Arresti per Associazione mafiosa: le accuse dal sequestro di persona all'usura

L'operazione Martingala ha toccato stamani la Toscana su indicazione della Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze per riciclaggio/reimpiego nel tessuto economico dei proventi illeciti. Sequestri di imprese, beni immobili e disponibilità finanziarie, in Italia ed all’estero. La vicepresidente del Senato, Rosa Maria Di Giorgi (PD): "Infiltrazioni mettono a rischio tessuto economico sano"

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
19 febbraio 2018 12:02
Arresti per Associazione mafiosa: le accuse dal sequestro di persona all'usura

Sono 14 i soggetti colpiti da ordinanza di custodia cautelare in carcere o domiciliare emessa dal Giudice per le Indagini Preliminari presso il Tribunale di Firenze su richiesta della locale Direzione Distrettuale Antimafia, ritenuti responsabili a vario titolo dei reati di associazione per delinquere, estorsione, sequestro di persona, usura, riciclaggio ed autoriciclaggio, abusiva attività finanziaria, utilizzo/emissione di fatture per operazioni false, trasferimento fraudolento di valori, aggravati del metodo mafioso di cui all’art.

7 della legge n. 203/91. Personale dei Comandi Provinciali dei Carabinieri e della Guardia di Finanza di Firenze stanno eseguendo anche sequestri di imprese, beni immobili e disponibilità finanziarie, in Italia ed all’estero. Contemporaneamente, su ordine della Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, sono in corso di esecuzione ulteriori provvedimenti restrittivi e di sequestro per plurime condotte illecite, tra le quali l’associazione mafiosa.Nella mattinata odierna circa 200 militari appartenenti ai Comandi Provinciali dei Carabinieri e della Guardia di Finanza di Firenze, nell’ambito dell’operazione denominata “VELLO D’ORO”, hanno dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare disposta dal Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale del Capoluogo Toscano – Dott.ssa Paola Belsito – su richiesta della locale Procura Distrettuale Antimafia, emessa nei confronti di 14 persone (11 in carcere e 3 ai domiciliari), residenti tra la Calabria e la Toscana.

Contestualmente alle misure cautelari personali, su richiesta del P.M., il GIP ha disposto anche il sequestro preventivo di 12 società, 5 con sede in Italia e 7 all’estero (per queste ultime è stata avviata specifica attività di assistenza giudiziaria internazionale in Slovenia, Gran Bretagna, Austria, Croazia e Romania) e di numerosi conti correnti bancari.

In totale, sono 18 le persone indagate nei cui confronti vengono contestate le ipotesi di reato che vanno dall’associazione per delinquere, all’estorsione, al sequestro di persona, all’usura, al riciclaggio ed autoriciclaggio, all’abusiva attività finanziaria e all’utilizzo/emissione di fatture per operazioni inesistenti nonché al trasferimento fraudolento di valori. È stata contestata anche l’aggravante del metodo mafioso di cui all’art. 7 della legge n. 203/91.

Il provvedimento giudiziario eseguito dai militari appartenenti alle due Forze di Polizia è stato emesso a conclusione di complesse ed articolate indagini, avviate a seguito di una denunzia di un imprenditore toscano in quanto vittima di un’attività di usura e di minacce operate un imprenditore calabrese, di fatto domiciliato a Vinci (FI)], poiché, a fronte di un prestito ricevuto per € 30.000, avrebbe dovuto restituire una somma di denaro maggiorata di interessi (usurari) corrispondenti al 17% in un solo giorno (per un importo pari ad oltre € 35.000).

Le investigazioni, svolte anche con l’ausilio di indagini tecniche, - coordinate dal Procuratore Ettore Squillace Greco (applicato alla DDA di Firenze) e, più di recente, dal Sost. Proc. dott.ssa Giuseppina Mione - sono state condotte inizialmente dal Reparto Operativo dei Carabinieri di Firenze e, a partire dal novembre 2014, co-delegate anche al G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di Finanza di Firenze, riuscendo ad individuare un sodalizio criminale ben strutturato di cui facevano parte, tra gli altri, soggetti legati ad elementi di spicco delle famiglie ‘ndranghetiste dei “BARBARO” e dei “NIRTA”, attive nella zona del litorale jonico della provincia di Reggio Calabria.

Il prosieguo delle indagini ha permesso di individuare un’articolata organizzazione criminale di origini calabrese - operante in Toscana ed in Calabria, nonché in diversi Stati europei quali la Slovenia, la Croazia, l’Austria, la Romania ed il Regno Unito – costituita attorno ad un soggetto risultato a capo di una rete di aziende costituite ad hoc per generare voluminose movimentazioni finanziare (pagamenti di fatture relativi a costi fittizi) “strumentali” per costituire ingenti quantità di denaro contante a disposizione dei sodali, da destinare a nuove attività illecite ovvero da riciclare/reimpiegare in attività commerciali.

Più in particolare, con la fattiva collaborazione del nipote dell’omonimo capo indiscusso della ‘ndrina “La Maggiore” di San Luca, ucciso nel 1995 faceva confluire in conti correnti esteri intestati a società “cartiere” (in gran parte intestate a prestanome) rilevanti somme di denaro da riutilizzare come prestiti di denaro contante ad imprenditori conciari toscani, questi ultimi gravemente indiziati di essere ben consapevoli della provenienza illecita del denaro e complici del sistema criminale ideato dai menzionati calabresi.

