Petretto: ''I Teatri d'Opera in Italia costano troppo''

L'assessore alla Cultura di Firenze punta il dito su indebitamento e costo del personale. Nastasi: ''più privato, ma lo Stato rompa gli schemi con un 'marketing trasgressivo''. Vergnano: "Il pareggio di bilancio non è tra i primi obiettivi".

Redazione Nove da Firenze
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05 novembre 2012 15:44
Petretto: ''I Teatri d'Opera in Italia costano troppo''

''I Teatri d'Opera in Italia sono troppo onerosi: costano complessivamente 400 milioni di euro l'anno (il 70% se ne va tutto nel personale), ne perdono tre ed hanno quasi tutti un forte indebitamento. Considerando che, per evidenti ragioni, i finanziamenti statali continueranno a decrescere occorre aumentare il contributo dei privati con forme differenti di finanziamento (dal merchandising alla sponsorizzazione di singoli eventi), accrescere la deducibilità della tassazione e studiare forme di prelievo di scopo''.

Lo ha affermato il professor Alessandro Petretto, ordinario dell'Università di Firenze oltre che assessore alla Cultura di Firenze, intervenendo alla Conferenza internazionale ‘Organizzazione, gestione e finanziamento dei Teatri d’Opera’ che si è aperto stamani nel Salone dei Cinquecento di Palazzo Vecchio e che è promosso dalla Fondazione Cesifin Alberto Predieri dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze nell’ambito di Florens 2012, la Settimana internazionale dei beni culturali e ambientali.

''Complessivamente - ha aggiunto Petretto - le nostre Fondazioni liriche mettono in scena ogni anno circa 3.000 spettacoli con un costo medio ciascuno di 135.000 euro ed impiegano 5.600 addetti; se escludiamo alcune eccezioni come la Scala e l'Arena di Verona, le strutture sono dunque sottoutilizzate e ciascun evento ha un costo medio troppo elevato. Se consideriamo però il forte impatto culturale, sociale ed economico che queste istituzioni hanno sul territorio in cui operano e il fatto che le imprese sovvenzionando i teatri investono nei loro prodotti e non elargiscono prebende, è evidente la necessità e l'urgenza di ripensare la forma di gestione di questi organismi, sia a livello giuridico che organizzativo per poterli riportare ad una situazione di maggiore equilibrio''.

Formulare proposte concrete in tal senso è proprio lo scopo del convegno che, ha osservato la professoressa Ginevra Cerrina Feroni, Vicepresidente Cesifin e ordinario nell’Università di Firenze, ''vuole porre a confronto alcune tra le maggiori esperienze italiane ed europee al fine di ricavarne concrete indicazioni che possano essere recepite dal legislatore italiano chiamato a varare la tanto attesa riforma delle fondazioni liriche''. L’occasione si presta per fare un bilancio dell’esistente, anche alla luce dei risultati che sei anni orsono emersero proprio a Firenze (la città in cui nel 1600 a Palazzo Pitti è nato il melodramma) in una analoga iniziativa scientifica promossa sul tema del teatro musicale in Italia.

A questo evento ha fatto riferimento anche il vice sindaco di Firenze Dario Nardella per sottolineare quanto poco la situazione sia cambiata da allora e per sollecitare ''una legge quadro per tutto lo spettacolo che invece continua ad essere trattato a compartimenti stagni''. ''Costruire su basi più solide la partecipazione dei privati ai Teatri d'Opera, fondamentale servizio sociale e 'museo vivente' di una forma artistica da preservare.

