“Albert Nobbs”, tragedia di un'identità fittizia

Un impossibile triangolo amoroso nella Dublino di fine Ottocento

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
17 febbraio 2012 18:56
“Albert Nobbs”, tragedia di un'identità fittizia

Una grandissima Glenn Close è protagonista dell'ultimo film di Rodrigo Garcia“Albert Nobbs”. La trama è giocata sul tema dell’identità nascosta: dietro il volto di bisquit di Albert Nobbs (Glenn Close) un introverso e timido cameriere del Morrison's Hotel di Dublino, si nasconde una donna traumatizzata e ferita, che ha nascosto le sue fattezze femminili per poter lavorare. Albert svolge le sue mansioni in modo perfetto ,mentre mette da parte i soldi e sogna di aprire una propria attività, un negozio di tabacchi.

La vita nascosta in un'identità sociale precisa sembra scorrere immutabile nel ripetersi dei gesti quotidiani quando l'incontro casuale con l'imbianchino Hubert, scombina la calma piatta dell'esistenza. Raccontando la sua storia, il nuovo arrivato suggerisce in qualche modo ad Albert un’idea nuova, il “matrimonio” con una donna con cui dividere,eventualmente, anche la gestione dell’agognata tabaccheria. Sentendosi compresa da qualcuno forse per la prima volta, Albert prova goffamente a convincere la cameriera Helen (Mia Wasikowska), innamorata di un giovane scapestrato e opportunista, ad assecondare il suo folle progetto.

Tra equivoci, illusioni ed epidemie di tifo la situazione precipita verso un finale, che tenta di gettare un’ombra di speranza su una vicenda intrisa di tristezza. Il tema dell'ambiguità sessuale, della maschera che si è costretti ad indossare per avere una identità è ben trattato nella realtà della Dublino di fine Ottocento, dove sono perfettamente definiti i ruoli in una ipocrita società delle buone maniere dove i ricchi e i poveri, l'alto e il basso della società, sono rigidamente e sideralmente distanti.

Ottima l'ambientazione del film, straordinari i ritmi delle battute, superba l'interpretazione di Glenn Close che nella mimica perfetta ricorda il maggiordomo Stevens, interpretato da Anthony Hopkins in “Quel che resta del giorno” di James Ivory. Il film non appare,però, perfettamente riuscito. Dopo una prima parte straordinaria che tratteggia il dramma dell'identità nascosta e raggelata di Nobbs, la seconda parte dedicata al tentativo di cambiamento del cameriere, appare affrettata e meno riuscita.

Manca forse qualcosa che impedisce ad “Albert Nobbs”di essere l'opera che poteva essere. Una tragedia garbata che rischia nel finale di assumere toni farseschi, anche se la grande capacità di una Glenn Close,destinata a contendere, probabilmente l'Oscar a Meryl Streep, illumina l'opera e fa, forse, dimenticare i difetti del film. Alessandro Lazzeri http://www.albertnobbs.it

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