Gli imprenditori toscani, infatti (indagati anche per il reato di riciclaggio), restituivano ai loro “finanziatori” le somme di denaro ricevute in prestito, maggiorate di interessi celando la dazione di denaro attraverso il pagamento di false fatture di acquisto di pellame, emesse da una S.r.l con sede nel pisano e materialmente predisposte dal contabile di fiducia.

In questo modo, gli imprenditori toscani – alcuni dei quali destinatari della odierna misura cautelare in carcere (3 persone) o domiciliare (3 persone) – si finanziavano ottenendo denaro contante (da utilizzare principalmente nella retribuzione “in nero” dei dipendenti) e, annotando in contabilità le citate false fatture, abbattevano gli utili delle proprie aziende (quindi pagavano una minore imposta sul reddito delle persone giuridiche), registravano un credito IVA fittizio e, quindi, scaricavano sull’erario il “costo” del finanziamento illecitamente ottenuto.

In ultima analisi, il sistema fraudolento così congeniato faceva gravare sulle casse dell’Erario il costo del denaro contante ricevuto dagli imprenditori toscani e, di converso, il profitto illecito dei calabresi. Infatti, il “prezzo” pagato dagli imprenditori toscani per il finanziamento ottenuto era, di fatto, celato sotto forma di IVA corrisposta per il pagamento delle menzionate fatture false (imposta poi portata a credito nelle liquidazioni periodiche dagli stessi imprenditori) mentre le società emittenti le citate fatture non hanno mai provveduto a versare l’IVA incassata.

Soffermandosi poi sulla natura degli stretti rapporti è stato possibile circostanziare l’aggravante del metodo mafioso.

In concomitanza con l’operazione “VELLO D’ORO”, la Direzione Investigativa Antimafia di Reggio Calabria ed i militari del locale Comando Provinciale della Guardia di Finanza, hanno dato esecuzione ad un provvedimento di fermo di indiziato di delitto della Procura della Repubblica di Reggio Calabria – Direzione Distrettuale Antimafia –emesso nell’ambito dell’operazione denominata “MARTINGALA” nei confronti di 27 persone (di cui 4 destinatarie anche del provvedimento dell’A.G. toscana), ritenute responsabili a vario titolo dei reati di associazione mafiosa, riciclaggio, autoriciclaggio, reimpiego di denaro, beni, utilità di provenienza illecita, usura, esercizio abusivo dell’attività finanziaria, trasferimento fraudolento di valori, frode fiscale, associazione a delinquere finalizzata all’emissione di false fatturazioni, reati fallimentari ed altro.

"L'inchiesta denominata Vello D'Oro ci dice che purtroppo i meccanismi distorti e subdoli che legano la criminalità al sistema economico e antidemocratico stanno attecchendo anche in Toscana. Nel ringraziare gli inquirenti della DDA e le Forze dell'Ordine che hanno collaborato a questa inchiesta, dobbiamo dunque constatare con preoccupazione come l'intreccio tra imprenditori corrotti, false fatturazioni, prestiti usurari, e malavita stia trovando terreno fertile anche nella nostra regione. Una situazione cui dobbiamo reagire con forza.

E' per questo che per noi del Pd la lotta all'evasione fiscale è stata e sarà una priorità di governo". Lo dichiara la vicepresidente del Senato, Rosa Maria Di Giorgi, candidata alla Camera, Collegio uninominale Firenze-Scandicci. "Bisogna agire sia sul fronte del contrasto militare alla criminalità organizzata, che su quello delle normative - dice Di Giorgi - In questo senso vanno le diecimila assunzioni già previste tra carabinieri, poliziotti, finanzieri e agenti penitenziari, come pure la stretta nella lotta all'evasione fiscale, che abbiamo già efficacemente condotto in questi anni raddoppiando i livelli del 2011, e che intendiamo rafforzare ancora per favorire le imprese che lavorano onestamente e che aiutano la crescita sana e democratica di questo Paese" conclude la vicepresidente del Senato.

"Chi ha amministrato questa regione ha sottovalutato il fenomeno delle infiltrazioni mafiose e l'operazione di oggi ne è solo l'ultimo esempio" così Renato Scalia, ex ispettore DIA e candidato M5S del territorio empolese, in relazione all'operazione "Dopo un 2017 che si può definire annus horribilis, con numerosissime operazioni antimafia eseguite nella nostra regione, arriva l'ennesima conferma di come il crimine organizzato, in questo caso la 'ndrangheta, sia passato dall'infiltrazione alla colonizzazione dei nostri territori" prosegue Scalia. "Eppure, come nelle altre relazioni annuali, anche nell'ultima la Direzione nazionale antimafia aveva lanciato allarmi ben circostanziati, parlando di: "continua emersione di spunti investigativi che vedono la presenza di appartenenti a cosa nostra, ‘ndrangheta e camorra, operare in Toscana in concorso con elementi del luogo" e in un altro passaggio di come "la criminalità organizzata continui a manifestarsi in Toscana attraverso spiccate capacità imprenditoriali, con una significativa penetrazione e condizionamento di ambienti politico-amministrativi, anche, ricorrendo a comportamenti corruttivi"" precisa il candidato M5S."Il nostro plauso a magistratura e Forze di polizia che continuano ad ottenere risultati eccellenti come questi di oggi, nonostante tutti gli ostacoli posti da chi ha governato questo Paese sino ad ora: tagli alla sicurezza, svuotacarceri, indulti, limitazioni alle intercettazioni, riduzione del personale delle Forze dell'ordine con un rilevante depauperamento degli uffici investigativi e tanto altro" conclude Renato Scalia.

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