Nuova maggioranza regionale: approvato ordine del giorno con l'astensione di Luciano Ghelli (PdCI), contraria la CdL, che ha visto respingere tutte le sue mozioni

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
16 agosto 2007 23:55
Nuova maggioranza regionale: approvato ordine del giorno con l'astensione di Luciano Ghelli (PdCI), contraria la CdL, che ha visto respingere tutte le sue mozioni

Firenze, 16 Agosto 2007- Il Consiglio regionale della Toscana esprime condivisione per l'operato del presidente Martini in relazione alla nuova organizzazione della Giunta, riconferma la piena validità del programma di Governo così come attualizzato nel PRS (Programma regionale di sviluppo) e nel Dpef 2008 (Documento di programmazione economica e finanziaria), considera il governo regionale capace di affrontare e vincere le sfide per il rilancio della Toscana, ed invita la Giunta a confermare la piena disponibilità al dialogo e al confronto con il Consiglio, al fine di realizzare tempestivamente ed efficacemente gli attesi impegni per lo sviluppo complessivo della regione.

Sono questi i principali contenuti dell'ordine del giorno approvato a maggioranza dall'assemblea toscana, a conclusione del dibattito sull'allargamento della coalizione di governo. L'ordine del giorno porta le firme di Alberto Monaci (Per il Partito Democratico - L'Ulivo), Pieraldo Ciucchi (SDI), Alessia Petraglia (Sinistra democratica - Per il Socialismo europeo) e Aldo Manetti (Rifondazione comunista). Hanno votato a favore tutti i gruppi di maggioranza, con la sola astensione personale di Luciano Ghelli (Comunisti italiani), mentre i gruppi della Cdl hanno votato contro.

Ghelli ha motivato l'astensione con il suo disaccordo su un punto specifico, laddove il testo esprime "condivisione all'operato del presidente Martini in ordine alle iniziative assunte nell'ambito della nuova organizzazione della Giunta regionale". Favorevole la dichiarazione di voto di Mario Lupi (Verdi), che, precisando che avrebbe inserito nel testo qualche elemento in più sulla sostenibilità ambientale, ha chiesto ai colleghi della maggioranza di essere più coinvolto nella predisposizione dei documenti comuni.

Critico invece l'intervento di Alessandro Antichi (FI - Portavoce dell'opposizione): "Un documento - ha commentato - che non dice nulla e conferma che la maggioranza, ancorché allargata, sulle scelte programmatiche continua a navigare nel buio". "Siete gente - ha aggiunto Antichi rivolto alla maggioranza - abituata a pensare che l'interesse dei vostri partiti e partitini venga prima dell'interesse dei cittadini". Hanno parlato a favore dell'ordine del giorno invece Fabrizio Mattei (Per il Partito Democratico - L' Ulivo), per il quale "il documento dà il senso di un'operazione che porterà benefici a tutta la società toscana", e Pieraldo Ciucchi (SDI), primo firmatario; Ciucchi in particolare ha sottolineato l'esigenza di promuovere un'iniziativa per approfondire alcuni aspetti importanti, che dovranno rappresentare "il momento di rilancio dell'azione di governo e dell'azione dell'intera maggioranza": economia, infrastrutture, piano energetico e politiche ambientali.

Contrarie le dichiarazioni di voto di Giuseppe Del Carlo (Udc), che ha parlato di un documento troppo generico ed ha sottolineato l'esigenza di rivedere alcuni articoli dello Statuto e della legge elettorale per assicurare più garanzie al ruolo della minoranza, e di Maurizio Bianconi (AN), che ha chiosato: "Un documento politicamente debole, ma in fondo meglio così: non farete nulla, così almeno non farete danni". Sempre per il centro-destra, è intervenuto infine Maurizio Dinelli (FI): "Rimango stupefatto che, a parte il collega Ciucchi, nessuno della maggioranza abbia sentito l'esigenza di intervenire per spiegare il documento - ha detto - Segno, questo, dell'inutilità programmatica dell'ingresso di Rifondazione in Giunta".

