Al via la tredicesima edizione del Festival ''Costante Cambiamento''

Dal 22 settembre al 3 ottobre, presso il Complesso architettonico ex-Murate di Firenze, parte il Festival “Costante Cambiamento”, quest’anno dedicato alle tradizioni ed alle innovazioni dell’Oriente più vitale.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
22 settembre 2009 17:01
Al via la tredicesima edizione del Festival ''Costante Cambiamento''

Il Festival Costante Cambiamento porta per il tredicesimo anno a Firenze (ex-Murate, piazza Madonna della Neve) alcuni scatti accattivanti di contemporaneità dal mondo, attraverso performance, filmati e installazioni mai viste prima in Italia. L’obiettivo si posa stavolta sulle tradizioni e innovazioni dell’Oriente più vitale e, con “Estremi Orienti”, presenta poetiche di artisti giapponesi, vietnamiti e coreani che hanno tradotto al presente i linguaggi delle proprie radici. Quella del Giappone è  una tappa importante per il festival e si aggiunge ai percorsi affrontati in passato proprio nel momento in cui il Paese inizia ad attraversare un momento nodale di cambiamento per le recenti elezioni, definite da più fonti, epocali. L’apertura del festival, il 22 settembre, dopo uno stuzzicante aperitivo (alle 19, ingresso libero) dedica una riflessione allo storico spazio carcerario fiorentino con il video “Le Murate la nuova Città” (20:30).

Alle 21, largo all’arte contemporanea con il progetto “Helena”, presentazione di alcuni imperdibili video dell’artista e musicista giapponese Yuka Toyoshima (in replica il 23 e il 24). Quelle della Toyoshima sono opere in cui gli stilemi del teatro tradizionale vengono sviluppati in chiave moderna e, per la loro originalità e l’alto profilo artistico, hanno raggiunto un notevole interesse in Francia, stimolando persino l’attenzione dell’Unesco. Il 25, il 26 e il 27 settembre, ritorna a “Costante Cambiamento” la danzatrice e coreografa coreana Eun Young Lee.

Dopo aver impressionato il pubblico con le splendide creazioni di due anni fa, la Lee propone “Wossou”, indagine gestuale e sensoriale ispirata a tre stati emotivi: sensualità, dolcezza, incapacità. Ad accompagnarla, le peregrinazioni sonore di Guillaume Mazard, eccelso polistrumentista della band “Kafka”. Il 30 settembre, ancora il Giappone per il progetto “Landscape of the body”. La danza del coreografo Yutaka Takei è prima di tutto un’esperienza da vivere.

In ogni sua performance la dimensione rituale avvolge infatti gli spettatori di atmosfere antiche che Takei riesce a piegare responsabilmente all’oggi senza snaturarne l’essenza. Sarà per questo che la statunitense Carolyn Carlson, dal 2000, l’ha voluto per interpretare opere quali “Man over Mountain”, “Kan Prisoner of Freedom” e “Tigers in the tea house”. Takei per l’occasione presenterà lo spettacolo-studio “Muge” (senza ostacolo), ispirato all’antico testo “Ganryu Keujyutsu Monogatari”.

L’arte del gesto viene qui esaltata nel minimalismo lento e leggero della forma. Musiche dal vivo di Yuka Toyoshima. Ad aprire il mese di ottobre due voci del Vietnam, per creare un filo rosso con la precedente edizione. Il primo ottobre viene presentata la video-installazione di Nguyen Trinh Thi e Nguyen Ngoc Lam, “Spring Comes Winter After – Hand, face, horses”: una storia poetica dalla quale emergono segni simbolici e sociali del Vietnam. Il 2 ottobre painting exibition live di Trung Anh Vue, in cui il giovane artista vietnamita, in una dimensione prettamente rituale e ispirandosi ad alcune sculture che ha realizzato nel proprio Paese, mette in scena un vero e proprio happening fatto di suoni, chicchi di riso e luci soffuse, che lo aiuteranno a raggiungere la massima concentrazione.

Del resto la sfida che si  appresta ad affrontare sfiora l’utopia: l’artista tenterà infatti di dipingere il respiro. Il 3 ottobre il festival si conclude con la toccante lettura “Dichiarazioni” del regista teatrale Alberto Rosselli (figlio dello storico Nello e nipote di Carlo Rosselli). Sono riflessioni che attraversano Paesi come la Cambogia, la Corea e il Vietnam, coinvolgendoli coralmente nella speranza di raggiungere un giorno il totale rispetto dei diritti umani.    Massimiliano Locandro

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