La facciata della Basilica di Santa Croce a Firenze domani 22 agosto 2007 compie 150 anni

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
21 agosto 2007 15:58
La facciata della Basilica di Santa Croce a Firenze domani 22 agosto 2007 compie 150 anni

Fu il Beato Papa Pio IX, al secolo Giovanni Maria Mastai Ferretti (1792 – 1878), in persona a posare la prima pietra durante una solenne cerimonia grazie all’intuito dell’Archietto ebreo Niccolò Matas, autore del progetto della facciata, che, osteggiato fin dall’inizio del progetto nel 1837 da una buona parte dei fiorentini, come spesso accade quando si tratta di mutamenti all’aspetto urbano della città, contrari ad una facciata cosi come la vediamo oggi e felici di continuare a vedere la facciata nuda e grezza di pietraforte, come quella della Basilica di San Lorenzo, zitto zitto, quando il Papa venne in Toscana, andò da Papa Pio IX e lo invitò a porre la prima pietra e visto che il Papa accettò i lavori poterono partire, senza che nessun fiorentino potesse cosi mettersi contro il Papa.
La particolare ricorrenza, che sembra caduta nel dimenticatoio, è sottolineata dall’Associazione Firenze Promuove, la quale ha avuto modo di ricordare tale l’episodio diverse volte: nel 2000, quando chiuse, assieme all’Assessore alla Cultura della Regione Toscana Mariella Zoppi la sua mostra itinerante sull’Anno Santo, realizzata dal Maestro Galeazzo Auzzi, nella cripta di Santa Croce, facendo esporre la cazzuola usata da Papa Pio IX per apporre la prima pietra, quando il Cardinale Piovanelli si rifiutò di ospitare a Firenze, nonostante la disponibilità dei francescani di Santa Croce e della stessa Associazione, il corpo incorrotto del Beato Pio IX quando girò l’Italia per ricordare il viaggio che compì per l’Italia, tra cui buona parte della Toscana, nel 1857, e infine nel giugno 2001 quando realizzò la mostra nazionale “Gli oggetti di Papa Pio IX”, curata dal Giornalista Vaticanista Franco Mariani, con gli oggetti usati da Pio IX, durante la visita a Firenze e in Toscana nell’agosto 1857, ospitata dalle suore domenicane di via Bolognese nell’ambito delle celebrazioni del loro 130° di fondazione, avvenuta con il beneplacito di Pio IX.
L’Architetto Niccolò Matas (1798 - 1872) dopo aver studiato all'Accademia di Belle Arti a Roma si trasferì nel 1825 a Firenze diventando docente della locale Accademia, e dove si svolse gran parte della sua attività come architetto.

Fu uno tra gli architetti più importanti che seguissero lo stile neogotico nella capoluogo toscano, anche se talvolta le sue opere seguono un linguaggio più classico, influenzato dal cosiddetto “purismo toscano”. Tra i suoi lavori vanno annoverati: a Firenze la Villa e il parco di San Donato per i principi russi Demidoff, il Cimitero delle Porte Sante, ad Ancona il nuovo Teatro, i Bagni Pubblici e il restauro della cupola del Duomo, all'Isola d'Elba, sempre per i Demidoff, il Museo Napoleonico nella Villa di San Martino, oltre a numerose opere in varie città italiane.

Concorse anche per la facciata di Santa Maria del Fiore.
Tra le numerose curiosità da segnalare la stella di Davide che compare sopra il portale centrale della facciata della Basilica di Santa Croce che si dice un tacito omaggio alla sua religione ebraica, anche se non è sicuro, mentre è appurato che i fiorentini devono il finanziamento dell’opera non ai loro contributi ma bensì ad un facoltoso protestante inglese di nome Sloane.
Questo il resoconto storico curato dal Vaticanista Franco Mariani: “Quel 22 agosto 1857 il sagrato della Basilica in Piazza Santa Croce era tutto addobbato per la solenne funzione.

Il pavimento era ricoperto da un gran tappeto verde, dinanzi al trono papale sorgeva un altare sul quale furono riposti gli oggetti e i paramenti necessari al Papa per la cerimonia. Pio IX giunse alle dieci e mezzo, ricevuto dalla Commissione incaricata di scegliere la facciata e sovrintendere ai lavori. Dopo aver recitato all’altare alcune preghiere Pio IX, accompagnato dalla Famiglia Granducale al gran completo, andò a sedersi sul trono papale. Qui il cerimoniere gli porse un libro dal quale recitò alcune preghiere, poi, avuta una cassetta di piombo sigillata, la collocò nel fondo della prima pietra femmina, percorrendo con un punteruolo le sei croci della pietra maschio, che doveva andare a sovrapporsi a questa e che era sostenuta dall’architetto Niccolò Matas.

Preso il bacino d’argento, Papa Giovanni Maria Mastai Ferretti fece l’impasto d’acqua, scagliola e gesso e con la cazzuola d’argento, ancor oggi conservata nella Basilica, ed esposta nel 2000 per la prima volta dopo vari decenni grazie all’Associazione Firenze Promuove, ne gettò poco nelle connettiture della pietra. A questo punto l’architetto imbracò la pietra e aiutato dal Presidente della Commissione, la agganciò alla fune che pendeva sopra la buca e tenendola lui e il Pontefice, insieme la calarono in fondo, seguita dalla benedizione del Papa, che scoprì anche una targa ricordo dell’importante avvenimento.

Terminato il suggestivo rito, all'interno della Basilica, nella sacrestia, Pio IX ammise al bacio del piede i Religiosi Conventuali e i professori del Liceo fiorentino. Quindi nella vicina cappella de' Pazzi, nel chiostro di Santa Croce, benedì la Società degli Asili infantili presenti con circa 500 bambini, che accolsero il Papa con esultanti canti, donando a ciascuno di essi un pane e una medaglia con un cordone celeste che lo raffigurava. Seguirono le visite al Monastero di Santa Maria Maddalena in Borgo Pinti, dove si trovavano anche le confinanti suore di San Silvestro e del Conservatorio degli Angiolini, agli Uffizi, alla Biblioteca Magliabechiana, e all'Archivio di Stato dove apponeva la sua firma sul registro con la scritta : "Pio IX servus servorum Dei".

Dopo il pranzo, con il Granduca e gli Arciduchi, presso la Chiesa di San Giovannino de' Cavalieri, ricevette l'Istituto tecnico di via San Gallo, assieme al Ministro alla Pubblica Istruzione e ai soci dell'Accademia di Arti e Mestieri. Alla sera, dopo aver visitato il Granduca nei suoi appartamenti, riceveva i Capi di Guardia della venerabile compagnia della Misericordia dal quale si congedava con le parole “Misericordias Domini in aeternun cantabo”.

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