Alluvione 1966 2016: il Presidente Mattarella a Firenze

Una intera giornata dedicata al ricordo, all'accoglienza ed al ringraziamento per gli Angeli del fango nelle foto del nostro Alessandro Zani

Antonio
Antonio Lenoci
04 novembre 2016 19:55

Appassionato l'intervento del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel Salone de' 500 di Firenze alla presenza delle autorità cittadine e di numerosi Angeli del fango cui è stata dedicata l'intera ricorrenza del 4 novembre 2016 a 50 anni dall'Alluvione che ha sconvolto e segnato per sempre il volto dei fiorentini.Non è la lingua di Dante la più sussurrata tra le pareti di Palazzo Vecchio, ma sono accenti provenienti da tutto il mondo a scandire le ore che dal primo mattino scoprono una città più presente e sensibile al proprio passato.Nei fiorentini, senza tradire la compostezza, prendono corpo i ricordi e la città piano piano si stringe attorno alle Forze Armate che in piazza dell'Unità d'Italia ricordano il centenario della Grande Guerra e la partecipazione all'emergenza post alluvione.

Successivamente l'attenzione si sposta verso piazza della Signoria dove prende vita una giornata ricca di eventi tra immagini d'epoca ed elaborazione di dati reali e statistici. 37 i morti sul territorio, 17 in città e 18 in provincia: per loro un minuto di silenzio durante il Consiglio comunale straordinario.Una giornata occasione di dibattito pubblico, ma anche di riappropriazione della storia attraverso alcuni eventi simbolici quali la presentazione di un annullo filatelico presso l'Istituto Geografico Militare con besposizione della planimetria dell'Arno esondato nel novembre '66, fino al restauro de L'ultima cena di Giorgio Vasari riallocata in Santa Croce dopo un lavoro svolto per 10 lunghi anni dall'Opificio delle Pietre Dure su cinque tavole di legno che sembravano perdute tanto da restare per 40 anni in deposito, sepolte.

Ma anche la presenza del Presidente della Repubblica sul riaperto Lungarno Torrigiani ha rappresentato, dopo la voragine apertasi nel maggio scorso e 35mila ore di lavoro ininterrotto, una cerimonia informale simbolica di quella ricostruzione post traumatica tanto auspicata nelle ultime ore che hanno visto tremare il centro Italia.L'Alluvione ebbe un impatto devastante sui beni privati e le attività commerciali, sul patrimonio artistico e fino al profondo dell'animo di una generazione che, ha ricordato il sindaco Dario Nardella "Si è sentita sola ed abbandonata".Uno stato di abbandono durato solo poche ore, il tempo che Roma e l'Italia tutta apprendessero, attraverso i giornali radio, quel che stava accadendo e scatenando così nel mondo la necessità di recarsi a Firenze, culla della civiltà.Tra gli Angeli del fango, così furono definiti coloro che da tutto il mondo accorsero nel capoluogo toscano a seguito dell'esondazione dell'Arno, c'era anche il 19enne Giuseppe Betori, oggi Arcivescovo di Firenze.Nella laicità di una città legata al ricordo del sindaco Piero Bargellini, a strappare un applauso di commossa gratitudine è soprattutto l'uomo di Chiesa che dal pulpito del Salone de' 500 ricorda "Entrai a Firenze non con un bastone pastorale, ma con un badile e non fui destinato al fango pregiato della Biblioteca Nazionale ma a spalare la melma dalle cantine delle periferie".Nei numerosi discorsi, pronunciati al cospetto del tricolore alzato dall'Esercito prima e dai Vigili del fuoco poi, sulla facciata di Palazzo Vecchio, davanti all'arte che si credeva perduta o sulla spalletta del Lungarno franato, molti segnali di speranza ma anche la consapevolezza di una immunità perduta e di una fragilità palpabile e presente come ha ricordato il geologo Mario Tozzi presentando in Palazzo Vecchio spezzoni della trasmissione Fuori Luogo da lui magistralmente condotta su Rai 3 prima che il documentario prodotto da Sky proponesse l'impetuosa avanzata dell'Arno tra le stradine della Firenze degli anni '60.Una Firenze tremendamente bella, allora come oggi, e che ancora fragile desidera essere abbracciata da tutte le lingue del mondo.

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