Conti pubblici, basta un tetto agli stipendi oppure serve ripartire da zero?

Locci: “I manager pubblici non potranno prendere più del Presidente del Consiglio regionale”. Per Faverin "Riorganizzare non basta, occorre ristrutturare dalle fondamenta"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
16 dicembre 2011 14:57
Conti pubblici, basta un tetto agli stipendi oppure serve ripartire da zero?

Secondo l’emendamento l’indennità del Presidente del Consiglio, pari a circa 112mila euro lordi annui, dovrebbe rappresentare il limite massimo per le buste paga dei dipendenti regionali. “Una misura in grado di fruttare un risparmio annuo compreso tra 1 milione e mezzo e 3 milioni di euro. “Un tetto massimo per gli stipendi di direttori generali e dirigenti sul libro paga della Regione”. Lo chiede il consigliere regionale Dario Locci (Gruppo Misto), attraverso un emendamento ad hoc alla Finanziaria 2012, che sarà discussa in Aula la prossima settimana. “Si tratta di una misura di contenimento delle spese – spiega Locci - ispirata a quanto lo stesso Governo Monti sta cercando di fare a livello nazionale: la limitazione delle indennità d’oro dei manager pubblici”.

“Giunta e Consiglio regionale – continua Locci - mettono insieme 131 dirigenti e 7 direttori generali. Considerato che ogni dirigente costa tra i 105 e i 145mila euro l’anno e ogni direttore generale ne costa 200mila, parliamo di circa 18 milioni di euro l’anno”. “L’emendamento che propongo insieme alla consigliera Marina Staccioli – continua il Presidente del Gruppo Misto - va nella direzione di allineare questi stipendi a quello del Presidente del Consiglio regionale”. Il Segretario Nazionale della Funzione Pubblica Cisl da Firenze Pubblica amministrazione, riorganizzare non basta più, occorre ristrutturare dalle fondamenta Faverin: “Dirigenti e politici facciano come in famiglia, scegliendo a cosa rinunciare.

Basta con un’organizzazione autoreferenziale e frammentata, colpa anche del sindacato. Toscana ben amministrata, ma nella situazione odierna, non ancora a sufficienza.” Il segretario generale nazionale della Funzione Pubblica Cisl, Giovanni Faverin, intervenendo a Firenze ad una tavola rotonda su “Riorganizzare la macchina pubblica”, a cui partecipano anche il Presidente della Regione Toscana, Enrico Rossi, il segretario generale della Cisl Toscana, Riccardo Cerza, e il segretario della FP-Cisl regionale, Andrea Morandi ha chiesto di rifondare tutto il sistema, non solo di riorganizzare la funzione pubblica. “Oggi –ha detto Faverin- riorganizzare non basta più, occorre ristrutturare dalle fondamenta la macchina pubblica, un’organizzazione autoreferenziale, frammentata, che pensa ‘intra’ ente ma non ‘tra’ gli enti, senza cioè un’organizzazione complessiva centrata sul cittadino.

E questo in parte anche per colpa del sindacato, così togliamo ogni alibi, che troppe volte ha guardato solo al proprio ente o ha ascoltato solo il dipendente che urlava di più nel chiedere.” Quindi non sono i dipendenti pubblici l’origine di tutti i mali d’Italia ? “Loro –ha risposto Faverin- sono il risultato dell’incapacità di una parte di politica e della dirigenza manageriale, anche in una regione ben amministrata come questa, a capire che il vento cambia, che la produttività è interorganizzativa e non basta che le cose vadano bene nel mio ente per fare di me il più bravo, ma che bisogna accorgersi di che cosa hanno bisogno oggi famiglie, imprese e sviluppo.” “Anche in questa regione –ha proseguito il segretario FP- secondo un’indagine le famiglie in quest’inverno stanno riducendo i consumi per il riscaldamento perché faticano; e ci troviamo con dirigenti, sindaci e governatori che ci dicono che loro hanno già ‘efficientato’.

Il punto è che per portare più produttività, più adattamento e capacità di essere vicini ai bisogni della famiglia e della persona, le amministrazioni pubbliche, i loro dirigenti e i politici, devono a fare come si fa in famiglia quando c’è un figlio da mandare a scuola, ci si chiede a che cosa si rinuncia. Che dirigente mando via, quanti soldi in meno spendo con gli amici di partito consulenti, e come riorganizzo, aiutando il dipendente bravo (non lo sono tutti, ce ne sono che si nascondono nelle pieghe tra la politica), ad essere a disposizione in un tempo di crisi per far pagare meno tasse ai cittadini e dare più servizi.

Questo è quello che manca per il futuro, anche in una regione ben amministrata, ma nella situazione odierna, non ancora a sufficienza.”

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