Il voto sull'ordine del giorno ha concluso la seduta del Consiglio dedicata alla discussione sull'allargamento della maggioranza.
Tutte rimandate al mittente le mozioni presentate da Alleanza Nazionale, Forza Italia e quella a firma dei capigruppo Mario Lupi (Verdi) e Luciano Ghelli (Pdci). Nello specifico, i tre atti presentati dal capogruppo di An, Maurizio Bianconi, e bocciati dall'Aula con il voto favorevole della Cdl e quello contrario della maggioranza, chiedevano al presidente Martini di "rassegnare senza ritardo le proprie dimissioni dalla carica per addivenire a nuove elezioni per il presidente della Giunta e dei membri del Consiglio regionale", a "revocare le nomine dei nuovi assessori", a "ritirare la nomina del nuovo membro dell'esecutivo rappresentante del Prc e a ripristinare la legalità istituzionale ricostituendo la situazione quo ante".

Per il presidente Bianconi, in fase di illustrazione delle tre mozioni, il "tradimento operato dall'esecutivo è chiaro. Le norme che regolano le assemblee elettive - ha detto - sono in bianco, cioè senza sanzioni. Per garantire una corretta dialettica democratica, alla minoranza deve essere garantita la propria rappresentatività così come recita il nostro Statuto e così come previsto dalla legge elettorale. Il gioco politico deve quindi svolgersi all'interno di questa cornice. Una cornice che è stata rotta portando l'opposizione in maggioranza".

Il capogruppo ha quindi informato l'Aula che "porterà avanti la battaglia sino all'ultimo" perché è stato "rotto lo schema della nostra costituzione". Bocciate, con il medesimo voto di quello espresso per i tre documenti di An, anche le sei mozioni presentate da Forza Italia e che riguardavano varie tematiche. Tra queste, "l'adeguamento del numero degli assessori pari a quello costituito in Giunta in occasione dell'accordo poltico-istituzionale del 27 giugno scorso, prevedendone al contempo una riduzione entro la fine dell'anno", il "sostegno all'offerta formativa professionale anche all'iniziativa privata", "respingere tutte le politiche in cui vi sia una sostanziale legittimazione dell'indifferenza dello stato e delle istituzioni verso la scelta tossicomane, ribadendo il principio che qualsiasi uso di droga, sia essa leggera o pesante, non può mai essere considerato lecito", "un impegno a adoperarsi in tempi brevi per l'adozione del Pier (Piano energetico regionale), quale strumento designato alla programmazione del settore energetico e alla definizione degli obiettivi in modo da garantire un'efficace gestione della crisi energetica".

Il capogruppo azzurro, Maurizio Dinelli, nel suo intervento preliminare alla votazione degli atti, ha voluto spiegare ai colleghi consiglieri che i "distinguo con An esistono solo da un punto di vista formale. Le nostre accezioni sono più politiche piuttosto che di dialettica intorno a regole e principi. Le conclusioni - ha precisato - sono però le medesime". Per Dinelli, infatti, l'Esecutivo "non ha avuto il coraggio di presentare uno straccio di documento programmatico. Sarebbe giusto, allora, tornare a chiedere il consenso agli elettori.

Martini ci dice state tranquilli e intende: non disturbate il manovratore". Bocciata dall'Aula anche la mozione a firma dei capigruppo Mario Lupi (Verdi) e Luciano Ghelli (Pdci). Per questo atto, Cdl e maggioranza hanno fatto quadrato respingendo la richiesta di "aprire una fase di revisione dello Statuto inerente il rapporto tra Consiglio ed Esecutivo, anche alla luce del rimpasto di Giunta, al fine di accrescere il ruolo e le funzioni dell'assemblea elettiva". Per questo, la mozione chiedeva di "dare mandato alla Conferenza dei presidenti dei gruppi consiliari, di definire l'iter e le forme della discussione".

“Non c’è nessun vincolo né di Statuto né di programma che impedisca un allargamento della maggioranza”: questa in estrema sintesi la risposta del presidente della Giunta regionale Claudio Martini, che ha preso la parola dopo il Portavoce dell’opposizione “per rispetto dell’iniziativa della minoranza che ha richiesto una seduta straordinaria del Consiglio”.

