Trasparente, tracciabile, bioclimatica: è l’urbanistica made in Pdl

I consiglieri regionali Agresti e Magnolfi: "La nostra mozione per riformare la legge regionale. Contro nuovi casi di licenze allegre modello Montespertoli". Ancora: "Fuori l’urbanistica dalle stanze della politica, sì alla partecipazione reale".

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
21 ottobre 2010 16:16
Trasparente, tracciabile, bioclimatica: è l’urbanistica made in Pdl

Trasparente, tracciabile, partecipata e bioclimatica: così è l’urbanistica made in Pdl, i cui principi politici e tecnici sono declinati in un’articolata mozione che punta a riformare la legge regionale 1 del 2005. La mozione, che in molti passaggi assume i caratteri della proposta di legge vera e propria, sarà prossimamente discussa in Consiglio regionale. Intanto, però, è stata presentata stamani in una conferenza stampa dal suo principale estensore, il Consigliere regionale del Pdl Andrea Agresti (Vicepresidente della Commissione consiliare VI – Ambiente e Territorio), e dal Capogruppo del Pdl Alberto Magnolfi. Il punto di partenza è chiaro: "La legge regionale 1/2005 ha dimostrato in cinque anni non solo di non funzionare adeguatamente – affermano Agresti e Magnolfi – ma anche di lasciare sacche ingovernate entro le quali poi si generano casi di licenze allegre sul modello di Montespertoli.

E a dirlo non siamo solo noi, ma anche la giunta. E’ addirittura il Dpef 2011 a sostenere la necessità di una riforma, mentre l’assessore competente Anna Marson ha tracciato un quadro desolante sulla gestione del territorio in Toscana". E allora, come correre ai ripari? "Innanzitutto – spiega Agresti – riportando trasparenza a un settore che pare aver perso di vista questo valore. Gli strumenti per farlo esistono, e tra l’altro sono già stati applicati con un successo riconosciuto a livello europeo anche dal Comune di Grosseto.

Obiettivo principale deve essere quello della tracciabilità degli atti: bisogna che sia consentito a chiunque di vedere chi propone che cosa. Questo si ottiene semplificando le procedure, come spiegato nella mozione, e perseguendo il principio di unità della pianificazione. In questo senso, bisogna riformare la legge attuale mettendo mano a un coordinamento tra il livello di pianificazione regionale e gli strumenti di programmazione locale che è attualmente inefficace. Ferma restando l’autonomia dei Comuni nella definizione dei loro strumenti, che va anzi valorizzata, è necessario che la Regione fissi le regole di garanzia e di partecipazione degli enti territoriali, così da assicurare uno sviluppo sostenibile".

Difesa del suolo e tutela del paesaggio devono insomma saper convivere armoniosamente con la cura degli interessi pubblici funzionalmente collegati alla materia urbanistica, magari regolamentando l’istituto della perequazione che oggi è portato avanti dai singoli enti un quadro normativo comune. "Per questo – dice Agresti illustrando la mozione – ho voluto insistere sul minor consumo del territorio possibile, prevedendo che una nuova legge urbanistica privilegi il recupero e la riqualificazione dei volumi esistenti sulla realizzazione ex novo di altri edifici, così da valorizzare territori già urbanizzati difendendo i caratteri tradizionali".

E parallelamente al minor consumo possibile di territorio, la nuova urbanistica del Pdl persegue la minimizzazione dell’impatto energetico: "Oltre alla promozione e all’incremento di produzione di energia da fonti rinnovabili – si legge proprio nella mozione del Pdl – la Regione deve incentivare l’applicazione della bioclimatica. Gli edifici, solo per la loro forma e orientamento, riescono a sfruttare l’energia presente nella radiazione solare, riducendo di conseguenza l’utilizzo di energia da fonti non rinnovabili". Tutto questo ha sotteso un motto: ricondurre l’urbanistica fuori dalle stanze della politica.

"In Toscana – spiega Magnolfi – è diffusa la ‘tecnica’ di elaborare gli strumenti urbanistici nelle stanze ‘politiche’ e di spacciare per trasparenza l’organizzazione di forum, convegni, dibattiti aperti, fino all’apertura dei cosiddetti Urban Center, costose strutture inutili rispetto alle scelte politiche finali e funzionali semmai solo a soddisfare le attese economiche di professionisti tecnici incaricati, quasi tutti con adeguata tessera politica in tasca. E’ un modo che, puntando unicamente al mantenimento e alla capitalizzazione del consenso politico, finora ha solo prodotto delle mostruosità urbanistiche.

E’ il solito ‘sistema’ del governo della sinistra. E va spezzato".

Notizie correlate
In evidenza