Disegnati in Toscana i nuovi francobolli elvetici: intervista all'autrice

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
31 luglio 2008 12:57
Disegnati in Toscana i nuovi francobolli elvetici: intervista all'autrice

Sono della toscana Laura Mangiavacchi i quattro francobolli che le Poste svizzere emetteranno il 4 di settembre 2008. La serie è stata realizzata per il concorso “La svizzera vista dagli stranieri”; esperienza promossa dalle Poste svizzere che si concluderà nel 2009.
Lavorando sui più trafficati stereotipi (cioccolata, formaggio, orologio, coltellino e font Helvetica), sono stati realizzate quattro carte valori che incarnano l’idea della Svizzera nell’immaginario comune degli italiani.

Per uno stano caso del destino Laura non è mai stata in Svizzera, ma ha firmato la serie di prossima uscita.
Nata a Montepulciano il 10 aprile 1975, Laura Mangiavacchi si è diplomata nel 1994 all’Istituto d’arte di Arezzo in Arte dei metalli e Design del gioiello e proseguendo gli studi all’ISIA (Istituto Superiore per le Industrie Artistiche) di Firenze. Nel 2002 ha discusso la Tesi di diploma: X-Media3 , “Conferenza Internazionale sul Design della Comunicazione”. Nel 2000 ha fondato la società WWS (Wonder Web Studio) e si occupa di comunicazione e grafica pubblicitaria specializzandosi nel settore web.

L’attività professionale la porta a continuo contatto con istituzioni e privati; spaziando dalla promozione aziendale ad incarichi di docenza.
Come è arrivata a disegnare i francobolli?
"Sono state le Poste svizzere a contattarmi per partecipare al concorso “la Svizzera vista dagli stranieri”; mi hanno rintracciato attraverso il sito di WWS".
Un’opportunità inaspettata il contatto dalla Svizzera?
"Inimmaginabile! Le Poste che ti telefonano offrendoti la possibilità di progettare una serie di francobolli? Sicuramente non pensabile nella realtà italiana.

Quello che ancora oggi mi stupisce è la modalità con cui hanno operato, investire su un professionista sconosciuto, proveniente da un ambito estraneo, ed affidargli la produzione di una serie filatelica. E’ il futuro".
Disegnerebbe gli stessi 4 soggetti adesso?
"Quando ho iniziato a documentarmi mi sono incentrata su quelli che potevano essere i prodotti tipici svizzeri, affrontando la ricerca con una forte dose di preconcetti e se vogliamo anche di ignoranza. Stereotipare la Svizzera non mi sembrava una cosa complicata: montagne, formaggio, cioccolata, rigore, pulizia.

Fondamentalmente è quello che ci viene in mente a tutti pensando alla Svizzera; in realtà è un paese complesso, attento alle logiche della comunicazione, dinamico; e a giudicare dalla loro scelta direi anche autoironico".
E’ stato un problema realizzare opere di piccole dimensioni?
"All’inizio è stato complicato relazionarsi con dimensioni ridotte, io sono abituata a lavorare per il web. Diciamo che la difficoltà più grossa era riuscire a rendere visibili e riproducibili tutti i segni che avevo deciso di usare.

Questo perché ero legata all’idea del classico francobollo con filigrane texture, oggetti in primo e secondo piano. Grazie alle persone, interne alle Poste, che hanno seguito tutto il percorso, sono riuscita a svincolarmi da questo presupposto ed eliminare tutto il superfluo fino a far coincidere il prodotto con il francobollo".
Si sente lusingata?
"Ho sempre pensato ai francobolli come a qualcosa che rimane nel tempo, un pezzo di storia di un paese, un po’ come le monete. Si cambia la grafica in base alle tendenze culturali e sociali di un paese in uno specifico momento.

Chi non sarebbe lusingato di sapere che rimarrà legato alla memoria filatelica di una nazione?"

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