Martini ha anche proposto la riduzione del numero degli assessori da 14 a 10 con l’inizio della prossima legislatura.
La decisione di integrare la Giunta – ha esordito Martini - si è ispirata all’art. 34 dello Statuto secondo il quale il presidente nomina e revoca i componenti della Giunta: il decreto è del 30 luglio, firmato dopo le dimissioni dell’assessore Marino Artusa del 27 luglio e “questa è la prima seduta utile per illustrarla”. I nuovi assessori sono stati scelti in base a competenze di governo sperimentate “per dare nuovi contributi alla nostra azione quotidiana e coinvolgere e il maggior numero delle forze politiche possibile fra quelle che compongono la maggioranza”.

Sulla composizione il presidente ha fatto una serie di considerazioni. In primo luogo si è detto “non contento per il numero delle donne che ne fanno parte”: “Penso – ha commentato - che ci debbano essere norme statutarie più stringenti sulla gestione delle rappresentanza femminile”. Per quanto riguarda il numero degli assessori, passati da 13 a 14, si tratta del limite massimo previsto dalla Statuto: “Con un pieno impegno di tutte le forze realizzeremo meglio e più speditamente il programma e io credo che ai cittadini interessi soprattutto quello – ha detto – Conto sul fatto che il dibattito vero non sia quello sulla riduzione secca della politica ma sul miglioramento del rapporto fra i costi e i risultati della politica”.

Martini ha sottolineato inoltre che “non esiste contraddizione fra la mia decisione e la scelta assunta con l’Odg del Consiglio del 27 giugno” che prevede anche tagli degli assessorati: “Entro aprile 2008 va decisa una riduzione e la decideremo e quelle decisioni scatteranno dal 2010 – ha affermato - Nei primi due anni del mandato ho avuto un anno un assessore in meno del previsto e un altro anno due assessori in meno e nessuno, né di maggioranza né di opposizione, ha né apprezzato né valorizzato questa scelta.

Tutti mi hanno giudicato per le cose che facevamo o non facevamo. Credo che si debba continuare così. E dal 2010, propongo, che il tetto massimo della Giunta sia di 10 assessori, quattro in meno di adesso. La Giunta così riorganizzata rappresenta un’evoluzione, ma non un cambiamento di programma – ha proseguito Martini – e non ha dunque senso appellarsi all’art. 32 dello Statuto. L’accordo con Rifondazione ha un evidente base istituzionale e non giunge né improvviso né inaspettato”.

Il presidente della Giunta ha invitato il Consiglio a guardare i voti dati da Rifondazione sui provvedimenti importanti: “All’inizio della legislatura erano voti contrari, poi di astensione sul Dpef 2007, fino ai voti favorevoli sul Piano di sviluppo rurale, sul Pit, sul testo unico dell’educazione, sulla tassa automobilistica e sul Piano di azione ambientale. Si è trattato di un processo che è avvenuto alla luce del sole in una discussione limpida sia nelle commissioni che in aula”. Ma l’accordo ha anche una base politica fondata sull’impegno a ricostruire l’Unione in Toscana – ha aggiunto – per risolvere questioni che sono oggetto di contenzioso storico”.

Il presidente ha fatto tre esempi: l’energia, i rifiuti e le infrastrutture ribadendo le scelte contenute nel programma della Giunta. Per quanto riguarda le obiezioni di carattere normativo - istituzionali, Martini ha affermato che “nulla supporta l’affermazione che il programma sia cambiato né che Rifondazione abbia semplicemente inteso farsi assimilare nella nostra esperienza. Né regge la contestazione di natura costituzionale”: “E’ nella totale disponibilità del Presidente della Regione modificare la Giunta in funzione di una migliore attuazione del programma – ha aggiunto - lo Statuto non dice nient’altro su questo tema.

E non avrebbe molto senso che lo Statuto puntasse a impedire ogni allargamento della maggioranza rispetto a quella costituitasi al momento delle elezioni, poiché la forma di governo scelta dallo Statuto tende a garantire la stabilità dell’esecutivo”. L’articolo 10 dello Statuto, che dedica un particolare e significativo risalto al ruolo delle minoranze si riferisce a quelle che restano tali e “non può certo impedire alle minoranze di formare una nuova maggioranza”. Per quanto riguarda la legge elettorale regionale, come ogni legge elettorale, essa non può essere utilizzata per definire la natura della maggioranza.

“laddove esista una motivazione politica trasparente e coerente non possono sussistere impedimenti giuridici per coloro che sono stati eletti minoranze nel sostenere nel corso della legislatura il presidente e dare avvio dunque a una diversa maggioranza”.

