La Procura di Siena indaga ancora sul vino: ora tocca al Chianti

Sequestro di Docg in 42 aziende. Sulla Toscana un'altra bufera con grave danno di immagine. Martini: «Con le nuove norme disciplinare tutelato»

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
11 dicembre 2009 20:18
La Procura di Siena indaga ancora sul vino: ora tocca al Chianti

Va avanti l'inchiesta, prosecuzione di quella sul Brunello, che ha coinvolto anche aziende toscane in una presunta trasgressione del disciplinare riguardante la denominazione di origine Chianti. I primi risultati dell'indagine della Finanza di Siena parlano di 42 aziende controllate e 17 indagati. «Siamo in attesa di comprendere meglio motivi e conseguenze dell'azione avviata dalla Procura di Siena. Seguiremo il caso con l'attenzione che merita per l'importanza che il settore vitivinicolo ricopre in particolare sull'immagine della Toscana.

Certo, mi sia consentito dire che noi rispondiamo alle richieste di campagne di promozione dell'immagine toscana nel mondo, ma poi occorre che ci sia un'attenzione generale perché questa non venga anche solo incrinata. Per il resto, come sempre, lasciamo alla magistratura il compito di accertare le eventuali responsabilità individuali e collettive, nel rispetto delle sue prerogative». Il presidente Claudio Martini ha commentato così le notizie di oggi «La prima impressione – ha proseguito Martini - è comunque che si parli di comportamenti appartenenti ad un periodo non più replicabile, grazie alle normative messe in essere sia a livello europeo che nazionale.

Si tratta degli organismi di controllo, operanti dal 1° agosto di quest'anno, che certificano a partire dai vitigni la rispondenza al marchio di denominazione di origine Questi controlli, ormai generalizzati e condivisi da tutto il mondo produttivo, rendono difficile, se non impossibile, la possibilità di frodi. E poi esiste l'elemento crisi di settore; laddove risultano invendute grandi quantitativi di prodotto, non si capisce che senso avrebbe falsificare per immetterne ancora su un mercato che non sta recependo». Resta, sottolinea ancora il presidente, il grave danno di immagine, che colpisce soprattutto chi lavora seriamente e mette un'immensa passione nel suo operare, «tirando la carretta anche mentre le cose non vanno bene (come al momento), per proseguire in un compito che sente legato alla migliore tradizione e cultura della sua terra».

Notizie correlate
In evidenza