Alla maniera d’oggi— Base a Firenze

Firenze ha sofferto, nel suo avvicinamento ai linguaggi dell’arte contemporanea, del retaggio rinascimentale, che ha imposto un’immagine di città della storia, a scapito della conoscenza di un’arte d’oggi di qualità.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
04 febbraio 2010 20:16
Alla maniera d’oggi— Base a Firenze

Giorgio Vasari scriveva nelle Vite «Alla maniera d’oggi», per raccontare le novità del linguaggio artistico dei maestri del Rinascimento. E «Alla maniera d’oggi— Base a Firenze» è il titolo che accompagna la mostra del progetto «ToscanaInContemporanea», inaugurata a Firenze in otto diverse e storiche sedi museali (aperta fino all’11 aprile). Otto sono gli artisti scelti per un dialogo attraverso i secoli che si muove lungo un percorso espositivo che si snoda tra alcuni dei luoghi più suggestivi di Firenze.

A cominciare da piazza San Giovanni, dove Remo Salvadori ha realizzato un intreccio circolare di cavi d’acciaio senza inizio né fine attorno alla colonna di San Zanobi, realizzando un simbolo del moto perpetuo e stasi permanente. Mario Airò fa ingresso invece nella monumentale biblioteca del Museo di San Marco dove i suoi filamenti luminosi al neon e i suoi laser dialogano con gli antichi codici miniati. Marco Bagnoli ha creato due installazioni: una nella basilica di San Miniato al Monte e l’altra nel palazzo Strozzi Sacrati in piazza Duomo; mentre Massimo Bartolini alla Galleria dell’Accademia cerca di ritessere un dialogo senza mediazioni con l’arte antica inserendo un vaso di fiori freschi davanti a due tavole di Lorenzo Monaco. Paolo Masi presenta le sue Riflesse-Riflessioni nel Chiostro di Sant’Antonino al Museo di San Marco; così come Massimo Nannucci nel Cenacolo di Ognissanti duplica virtualmente alcuni elementi architettonici della sala col Cenacolo del Ghirlandaio.

Maurizio Nannucci gioca con il neon sulla facciata degli Uffizi, ricordando appunto con una scritta luminosa blu che L’arte è sempre stata contemporanea. Infine Paolo Parisi al Chiostro dello Scalzo crea un’opera sintesi tra pittura, scultura e architettura attraverso un’altra arte: la musica, in una specie di sinfonia di colori. di Alessandro Lazzeri

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