Tessile e Moda: il bilancio preconsuntivo del 2009

I dati del Centro Studi di Pitti Immagine Uomo. Per la moda maschile italiana si stima un calo di fatturato del -9,7% nel 2009. La domanda estera, a seguito della recessione mondiale, ha condizionato le performance del comparto

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
14 gennaio 2010 14:51
Tessile e Moda: il bilancio preconsuntivo del 2009

Per la moda maschile italiana (in un’accezione che comprende l’abbigliamento esterno in tessuto ed a maglia, la camiceria, le cravatte e l’abbigliamento in pelle), secondo le prime (e ancora provvisorie) stime, basate sia sulle indicazioni provenienti dalle imprese associate a SMI sia sull’andamento congiunturale del quadro macroeconomico di riferimento - dove non mancano segnali di ripresa -, l’anno 2009 si dovrebbe chiudere con una contrazione del giro d’affari pari al -9,7%, che porterà il fatturato settoriale al di sotto dei 9 miliardi di euro, raggiunti negli anni precedenti.

Sul risultato del menswear ha inciso in via principale il crollo della domanda mondiale innescatosi a seguito dell’esplosione della crisi finanziaria: del resto, per un comparto che esporta oltre il 50% della propria produzione, il calo delle vendite estere in tutti i principali mercati di sbocco (specie nelle aree extra-europee) ha determinato un significativo ridimensionamento dell’attività settoriale, con punte di minimo senza precedenti. Pur interessata da dinamiche negative, la domanda interna ha dimostrato maggior capacità di tenuta: tuttavia, essendo cronicamente atona, non è stata certo sufficiente a risollevare le sorti del comparto nel corso del 2009.

Si stima che le performance negative, pur con intensità differenti, accomuneranno i bilanci settoriali di tutti i micro-comparti di cui si compone la moda maschile in questa accezione: abbigliamento in pelle e cravatte archivieranno il 2009 con risultati particolarmente gravi; il vestiario esterno dovrebbe presentare una perdita superiore al -11%, mentre maglieria esterna e camiceria dovrebbero contenere le perdite entrambi su ritmi di poco superiori al -8%. La dinamica della produzione nazionale, che già lo scorso anno aveva evidenziato segnali di difficoltà, assiste ad un forte deterioramento presentando una flessione pari al -12,6%.

Sul trend hanno inciso anche gli stock: risultati, come per la maggior parte dei comparti della filiera, sovradimensionati all’esplosione della crisi, sono stati progressivamente erosi nel corso dell’anno, con inevitabili ripercussioni sul ciclo produttivo. Sul fronte del mercato del lavoro, durante il 2009 anche le imprese del comparto in esame hanno fatto ampio ricorso agli ammortizzatori sociali. Tuttavia, secondo quanto rilevato nelle indagini campionarie interne, la perdita occupazionale per il comparto dovrebbe superare il tasso medio rilevato per gli operatori del “valle” della filiera (-6%).

In linea con la tendenza generale sperimentata da tutta la filiera Tessile-Moda (che, sulla base dei preconsuntivi elaborati da SMI dovrebbe assistere ad un calo dell’export del -20,3% su base annua), nel 2009 anche il menswear evidenzia una forte contrazione delle vendite estere: si stima un -14,1%, che va ad aggravare la perdita (-1,8%) del 2008. Anche per le importazioni ci si attende un decremento, pur su ritmi meno sostenuti, prossimi al -3%. Per l’attivo commerciale settoriale si stima, pertanto, un significativo ridimensionamento, che porterà il livello al di sotto della soglia del miliardo di euro.

Un quadro maggiormente dettagliato relativo all’andamento e alle performance sui mercati internazionali della moda uomo si ottiene analizzando il commercio con l’estero nei primi nove mesi del 2009, sulla base dei dati di fonte ISTAT ad oggi disponibili. Da gennaio a settembre la moda maschile ha sperimentato una contrazione delle vendite estere pari al -14,6%. Le perdite più significative hanno interessato in particolare le economie più colpite dalla recessione mondiale.

Le aree extra-UE, che negli anni più recenti avevavo trainato il comparto, hanno perso complessivamente il -20%: sul risultato hanno inciso, del resto, i cali sperimentati sui principali mercati di sbocco del menswear, come USA (-22,8%), Russia (-31,3%), Giappone (-14,6%). Nell’area intra-UE (che ha evidenziato un calo complessivo del -10,1%) è possibile distinguere da un lato tra i Paesi più colpiti dalla crisi mondiale, come Spagna e Regno Unito, che hanno evidenziato perdite molto elevate (rispettivamente -17,7% e -16,3%) e, dall’altro, Francia e Germania che, evidenziando contrazioni piuttosto contenute (rispettivamente pari al -4,2% e al -7,2%), hanno assicurato maggiori soddisfazioni agli operatori del settore, confermando il loro peso sull’export di comparto.