“Sul nuovo assetto della Giunta toscana già sappiamo, lo abbiamo letto sulle colonne di tutti i giornali, e già abbiamo detto. Ma del nuovo programma di governo, non sappiamo assolutamente nulla”. Così il portavoce dell’opposizione, Alessandro Antichi (Fi), in apertura del dibattito sul nuovo assetto della maggioranza e dell’esecutivo toscano, unico punto all’ordine del giorno della seduta straordinaria del Consiglio regionale della Toscana di giovedì 16 agosto.
Una seduta chiesta dalla Cdl, ai sensi dello Statuto regionale, perché “costretta dalla sorda ritrosia del presidente Martini a parlare pubblicamente delle conseguenze programmatiche dell’allargamento della maggioranza a Rifondazione comunista”.

“Nelle ultime settimane – ha detto Antichi - abbiamo assistito a balletti stucchevoli, a volte in Aula a volte nelle sedi dei partiti, con corteggiamenti e gelosie reciproche tra Toscana democratica e Prc. Balletti che non hanno spiegato o soddisfatto un’esigenza di chiarezza doverosa anche nei confronti degli elettori. Non capiamo il pudore del governatore Martini a parlare in una sede istituzionale. Né comprendiamo come tutto questo sia potuto avvenire in una Toscana che fa della trasparenza un modello”.
Per il portavoce, l’ambizione di Toscana democratica a lavorare per un allargamento della maggioranza si basava su una “significativa condizione: risolvere in modo trasparente le differenze programmatiche tra le diverse forze.

In questi due anni e mezzo della seconda Giunta Martini, nulla di nuovo è stato fatto se non operare per un rimpasto che di fatto tradisce il mandato votato dagli elettori”. “Oggi – ha continuato Antichi – ci troviamo di fronte ad una maggioranza in crisi che ha deciso di sostituire la forza dei numeri alla forza delle idee. Una maggioranza che ha deciso per una 'fusione a freddo' che garantisce posti sicuri per i prossimi anni ma non riuscirà a garantire altro. Navighiamo nel buio più totale.

Non abbiamo certezze perché nessuno ci dice nulla. Assistiamo, invece, all’aumento di tutto: tasse, consiglieri. Tutto a evidente svantaggio dei cittadini”. “Su questo punto, squisitamente politico – ha concluso il portavoce – attendiamo un chiarimento per dare soddisfazione a quella domanda di chiarezza e trasparenza che abbiamo invocato”.

Con l'allargamento della maggioranza, la coalizione di Governo ha calpestato le regole, per ottenere il massimo profitto. Così facendo, ha negato il valore delle regole, ha tradito il patto d'onore che le forze politiche in Consiglio regionale avevano siglato, ha messo in discussione la stessa legittimità democratica dell'ordinamento regionale.

Questa l'opinione di Maurizio Bianconi (Alleanza nazionale), che ha ricapitolato il funzionamento del sistema per evidenziare come l'ingresso in Giunta di Rifondazione comunista cambi di fatto gli equilibri. "Il premio di maggioranza - ha ricordato il consigliere - prevede che, dopo il voto, la maggioranza acquisisca comunque almeno il 60% dei seggi; se ha più del 65% dei voti, acquisisce al massimo il 65% dei seggi. E' un sistema che sacrifica la rappresentanza, per garantire la governabilità e il funzionamento democratico dell'assemblea.

Un sistema che volontariamente ci siamo dati, siglando una sorta di patto d'onore". "Ma ecco che - ha continuato - con l'ingresso di Rifondazione comunista in maggioranza, tutto gli equilibri cambiano: la coalizione di governo, che prima aveva il 60% dei seggi, passa oltre il 65%, comprimendo l'opposizione nei seggi restanti. E' evidente che era stato deciso di violare le regole appena scritte". "E' per questo motivo - ha concluso Bianconi - che abbiamo presentato un ordine del giorno che invita il presidente Martini a dimettersi, perché si tengano nuove elezioni; se non sarà così, annunciamo fin da ora che Alleanza nazionale non darà tregua".

"Toni esagerati", quelli del centro-destra, secondo Aldo Manetti (Rifondazione comunista), che ha ripercorso i passaggi che hanno portato all'allargamento della maggioranza.

