Piana Fiorentina: nel 2° trimestre 2010 diminuiscono le imprese artigiane

Sono 11.717 quelle attive, distribuite per il 37% a Sesto Fiorentino (4.348 attività), il 31% a Campi Bisenzio (3.640), il 17% a Calenzano (1.928) e il 15% a Signa (1.801)

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
12 ottobre 2010 14:25
Piana Fiorentina: nel 2° trimestre 2010 diminuiscono le imprese artigiane

I dati, relativi al 2° trimestre 2010, attestano una situazione sostanzialmente stazionaria rispetto all’analogo periodo del 2009: diminuiscono le imprese attive dello 0,3%, ma calano di circa il 25% anche le cessazioni. A renderlo noto il «Rapporto Confartigianato sullo stato dell’economia nei territori della Piana Fiorentina». “La stato dell’imprenditoria locale dà inoltre timidi segnali di miglioramento rispetto al 1° trimestre del 2010 – dichiara il presidente di Confartigianato Sesto Fiorentino, Paolo Gori – Le imprese sono infatti cresciute del 7% ma, soprattutto, le cessazioni sono diminuite del 59%”. I pilastri dell’economia rimangono il commercio all’ingrosso e al dettaglio (27% del totale delle imprese), il manifatturiero (20%) e le costruzioni (19%). Sul versante credito, continua la fame delle piccole imprese artigianali e commerciali che, nel 1° semestre del 2010, hanno fatto crescere le loro richieste del 3,7% rispetto all’analogo periodo del 2009.

Non solo aumentate, ma anche di cattiva qualità: il 43,51% delle richieste è infatti avanzato per esigenze di liquidità, il 38,65% per investimenti e il 17,84% per affidamenti a breve termine (scoperto di conto corrente, anticipi). “Dati – commenta Gori – che dimostrano come la questione dell’accesso al credito delle piccole e medie imprese rimanga senza soluzione, nonostante proclami e annunci di buone intenzioni da parte di banche e istituzioni. Occorre invece che gli istituti di credito accompagnino passo passo il percorso di uscita dalla crisi del tessuto imprenditoriale, oltre che abbandonino condotte riprovevoli come l’introduzione di commissioni alternative a quella di massimo scoperto, più onerose anche di 10 volte”.

“Infine – conclude – ci preoccupa il rischio di inasprimento delle condizioni di accesso al credito che l'evoluzione di Basilea II (la cosiddetta Basilea III) potrebbe causare". La piccola e micro impresa si rivolge per il 57% agli istituti bancari del territorio (banche di credito cooperativo per il 23,45% e banche territoriali per il 33,63%), chiedendo, in media, finanziamenti in 62 mesi per un importo di 48.854 euro. Il numero di richieste respinte e ridimensionate (diminuzione dell’importo concesso o richiesta di ulteriori garanzie) appare eccessivo, toccando quota 24,42%. Il settore che manifesta maggiori esigenze di credito è quello dell’edilizia seguito da quello del benessere (acconciatori ed estetisti) richieste, in quest’ultimo caso, prevalentemente per investimenti.

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