Nel medesimo periodo, anche sul fronte delle importazioni si assiste ad un decremento, pari al -5,4%. In tal caso, le perdite di maggior rilievo si evidenziano per le piazze intracomuniatrie (-9,4%), mentre nel caso delle merci provenienti dall’extra-UE la contrazione si è arrestata al -3,2%. In controtendenza rispetto al quadro generale ora delineato, risultano in crescita le importazioni di capi maschili da Cina e Bangladesh. Primo fornitore di moda uomo dell’Italia, con una quota pari al 30,6%, nei primi tre trimestri del 2009 la Cina ha messo a segno un nuovo incremento, pari al +7%, che porta il valore dell’import a 929 milioni di euro.

Anche l’import proveniente dal Bangladesh mostra un sostenuto tasso di crescita, pari al +13,2%. L’incidenza delle importazioni da questa Nazione sull’import totale di moda uomo sfiora, pertanto, il 6%. Risultano in calo, invece, le importazioni da aree relativamente vicine: la Tunisia, secondo fornitore (pur con una quota dell’ 8,3%, ampiamente staccato, quindi dalla Cina) ha sperimentato una flessione del -19,8%, la Romania del -13,5%, la Turchia del -20,3%. Piuttosto soddisfacente, invece, il trade con la Francia: le importazioni dal Paese transalpino hanno arrestato il calo al -4,8%.

L’attività settoriale del 2009 non ha potuto giovarsi di un contributo particolarmente favorevole della domanda interna: con riferimento all’anno solare, si dovrebbe infatti registrare un decremento in termini nominali dei consumi (sia familiari sia extra-familiari, comprensivi di scorte) pari al -7,1% rispetto all’anno 2008. A livello di linea di prodotto, i dati più aggiornati sul sell-out invernale fanno riferimento alla stagione Autunno/Inverno 2008-2009, che ha chiuso con un calo delle vendite a valore pari al -5%.

Abbigliamento in pelle e cravatte non hanno arrestato il trend pesantemente negativo, che da qualche stagione sta interessando queste due linee di prodotto, facendo segnare un ulteriore decremento, superiore al -20%. Vestiario esterno (specie a causa delle difficoltà del “classico”) e maglieria esterna hanno evidenziato contrazioni del sell-out in linea con la media di comparto, su tassi del -5% circa. Al contrario, la camiceria ha assistito ad un incremento delle vendite correnti, pari al +1,4%, rispetto al corrispondente periodo del 2007/2008.

Osservando le performance ottenute dai singoli format distributivi, nell’A/I 2008-2009 gli incrementi di vendita più significativi hanno interessato le catene/franchising (+18,7%), gli ambulanti (+14%) e gli outlet (compresi nella categoria “altri canali”). A fronte di simili risultati, le catene monomarca di moda uomo hanno raggiunto una quota di mercato pari al 22% del sell-out di comparto intermediato in Italia. Il dettaglio indipendente, in calo da molte stagioni, ha sperimentato un aggravamento da ricondurre alla situazione congiunturale generale, ma anche al cambiamento nello stile di consumo delle famiglie italiane: il tasso di decremento, in una sola stagione, ha quasi raggiunto il -13%.

Nonostante ciò, il canale tradizionale si conferma leader per il comparto, detenendo la maggior quota di mercato, pari al 44%. Con riferimento alla stagione in corso (A/I 2009-2010), secondo le stime di Sita Ricerca non si evidenzia un’inversione di tendenza per il comparto, ma anzi si prospetta una prosecuzione della dinamica negativa (nel bimestre settembre-ottobre il sell-out a valore dovrebbe calare del -3% circa). Tuttavia, per il periodo natalizio e la stagione dei saldi si prevede un recupero del sell-out, che dovrebbe assicurare al comparto una nuova iniezione di dinamismo. Sulla base delle rilevazioni campionarie condotte SMI, gli ordini per la prossima P/E 2010, pur parziali al momento della raccolta dati, non indicano un’inversione di trend, almeno limitatamente al primo trimestre del nuovo anno.

La ripresa della domanda mondiale troverà, comunque, le imprese italiane della moda maschile, grazie alla competitività internazionale di cui godono, pronte a sfruttare le opportunità che si dischiuderanno sui mercati e a sfruttare con flessibilità e creatività le nuove leve di consumo, che caratterizzeranno lo scenario post-crisi per affermare nuovamente la propria leadership in termini di stile e di qualità.

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