"Dal momento della presentazione dei programmi di Toscana Democratica e di Rifondazione comunista - ha detto - sono stati fatti passi avanti e alcune selte si sono concretizzate; c'è stato un percorso che ha avuto l'apporto anche del nostro partito. Adesso, non abbandoniamo nulla del nostro programma, ma siamo di fronte alla possibilità di fare un balzo in avanti, perché è nata l'Unione: ci sono le condizioni per andare oltre, in un processo estremamente chiaro e lineare". "L'ingresso di Rifondazione in maggioranza - ha precisato - per noi non è un fine ma un mezzo: un mezzo per portare nel 'palazzo della politica' la voce dei cittadini, e per portare il 'palazzo' fra i cittadini".

Per Ciabatti comunque non tutte le divergenze sono superate: "E' chiaro che non tutti i problemi sono risolti - ha affermato - ma l'obiettivo è quello di superare le difficoltà attraverso una discussione positiva. E' con questo spirito che entriamo a far parte della maggioranza, ed è con questo spirito che continueremo, nella nostra autonomia, a collaborare: con l'idea, cioè, di andare oltre al presente, e di assicurare una rappresentanza a chi non ce l'ha".

"Avete fregato i cittadini toscani, avete fregato la democrazia".

Con queste parole Angelo Pollina (FI) si è rivolto alla maggioranza di governo. "Avete costruito una strategia a tavolino, una strategia comunista vera e propria, presentandovi con due programmi alternativi per raccogliere anche i voti del centro, ma per poi riunirvi in un'unica coalizione. E così avete di fatto stracciato la carta costituzionale toscana: il centro-destra alle elezioni aveva ottenuto il 36% dei voti, ma ora rappresentiamo solo il 31% dei seggi". Per il consigliere azzurro inoltre l'ingresso di Rifondazione in Giunta comporterà cambiamenti rilevanti: "Avremo sicuramente più tasse, avremo meno sicurezza e soprattutto meno democrazia e meno libertà", ha affermato, parlando dell'allargamento a Rifondazione come di un "atto gravissimo di arroganza" e di "un precedente pericoloso".

"Il presidente Martini - ha concluso Pollina - auspica un Consiglio regionale composto per il 50% di donne, e poi aggiunge alla Giunta tre nuovi assessori uomini; parla di taglio del numero dei consiglieri, e aumenta di tre il numero degli assessori. Sono atti intollerabili, e la storia insegna che, di fronte a simili azioni, il popolo prima o poi si ribella".

"Quando la coalizione di Toscana democratica si era presentata alle elezioni, aveva fra gli obiettivi anche l'allargamento del consenso verso Rifondazione comunista - ha ricordato Marco Carraresi (Udc) - Era un obiettivo un po' anomalo, visto che Rifondazione si presentava come uno degli avversari, ma era comunque un obiettivo esplicito.

Il programma però conteneva anche una condizione: che venissero risolte le divergenze programmatiche, per approdare all'unità. E' questo il problema. Perché, invece, oggi Rifondazione parla di differenze che entrano come arricchimento nel nuovo programma di governo, mentre il presidente Martini sostiene che rispetto al programma nulla cambia. Le cose non tornano". "Mi chiedo allora - ha continuato - se la posizione di Rifondazione su Camp Darby faccia parte del programma; se c'è condivisione sui temi della formazione e della scuola; se il concetto di democrazia è lo stesso; se non cambia nulla nel programma per quanto riguarda i servizi pubblici, i beni comuni, le privatizzazioni, i termovalorizzatori, per non parlare della sanità e delle società della salute".

"Su tutto questo, abbiamo il diritto/dovere di sapere se qualcosa di nuovo avverrà, o meno - ha concluso - Perché siamo di fronte ad un travisamento della realtà, ad un inganno politico: il rischio è che le differenze e le incoerenze già fortemente presenti nella maggioranza si acuiscano ulteriormente".

"Dobbiamo partire da un dato politico oggettivo - ha esordito Luca Ciabatti (PRC) - In Italia è nata l'Unione. Una coalizione che governa insieme, con l'obiettivo di costruire una nuova via alla modernizzazione e una politica al servizio delle fasce deboli della popolazione.

