Non solo celiachia: c'è una nuova malattia, la sensibilità al glutine

“In Italia ne soffrono in 3 milioni”, a Firenze in arrivo un metodo per diagnosticarla. Se ne è parlato questa mattina a Viareggio con il professor Antonio Calabrò responsabile del centro di riferimento regionale di Careggi

Redazione Nove da Firenze
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01 ottobre 2011 19:12
Non solo celiachia: c'è una nuova malattia, la sensibilità al glutine

Viareggio, 1 ottobre 2011– Ha tanti sintomi in comune con la celiachia, ma è una patologia a sé stante. Si chiama “glutensensitivity” ed è una malattia di cui si è parlato questa mattina al Festival della Salute in corso a Viareggio, durante un convegno dedicato alla celiachia e al quale ha preso parte Antonio Calabrò, uno dei massimi esperti in materia, responsabile del Centro Regionale di riferimento per la celiachia dell'adulto dell'Aou Careggi di Firenze. MA COS'È LA “GLUTENSENSITIVITY”? “Esistono vari modi attraverso i quali il glutine può creare problemi: c'è chi avverte i suoi aspetti tossici anche senza essere celiaco – spiega il professor Calabrò – e cioè anche senza avere una risposta immunitaria a questa sostanza, non avendo i geni presenti invece nei celiaci, per i quali la patogenesi è di tipo autoimmune”. I SINTOMI Molti sono in comune con quelli della celiachia (e del colon irritabile, con cui spesso la sensibilità al glutine viene confusa): gonfiore addominale, problemi intestinali, ma anche cefalee, problemi ostetrico-ginecologici (come la difficoltà ad avere bambini, per le donne), malattie reumatiche . 3 MILIONI DI AMMALATI Il professor Calabrò al Festival della Salute ha portato anche dei dati: “Si stima che i celiaci siano l'1 per cento della popolazione, e noi siamo convinti che la sensibilità al glutine sia diffusa almeno 5-6 volte di più.

E dunque stimiamo che in Italia ci possano essere 3 milioni di ammalati di questa patologia”. A FIRENZE IN ARRIVO UN METODO PER DIAGNOSTICARLA Il professor Calabrò e la sua equipe, a Careggi, stanno mettendo a punto un metodo per diagnosticarla: si tratta di “un'impronta metabolica”, ovvero di un metodo basato su esami del sangue, delle urine e sulla risonanza magnetica che - un po' come avviene con le impronte digitali - consentirà, una volta validato, di identificare in modo univoco questa malattia. Andrea Guermandi

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