenclatura Pd. Nel dettaglio Walter Bellomo, della commissione Via del Ministero dell’Ambiente, ex coordinatore della segreteria provinciale Pd di Palermo e prima responsabile regionale ambiente dei Democratici di sinistra; Piero Calandra, membro della Autorità di vigilanza sui contratti pubblici in quota Pd; Maurizio Brioni, dirigente di Coopsette, società già nota ai tempi di Mani Pulite, e marito dell’ex sottosegretario Pd Elena Montecchi.

Infine Maria Rita Lorenzetti per 10 anni presidente della Regione Umbria e oggi riciclata alla presidenza di Italferr (gruppo Fs) che sempre per i magistrati fiorentini metteva a a vantaggio della controparte Nodavia e Coopsette, le proprie conoscenze personali e la propria rete di contatti politici. Ma come non ricordare Vannino Chiti e Claudio Martini, altri due dei padri nobili del Partito Democratico che per 18 degli ultimi 20 anni hanno guidato la Regione Toscana. Anche se la rimozione della vicenda è molto utile in questa fase elettorale in cui i due sono blindati nel listino che li porterà diretti in Parlamento, Chiti e Martini solo sei mesi fa sono stati "assolti per prescrizione" (come nel passato è capitato per altre vicende ad Andreotti e Berlusconi), dalla Corte dei Conti insieme ad altri 23 amministratori e dirigenti regionali, nonchè dirigenti del Ministero dell'Ambiente, perché individuati come responsabili, ma fuori tempo massimo, per i danni ambientali che hanno duramente colpito il Mugello a causa dei lavori dell'Alta velocità nella tratta Firenze-Bologna.

Avrebbero dovuto restituire all'erario ben 13,5 milioni di euro, ormai persi per sempre. Eppure proprio in queste ore, dopo settimane di assoluto silenzio, i dominus del Partito Democratico, anche toscano, affermano che "oggi è davvero una buona giornata per gli italiani onesti" vantandosi di avere le liste pulite perché la Commissione nazionale di garanzia del Pd ha escluso i senatori Nino Papania per una multa comminata per abuso d'ufficio e Vladimiro Crisafulli per un rinvio a giudizio per lo stesso reato.

L'inchiesta sulla Tav fiorentina è quindi un'ottima occasione per rivedere i meccanismi di controllo degli appalti pubblici. Ma forse può esserlo anche per la democrazia italiana, se il partito destinato a vincere le prossime elezioni politiche iniziasse una seria e approfondita autocritica sulla degenerazione in atto al suo interno".

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