Dopo l'esperienza di governo nazionale, anche in Toscana sono maturate le condizioni per la ridefinizione di un punto di sintesi più avanzato". "La sintesi riguarda alcuni aspetti, non tutto - ha continuato - E' noto che permangono differenze, e com'è stato fatto a livello nazionale anche qui in Toscana chiederemo passi avanti su alcuni punti del programma. Ma non c'è stato nessun tradimento: constatiamo che ora esistono le condizioni politiche per l'allargamento della maggioranza, e allo stesso tempo non rinunciamo alle nostre posizioni".

Ciabatti si è poi soffermato sulle recenti dichiarazioni di Francesco Caruso, per condannare quanto successo e confermare allo stesso tempo la propria stima verso il presidente Martini. "D'estate si dicono tante cose, e le stupidaggini stanno da tutte le parti - ha detto - Anche a livello nazionale Rifondazione ha preso le distanze dalle affermazioni di Caruso. Quello che importa è prestare più attenzione ai programmi politici, e meno attenzione alle stupidaggini".

"Il presidente Martini non ha fatto nessun colpo di Stato.

Ha semplicemente applicato i poteri che lo Statuto gli conferisce. Lo Statuto dice che il presidente ha il potere di comunicare in Consiglio l'eventuale cambiamento di maggioranza, non di sottoporlo al voto: e così Martini ha fatto". Queste le parole di Luciano Ghelli (Comunisti italiani), che però ha anche sottolineato una divergenza. "Su un punto il mio dissenso da Martini è totale - detto - Rispetto ad una Giunta che vedeva dieci assessori del Partito Democratico e due degli altri partiti della coalizione, con l'ingresso di Rifondazione gli assessori del Partito Democratico sono diventati undici.

Si piegano le istituzioni agli equilibri interni fra i partiti: di questo non c'era nessun bisogno". Ghelli inoltre ha sottolineato l'esigenza di mettere mano allo Statuto, come richiede un ordine del giorno presentato dal suo partito, per una revisione volta a riequilibrare i rapporti fra Giunta e Consiglio e a mitigare il "presidenzialismo totale" che caratterizza l'attuale sistema. "Mi auguro che la presenza di Rifondazione in Giunta rafforzi la componente di sinistra - ha concluso il consigliere - Lavoreremo con spirito unitario, per impegnarci soprattutto sulla questione del lavoro".



“Due programmi elettorali e due candidati-presidenti in concorrenza e in contrasto tra loro: differenze programmatiche e concezioni diverse, non annullabili con la mera formalità di una presa d’atto da parte di questo Consiglio regionale, neanche ove questo accordo avesse – e così non è – un contenuto, oltre che politico, strettamente programmatico”. Sono le parole del consigliere Marco Cellai, An, nell’intervento sull’ingresso del Prc nella maggioranza di governo della Regione.

Cellai si è domandato se Rifondazione abbia rinunciato alle istanze politiche e programmatiche proprie, o se invece non si sia di fronte a una “rimodulazione delle politiche regionali in funzione dello spostamento a sinistra dell’asse della politica regionale”, su materie quali “infrastrutture e trasporti, sui servizi pubblici locali, sull’ambiente, sul governo del territorio, sul lavoro, sulla spesa pubblica, sulla fiscalità regionale e locale”. Per il consigliere, “L’accordo non è certo una sintesi politica che non cambia il programma, come ha tentato di avallare il presidente Martini, ma una scellerata intesa con la quale viene clamorosamente violato il patto con gli elettori, facendo venire meno i presupposti politici ed istituzionali alla base dei risultati delle ultime elezioni regionali”.

Un “vulnus alla democrazia”, “a fronte del quale l’unica via d’uscita, corretta e rispettosa delle norme che ci siamo dati e del volere degli elettori, è rappresentata dal ricorso alle urne”. “La perdita di legittimità di Martini con quest’accordo – ha concluso il consigliere - determina una correlata perdita di legittimità del Consiglio regionale”.

Il consigliere Piero Pizzi, Fi, ha affermato che “lo Statuto deve essere interpretato anche nello spirito, che è quello di rendere partecipe il Consiglio al programma e alla sua attuazione”.

