A Viareggio ''Ennio Calabria. La forma da dentro''

Le opere di un grande artista che ha coniugato nel corso del tempo coerenza stilistica e vivacità di linguaggio. L'esposizione a Viareggio, nei Musei Civici di Villa Paolina Bonaparte, da domani, sabato primo agosto alla conclusione del mese.

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
31 luglio 2009 12:18
A Viareggio ''Ennio Calabria. La forma da dentro''

La mostra “Ennio Calabria. La forma da dentro” che si tiene a Viareggio ai Musei Civici di Villa Paolina Bonaparte da domani, sabato primo agosto alla fine del mese, propone le opere di un grande artista “figurativo” e induce a una riflessione sulla storia artistica degli anni Cinquanta e Sessanta del secolo scorso. Calabria fu infatti importante esponente del gruppo “Il pro e il contro”, fondato nel 1961 assieme ai pittori Attardi, Farulli, Gianquinto, Guccione, Vespignani e ai critici Del Guercio, Micacchi e Morosini, in chiave di reazione alle istanze informali, al tempo egemoni.

Questa posizione che peraltro Calabria ha portato avanti con coerenza, rinvia agli anni del dibattito astratto e figurativo, che connotò quegli anni, in contrasto anche ideologico tra gli artisti italiani. Se alla luce delle attuali riflessioni critiche tale contrapposizione può apparire superata e priva di significato, sarebbe auspicabile una più approfondita riflessione storiografica sull’arte e sul contesto ideologico in cui tale dibattito assunse particolare virulenza. La mostra di Viareggio, documentata da un pregevole catalogo e presentata da un saggio critico di Floriano De Santi, propone una significativa selezione di oltre trenta dipinti di Ennio Calabria, tra cui alcuni degli intensi ritratti e autoritratti degli ultimi anni ed un nucleo significativo di tele recenti, per lo più di grande formato.

Fra le opere esposte si segnalano capolavori come il “Ritratto di Ahmadinejad”, “Autoritratto il pensiero, il caso” e “Ombre del futuro”. In queste opere ogni intenzione progettuale, anche se in passato era strettamente legata al processo stesso del dipingere, ora cede alla pura trasposizione sulla tela, dell’intima, oscura sensibilità associativa che, da dentro, identifica il mondo esterno. È come sdraiarsi sullo schermo bianco della tela attendendo, nel farsi della pittura, le ombre della direzione e dell'immagine come destino.

L’artista, considerato fin dagli anni sessanta uno dei maggiori protagonisti della pittura d’immagine italiana, non ha mai smesso di credere nell’atto del dipingere quale strumento insostituibile per conoscere la realtà esterna e nel contempo interna dello stesso artista, ed è testimone con forza, oggi, dell’attualità e della necessità profonda di questo gesto. Alessandro Lazzeri

Notizie correlate
In evidenza