Lo Stato continuerà a sostenerli tentando anche di rompere gli schemi e stimolando operazioni di 'marketing trasgressivo' coinvolgendo la televisione pubblica, favorendo una sana educazione musicale a scuola e spettacoli per i giovani''. Lo ha affermato il Direttore Generale per lo spettacolo dal vivo del Ministero per i beni e le attività culturali Salvatore Nastasi in un messaggio inviato ai partecipanti alla Conferenza. Nastasi, nel suo testo che è stato letto in sala da Eleonora Negri, docente di storia della musica all'università di Firenze e coordinatrice dei lavori pomeridiani, ha osservato che ''l'aspettativa di una maggiore partecipazione dei privati agli enti lirici non è una chimera, ma deve essere costruita su basi più solide che consentano ai privati di vivere attivamente il coinvolgimento nella gestione e nella comunicazione''.

Ha quindi aggiunto che ''la razionalizzazione gestionale sta avvenendo con grande lentezza a causa di un apparato normativo-regolamentare eccessivamente complesso e di resistenze sindacali rispetto ad esigenze di maggiore flessibilità nella utilizzazione delle risorse umane''. Di diverso avviso è il sovrintendente del teatro Regio teatro di Torino Walter Vergnano secondo cui il pareggi"o di bilancio non e' uno degli obiettivi principali di un teatro''. Per il sovrintendente e' ''necessario che il pubblico creda e investa nei teatri: puntare, come alcuni oggi vorrebbero fare, sul coinvolgimento dei privati per il loro rilancio crea un cortocircuito, perche' privati non investono in teatri in cui Stato, Regioni e Comuni non credono per primi; i privati non vogliono mettere soldi in enti che hanno continui problemi nel pagamento dei dipendenti e buchi di bilancio costantemente da ripianare.

I privati - ha concluso - vanno coinvolti su progetti specifici''. Alla conferenza è intervenuta anche la sovrintendente del Maggio Musicale Fiorentino Francesca Colombo , la quale sostiene che: "Il sistema non avvantaggia i comportamenti virtuosi. Invece servono meccanismi di preemialita. Devono essere incentivate le produzioni di teatro contemporaneo, le coproduzioni, ed un sistema di condivisione, tra vari teatri, dei corpi di ballo e degli allestimenti delle opere. Ma per fare questo e per uscire dal tunnel della crisi - ha concluso - occorre un approccio, da parte del Ministero a monte, e quindi da parte dei sovrintendenti, basato su leadership e responsabilita" Ottimista sul futuro del Teatro d'Opera italiano si è detto Nicholas Payne, Direttore di Opera Europa, la confederazione dei teatri lirici europei.

''Due leve - ha detto - permetteranno a queste istituzioni di superare la crisi: la trasparenza praticata a livello di conti e di costi e il loro forte brand. Del resto, la crisi non è solo italiana ma è europea e si potrebbe dire che nasce con la nascita dell'opera lirica nel 1600''. Giudizio condiviso dai sovrintendenti europei, intervenuti ai lavori, che hanno anche espresso parole di stima e apprezzamento per la professionalità delle maestranze dei teatri italiani. Partecipano ai lavori, nella sessione mattutina Klaus Froboese (Direttore dell’Opernhaus Halle), Nicholas Payne (Direttore Opera Europa), Guy Montavon (Direttore Teatro di Erfurt), Rolf Bolwin (Direttore dello Deutscher Bühnenverein), Marc Clémeur (Direttore dell’Opéra National du Rhin - Strasburgo), Quirino Principe (Accademia per l’Opera Italiana di Verona) e Mario Ruffini (Kunsthistorisches Institut di Firenze-Max Planck Institut).

Nella sessione pomeridiana, presieduta da Eleonora Negri (Università di Firenze), interverranno alcuni fra i più importanti Sovrintendenti italiani quali Francesca Colombo (Teatro del Maggio Musicale Fiorentino), Walter Vergnano (Teatro Regio di Torino), Rosanna Purchia (Teatro San Carlo), Francesco Ernani (Teatro Comunale di Bologna), Catello De Martino (Opera di Roma) oltre a Stefano Passigli (Presidente Amici della Musica) e Barbara Minghetti (Presidente Teatro Sociale di Como As.Li.Co).

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