Ugo Chiti al Teatro di Rifredi

Porterà in scena 'La Clizia', dal 24 al 27 novembre, e 'Mandragola' il 29 e il 30 novembre

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
21 novembre 2011 19:59
Ugo Chiti al Teatro di Rifredi

Il drammaturgo Ugo Chiti e Arca Azzurra Teatro, un interrotto sodalizio quasi trentennale. Se era irrinunciabile l'appuntamento con la “commedia perfetta”, ovvero Mandragola, accolta con un bellissimo successo di critica e di pubblico lo scorso anno proprio sul palco di Rifredi, altrettanto irrinunciabile la ripresa de La Clizia (1999) a suggellare l'incontro fatale con Machiavelli e i suoi due capolavori. Si parte il 24 novembre con La Clizia, (caso vuole scritta da Machiavelli nel suo esilio a San Casciano dove ha sede Arca Azzurra), commedia piena di irresistibile e caustica comicità, e insieme di farsesca e feroce tragicità.

Per lo spirito acre e forte che la anima, passaggio quasi obbligato per Arca Azzurra da sempre alla ricerca delle radici del proprio linguaggio, Ugo Chiti ha operato una vera e propria riscrittura del testo che si presta ad una divertita e divertente occasione per sperimentare disegni di caratteri o intriganti complicità famigliari, attraverso un linguaggio denso e carnale. In questa riscrittura, i personaggi non rispettano tanto le convenzionali dinamiche della beffa, quanto piuttosto attivano, attraverso l'inganno, una vitalità rabbiosa, una difesa di tutte quelle opportunistiche certezze messe in crisi dal ridicolo innamoramento di Nicomaco per la “quasi figlia” Clizia.

Insana passione, destabilizzante per lui ma ancora di più per il ristretto nucleo famigliare, la moglie e il figlio, e anche per quella società bottegaia che lo aveva eletto a modello di comportamento. Da questo contrasto prende così avvio una specie di guerriglia ora chiassosa, ora segreta e notturna, e una comicità d'intenti che spesso si allontana dal disegno amaramente autobiografico di Machiavelli. Nell’affrontare Mandragola, (29 e 30 novembre), dove l'intreccio è una sorta di teorema che sembra non accettare scomposizioni o ribaltamenti di struttura, Chiti ha scelto un approccio diverso: in presenza della “macchina drammaturgicamente perfetta” egli si muove con l’occhio sempre puntato sul testo originale operando una precisa distinzione all’interno della commedia tra le scene che descrivono direttamente l’azione della beffa ai danni dell’ingenuo e anziano Nicia, che sono lasciate praticamente intatte nell’adattamento, e quelle nelle quali si gioca la descrizione dei caratteri dei personaggi che sono riscritti con più libertà. La celeberrima beffa che porta il giovane Callimaco, aiutato dal diabolico mezzano Ligurio e dal cinico fra’ Timoteo, nel letto della bella e giovane Lucrezia, viene qui riproposta con i sontuosi costumi cinquecenteschi in un contenitore di astratto e geometrico nitore.

Così la straordinaria corposità della lingua di Machiavelli e di Ugo Chiti e il sanguigno carattere dei personaggi entrano a far parte di una fabula universale, valida per ogni epoca.

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