Benedetto Ferrara dà un ''calcio alla filosofia''

Si è svolto ieri presso la Caffetteria della Biblioteca delle Oblate l’incontro “Un calcio alla filosofia” con il giornalista Benedetto Ferrara.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
07 aprile 2010 15:14
Benedetto Ferrara dà un ''calcio alla filosofia''

Una Caffetteria delle Oblate gremita di presenze ha accolto ieri sera Benedetto Ferrara, invitato a presenziare l’incontro “Un calcio alla Filosofia” nell’ambito del secondo appuntamento del nuovo Caffè Filosofico FiloLè. Il giornalista de La Repubblica, autore di un blog (http://ferrara.blogautore.repubblica.it) e di una trasmissione musicale sull’emittente radiofonica Controradio (“The Nightfly, in onda il lunedì sera) ha parlato di calcio e non solo, incalzato dalle domande dei tanti curiosi, ai quali ha risposto col suo solito stile pacato e riflessivo. All’immancabile domanda sulla costruzione della Cittadella Viola ha risposto con molta ironia, consigliando di “scindere la propria vita da tifoso dagli ancestrali dubbi sulla realizzazione della Cittadella Viola”, visti i lunghi tempi previsti per la costruzione ed i tanti nodi che ne rallentano lo sviluppo, che probabilmente verranno sciolti solo a gennaio del prossimo anno.

Sul “tormentone” Prandelli ha preferito glissare, ricordando però a tutti cosa accadde nell’89, quando Roberto Baggio venne praticamente messo “con le spalle al muro” dai Pontello, grazie ad una strategia mediatica studiata “a tavolino” (la firma del giocatore per la squadra bianconera arrivò soltanto l’ultimo giorno utile al trasferimento, nonostante sei mesi tormentati in cui ipotesi, dubbi e smentite si accavallarono senza sosta, giorno dopo giorno). Dal calcio alla politica il passo è breve, perché oggi il calcio “è soprattutto visibilità mediatica globale” e racchiude in sé interessi economici di tale portata che lo portano inevitabilmente ad intrecciarsi con le vicende politiche e sociali dei Paesi. Benedetto Ferrara non si è lasciato sfuggire l’occasione di parlare della sua amata Firenze, “città stupenda dalla quale però ogni tanto bisogna saper evadere, altrimenti poi succede che ci si ritrova tutti a strapparsi i capelli per la Cittadella Viola” e dello scarso “coinvolgimento emotivo” che Firenze riesce ad evocare sui giovani, soprattutto se rapportata a una città simile (per dimensioni) come Bologna. Il giornalista de La Repubblica si è poi soffermato a parlare del proprio mestiere, ricco di privilegi ma anche di insidie, ricordando ai presenti che “informare è un dovere” e consigliando chi si vuole avvicinare al giornalismo di “raccontare storie senza mai lasciarsi ingannare dalle apparenze, stando sempre attenti alle sfumature” e di farlo cercando di “mantenere sempre la propria credibilità”, che alla fine è proprio la chiave vincente di chi esercita questa professione con passione e serietà.

Massimiliano Locandro

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