Progetto Prato, patto per far emergere il lavoro sommerso

Rossi: “Continuare il lavoro per favorire emersione e inclusione”

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
15 giugno 2012 19:36
Progetto Prato, patto per far emergere il lavoro sommerso

Rilanciare Prato e la sua economia in sei mosse: o meglio, prendendo a prestito l’icona più rappresentativa del passato industriale della città, con sei temi ‘ciminiera’. Una ricetta che potrebbe poi essere esportato anche altrove. Sei temi ed obiettivi che spaziono dalla qualità e la certificazione dei prodotti tessili alle energie alternative per il distretto, dall’innovazione del sistema produttivo alla valorizzazione culturale e turistica, per passare appunto attraverso anche l’emersione delle attività e del lavoro non regolare e un welfare innovativo. Il presidente della Toscana Enrico Rossi aveva annunciato fin dalla campagna elettorale un progetto per Prato.

Stamani e nel pomeriggio al polo universitario pratese in piazza Ciardi sono state presentate, nel corso di un convegno organizzato dalla Regione, le prime due misure: ovvero un nuovo welfare per i quartieri dove più forte e il disagio, servizi a rete uiù vicini ai cittadini e spazi pubblici da recuperare per favorire un integrazione a doppio senso, ma anche un pacchetto per far emergere chi lavora a nero o non sempre rispettando le regole. Un pacchetto che interessa le numerose imprese della comunità cinese, ma anche le possibili aziende italiane che in regola non sono.

Un’azione tesa a cancellare anche i vantaggi illeciti di una concorrenza sleale. E’ una scommessa. Le risorse ci sono . Per provare a far emergere le imprese irregolari c’è a disposizione mezzo milione di euro del Fondo sociale europeo e serviranno a finanziare servizi ed azioni che interesseranno la città per un paio di anni. I binari sono due: da un lato potenziare i canali di informazione, per spiegare meglio a tutte le imprese come stare nelle regole, dall’altro far sì che le imprese più brave – non solo perchè stanno nelle regole, ma anche perchè hanno trovato un migliore modello di sviluppo – accompagnino quelle che meno brave non sono state e garantiscono che lo diventino.

Un’azione di moral suasion, parellela all’azione di contrasto e lotta all’illegalità economica che naturalmente proseguirà. Entro dicembre sarà pubblicato il bando per individuare chi gestirà le attività di formazione e le altre azioni previste dal progetto. Lo farà la Provincia, su incarico della Regione. Il bando è aperto, ma è logico aspettarsi che a muoversi saranno in prima battuta le associazioni di categoria attraverso loro strutture operative. Due mesi per mappare le diverse realtà imprenditoriali e commercali da ‘arruolare’ nei percorsi di emersione, otto mesi per selezionare e formare un gruppo di quindici operatori, scegliendoli tra disoccupati e neooccupati.

Altri sei mesi di scouting, quindi diciotto mesi di accompagnamento in cui prima saranno individuate le criticità delle aziende che firmeranno il patto per l’emersione e poi sarà studiato un piano per il loro superamento. “L’iniziativa di oggi è una tappa del Progetto Prato. Il lavoro fatto finora dalla Regione, in collaborazione con enti locali, categorie, rappresentanze delle comunità, è importante. Dobbiamo continuare, sostenendo l’emersione, facendo conoscere le regole anche con modelli formativi diretti a chi vuole mettersi in regola, favorendo l’integrazione e lo scambio”. Lo ha detto il presidente della Regione Enrico Rossi, a margine del convegno “Politiche regionali per lo sviluppo e la coesione sociale nel distretto pratese.

Dall’emersione all’inclusione”, che si è svolto presso il Polo universitario di Prato. “Dovremo agire senza lassismo per i comportamenti non rispettosi delle regole. Prato ha capacità e vitalità per riuscirci”, ha aggiunto Rossi, che si è detto d’accordo con le dichiarazioni dell’ambasciatore italiano a Pechino, Attilio Massimo Iannucci, secondo cui la Cina può rappresentare un’opportunità di sviluppo per le aziende. “Il ‘Progetto Prato’ sarà approvato dalla Giunta prima della pausa estiva”.

Questo l’impegno preso dal Presidente della Regione Toscana Enrico Rossi nel suo intervento all’iniziativa della Regione Toscana che si è svolta oggi a Prato sul tema delle “Politiche regionali per lo sviluppo e la coesione sociale nel distretto pratese”. “Questo è un progetto di valore – ha aggiunto il presidente Rossi – che raccoglie un’ampia condivisione. La Giunta lo approverà, ci metteremo le risorse necessarie a far partire l’iniziativa e costituiremo un tavolo a cui chiamare tutti gli enti e le forze interessate”. “Dobbiamo agire in due direzioni – ha proseguito Rossi – Per quello che ho verificato, penso che l’Europa sia disponibile a finanziare la nostra iniziativa, sia attraverso i fondi tradizionali, sia con fondi propri della Commissione.

L’Europa può assicurare risorse e dare un’immagine diversa a questo che è il suo distretto del tessile e dell’abbigliamento”. “L’altra partita è quella con Roma, che dovrà pensare un po’ anche allo sviluppo. Penso che il Governo nazionale possa essere chiamato a rispondere ai nostri problemi, studiando incentivi, o qualche iniziativa legislativa. Ma – ha concluso il presidente della Regione Toscana – per ottenere dei risultati ci deve essere coesione locale”. L’integrazione (a doppio senso) si costruisce con una migliore rete di servizi ma anche attraverso la penna dell’urbanistica, recuperando magari spazi pubblici.

E l’obiettivo del progetto ‘Quartieri inclusivi’, parte del progetto della Regione Toscana per Prato e presentato stamani al polo universitario di Prato. Ad aprire il convegno è intervenuto l’assessore alle politiche sociali della Toscana, Salvatore Allocca. Nel progetto si parla di contact center multiculturali che possano trasformarsi in luogo neutro di informazione per tutte quelle persone che non hanno la capacità di orientarsi autonomamente o che non possono farlo a causa di problemi linguistici.

Punti di ascolto che possono diventare anche antenne per meglio capire ed osservare. Un capitolo importante è riservato alla scuola. Servizi più vicini, ma anche più collegati tra loro. Per quanto riguarda la mancanza di spazi pubblici e di luoghi in grado di favorire l’integrazione sociale la strada indicata è quella del recupero di ambienti in disuso p degradati per farne spazi di incontro, compresa l’eventuale presa in carico, ma anche azioni progettuali sull’abitare, sia per dare sostegno a famiglie in difficoltà che per rispondere ai problemi del sovra-utilizzo o dell’utilizzo non regolare di spazi abitativi.

Spazi più frequentati significano anche spazi più sicuri. Le prime azioni saranno attivite entro la fine del 2012: l’entrata a regime sarà nel 2013-2014.

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