Pensaci, Giacomino!

Al Teatro della Pergola il secondo appuntamento con la drammaturgia pirandelliana nell’edizione di Enzo Vetrano e Stefano Randisi.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
30 gennaio 2010 16:50
Pensaci, Giacomino!

Il berretto a sonagli, L'uomo, la bestia e la virtù, e il recentissimo I Giganti della Montagna compongono insieme a Pensaci, Giacomino! il lavoro che i registi/attori siciliani Enzo Vetrano e Stefano Randisi, allievi prima e interpreti poi della compagnia di Leo De Berardinis, hanno dedicato fin dal 1999 a Luigi Pirandello. L’innovativa lettura della commedia dei due artisti, già alla seconda stagione di repliche, segnalata anche ai Premi Olimpici del Teatro 2009, offre un raro recupero di alcuni stralci dell’edizione originale scritta in dialetto siciliano per Angelo Musco nel 1916.

Lo scalpore destato dai temi attraversati da Pensaci, Giacomino! anticipa di sei anni il debutto teatrale dell’opera e comincia con la pubblicazione della novella omonima sulle colonne del Corriere della Sera nel 1910. Il “lavoro audacissimo”, come lo stesso Pirandello definiva la novella in una lettera al figlio Stefano, consente oggi ai due registi di compiere un viaggio attualissimo nel nucleo familiare e nei suoi molteplici riflessi e contraddizioni: “Attraverso questo testo apparentemente comico e irriverente – scrivono Enzo Vetrano e Stefano Randisi - la nostra attenzione si può focalizzare allora sulla famiglia e sugli squilibri che possono esplodere al suo interno, scaraventandoci in un’attualità drammatica e agghiacciante, che ci coinvolge tutti e ci fa riflettere sugli aspetti diametralmente opposti della violenza e del rispetto”. Agostino Toti/Enzo Vetrano, vecchio professore di liceo anticonformista ante litteram dichiara la sua intenzione di 'vendicarsi' contro il governo che lo ha costretto a una vita solitaria a causa di uno stipendio da fame, sposando una ragazzina giovanissima che beneficerà a vita della pensione che lo Stato sarà costretto a versarle in quanto sua vedova.

Il caso di Lillina, figlia del bidello della sua scuola, messa incinta da Giacomino Delisi, un suo ex alunno, e adesso cacciata di casa dai genitori gli offre la possibilità di realizzare il suo piano. Per qualche anno il professore permette alla giovane moglie e al suo amante di incontrarsi nella sua casa, fa da nonno al bimbo nato dalla loro relazione, e trova anche un posto in banca a Giacomino, beandosi della felicità conquistata con questa inattesa famiglia e ostentando indifferenza per le reazioni scandalizzate della gente di fronte a un inequivocabile, inaccettabile menage à trois.

Ad un certo punto però, Giacomino comincia a disertare la casa del professore e la giovane madre è annientata dal dolore. Agostino Toti ne cerca il motivo, e scopre che la sorella di lui, con la complicità di un prete viscido e indegno, Padre Lanolina/Stefano Randisi, lo ha fatto fidanzare a una “giovine orfana e perbene” al fine di liberarlo da questa condizione immorale. Con la determinazione di un paladino della giustizia e della vera moralità si precipita da Giacomino e riesce a riportarlo a casa sua dopo averlo minacciato, implorato e infine commosso con il richiamo alla paternità e all’amore di Lillina. "Commedia morale dunque - sottolineano i registi - umoristica ma anche grottesca, con un personaggio che sembra voler affrontare l’ipocrisia del mondo senza la maschera di un ruolo sociale, quello di marito, perché di questo ruolo si libera subito, dichiarando di non volerlo essere.

Ma a guardar bene…" “Tu sarai la mia figliola, la mia figliola bella”: con queste parole si chiude il primo atto, e per tutto il secondo e il terzo da padre si comporta con lei, e anche con l’amante di lei, Giacomino. Ma questa famiglia aperta, trasgressiva, sui generis, vissuta come un’offesa da tutta la comunità civile, acquista nella mente del professore una valenza etica che va protetta e difesa con tutte le forze e così, fatalmente, come in un gioco di scatole cinesi, la 'non famiglia' viene intrappolata nella stessa idea claustrofobica di famiglia, e i suoi componenti soggiogati a meccanismi di compressione e prepotenza."

Da martedì 2 a domenica 7 febbraio 2010. Orario spettacoli: dal martedì al sabato ore 20:45, domenica ore 15:45. Prezzi biglietti interi: platea: 27 + 3 euro (diritto di prevendita) 30 euro; posto Palco 20 + 2 euro (diritto di prevendita) 22 euro; galleria 12 + 2 euro (diritto di prevendita) 15 euro.

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