Supervisiva - Lucia Marcucci

Carlo Frittelli presenta una significativa esposizione di un’artista “storica” che si muove dai primi anni Sessanta nell’ambito della contaminazione tra le arti visive e i linguaggi dello spettacolo, della musica e delle comunicazioni di massa.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
18 marzo 2010 15:22
Supervisiva - Lucia Marcucci

Fondatrice e animatrice - con Eugenio Miccini, Luciano Ori e Lamberto Pignotti - del Gruppo '70, Lucia Marcucci (Firenze 1933) ha approfondito nel corso degli anni la sua poetica di destrutturazione del messaggio pubblicitario, per produrre pratiche alternative alla finalità di conquista del consenso necessario all'organizzazione economico-culturale che lo produce. Un’arte critica e impegnata che caratterizza anche Supervisiva, in corso dal 19 marzo al 15 giugno da Frittelli Arte in via Val di Marina. La mostra introduce al visitatore i tre cicli di opere a cui Lucia Marcucci si è dedicata recentemente: digital poems, città larga e poesia dislessica. Le poesie visive del ciclo digital poems sono ospitate nella sala centrale assieme ad un progetto site specific per la galleria di mt 2 X 18 collocato sulla parete di fondo.

Tema centrale è l'analisi della comunicazione dello scenario culturale nato con la rivoluzione digitale. Lucia Marcucci ha selezionato materiale proveniente dalla rivista californiana Wired - raccolta fin dagli anni novanta e definita su Wikipedia “la bibbia di internet” - per realizzare dei collages che vengono digitalizzati e stampati su tela di PVC o su lastre per light boxes. L'ambito urbano appartiene invece al ciclo città larga realizzato manomettendo la pubblicità stradale più diffusa e pervasiva: gli stendardi in stoffa appesi ai pali dell'illuminazione pubblica.

Segno caratteristico della periferia cittadina, questi messaggi pubblicitari sono portatori di immagini concepite secondo logiche popolari che mai si discostano dai più consolidati cliché. L'azione sovvertitrice del messaggio si pone come unica poetica attuabile per ristabilire il diritto alla fruizione dello spazio città. Il ciclo più recente è poesia dislessica dove l'artista si confronta con l'uso delle lettere dell'alfabeto fuori dal contesto delle parole e quindi dei linguaggi, mettendo lo spettatore in uno stato di disorientamento percettivo che è simile a quello che proviamo non decifrando la scrittura di lingue sconosciute.

La pittura usata per il fondo su cui incolla brani di alfabeti riconduce la fruizione ad un elemento di comunicazione primordiale. In occasione della mostra è stato realizzato un catalogo con testi di Enrico Ghezzi e Francesco Galluzzi. Il volume esce per Carlo Cambi editore che già da alcuni anni presenta una collana dedicata alla poesia visiva e di Lucia Marcucci ha pubblicato Weil – Lettere, riduzione editoriale del libro d'artista presentato alla Biennale di Venezia del 2009. AL

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