Un ringraziamento americano….in salsa senese!

Nove da Firenze ha partecipato ad un'innovativa iniziativa di un gruppo di giovani toscani: rivivere l'atmosfera della "Thanksgiving dinner". Classico tacchino nella più rigorosa tradizione USA

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
26 novembre 2012 01:20
Un ringraziamento americano….in salsa senese!

Per una sera regione Toscana e USA davvero vicini: succede a Siena. Originale l’idea di Carlo Garofalo, nato oltreoceano da genitori di chiare origini abruzzesi, che ha deciso di far vivere l’atmosfera a stelle e strisce ad amici italianissimi golosi di spaghetti e pizza. Così, una fredda serata dell’inverno nella città del Palio è diventata, magicamente, una sorta di Thanksgiving Day. Tutto è iniziato giovedì scorso, 4 giovedì del mese di novembre: il giorno del ringraziamento per gli Stati Uniti d’America.

Una festa di origine cristiana, osservata anche in Canada, in segno di gratitudine per la fine della stagione del raccolto. Garofalo ha proposto il suo invito: Daniele e Tiziana Bandini sono stati i primi ad aderire mettendo a disposizione la propria casa per ospitare un notevole numero di persone. Il resto lo hanno fatto la pazienza di Imma, moglie di Carlo, e due pomeriggi completi utilizzati per fare la spesa e recuperare un tacchino degno della migliore tradizione “made in America”. Non siamo a New York ma a Taverne d’Arbia.

La lingua non è quella inglese ma bensì quella che risente di un inconfondibile accento più figlio di una recita dantesca ad opera di Benigni che di un più urlato David Letterman Show. Sulla tavola, un rosso doc del Chianti rassicura anche i più scettici ma il menù parla chiaro: minestra maritata per aprire le danze, tacchino arrosto con ripieno di verdure come piatto principale (il classico “main course”). Per proseguire, in bellezza, un delicato purè di patate con panna acida e cipolle: nome minaccioso all’udito ma decisamente apprezzabile al gusto.

Per finire, festival degli zuccheri con torza di zucca, dolce di mele e un leggerissimo, per essere ironici, plumcake alla banana. A donare internazionalità il brindisi finale con spumante francese e Carlo, ancora lui, a portare i suoi ospiti, come un moderno Virgilio, nelle tradizioni più antiche riprese, nel 1862, dal presidente Abraham Lincoln. Fu proprio lui che collocò la festa nel calendario al quarto giovedì di novembre, data che da quel momento è rimasta costante. Nessuno dei presidenti in carica, dai tempi di Lincoln, ha più omesso di emettere il proclama annuale di ringraziamento.

Prendendo spunto dai più famosi presidenti, Carlo si alza in piedi e chiede ai suoi ospiti di sfruttare l’occasione per ringraziare per qualcosa: chi sceglie la vita privata, chi ricorda l’importanza del valore dell’amicizia e c’è anche chi non manca di dedicare piacevoli parole allo stesso cuoco per la splendida cena da lui orchestrata. Lo facciamo anche noi consapevoli del fatto che il calore umano riduce le distanze culturali. Proviamo a dirlo in note: la famosa canzone popolare recita “mamma mia dammi cento lire che in America voglio andar”.

Prendiamo in prestito la saggezza di Cutugno per evidenziare le parole di "Una domenica Italiana", sigla di un'indimeticata Domenica In del 1987: “e se vai a cercar fortuna in America, ti accorgi che l’America sta qua”. Grazie Carlo. Giuseppe Saponaro nella foto un momento della serata

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