Ed “è grave consentire alla Giunta di mettere le mani sulle prerogative del Consiglio”. Secondo il consigliere, la discussione sul rimpasto “investe in pieno il tema dello Statuto e della sua attuazione”. A questo riguardo Pizzi, che è presidente della commissione speciale per l’Attuazione dello Statuto, ha ricordato sia gli atti approvati dalla Commissione che altri per i quali è già stato steso il testo: “Resto convinto che le regole bisogna scriverle assieme, perché da esse dipende la cornice istituzionale dentro la quale si dispiega il confronto politico – ha detto Pizzi–; ma il voto su queste importanti norme è fatto non solo di assoluto rilievo istituzionale, ma anche politico”.

Per il consigliere “esiste un’etica della responsabilità che tutti debbono osservare, specialmente chi siede nelle istituzioni”. Nella commissione Statuto, ha aggiunto, “siedono quasi tutti i capigruppo di questa aula, e quindi non è pensabile che l’importante lavoro svolto venga ultimato senza una volontà politica di questi ultimi e senza una correlata assunzione di responsabilità. Non vorrei, insomma, - ha concluso Pizzi - che nelle pieghe della polemica sull’intesa istituzionale si nascondesse la convinzione di non portare avanti ciò di cui questa regione necessita, magari in ragione di un qualche calcolo di natura partitica, quando non di resa individuale, abdicando prima di tutto al dovere di ogni eletto: onorare i doveri di cui è investito”.

La consigliera Alessa Petraglia, Sd, richiamando le denunce di “attentato alla democrazia” sollevate dalla Cdl, ha definito “qualcosa di nuovo ma nulla di scandaloso” la nuova situazione di maggioranza, definita “la semplice razionalizzazione di una parte del programma di Martini presentato nel 2005.

Era cosa nota, un obiettivo finalmente raggiunto”. Inoltre, si tratta di una risposta alla richiesta “arrivata ai partiti di centrosinistra dai cittadini toscani, che nel 2006 hanno contribuito, con un voto pari al 62,34 per cento, alla vittoria dell’Unione”. Il rischio, per Petraglia, è quello di confondere il momento elettorale con la vita delle istituzioni e della politica: “Dopo le elezioni chi viene eletto cerca di realizzare il proprio programma rispettando il patto con gli elettori; questo è quello che Martini ha fatto e questo è quello che come Sinistra democratica sosterremo”.

“Consideriamo questa fase politica molto in movimento, aperta, in evoluzione – ha detto la consigliera - : l’impegno istituzionale preso all’unanimità per il 2008 sarà tappa fondamentale a cui noi lavoreremo, vigilando in questa direzione perché è doveroso rispettarlo” . La consigliera ha anche rivolto un forte appello a favore della parità di genere, che “non può essere solo affermata ma deve essere praticata”.

"La nuova forzatura operata dalla maggioranza obbliga a fare un'attenta analisi per verificare se vi siano spazi giuridici per avere la revoca degli atti amministrativi decisi in violazione delle norme richiamate nella legge elettorale e nello Statuto".

Così ha esordito Jacopo Ferri presidente del gruppo Alleanza Federalista, nell'intervenire nel dibattito sulla nuova maggioranza. "Occorre muoversi verso una revisione e un'integrazione dell'Odg del 27 giugno - ha aggiunto - inserendo la legge elettorale nelle tematiche sulle quali dibattere entro il 30 aprile e nello stesso tempo avviare un'iniziativa legislativa con la quale stimolare il dibattito per creare un deterrente perché non si verifichino più situazioni come quella di oggi". Da parte sua Paolo Bartolozzi (Fi), vicepresdiente del Consiglio regionale, ha detto di non essere preoccupato tanto del fatto che con l'ingresso di Rifondazione cambi qualcosa: "Io spero che cambi qualcosa - ha aggiunto - perché in questi ultimi due anni si è molto discusso e poco deciso, tutto era bloccato dal dibattito politico sull'allargamento della maggioranza: almeno oggi si arriva a una chiarezza che favorirà il dibattito".

Secondo Bartolozzi, l'operazione della maggioranza è legittima e rispettabile da un punto di vista formale e da un punto di vista politico, ma pone diversi problemi: "Dentro le norme c'è un accordo politico: questa operazione rappresenta un vulnus statutario perché l'opposizione è sottorappresentata rispetto a ciò che Statuto e legge elettorale avevano deciso". In secondo luogo, "Rifondazione comunista ha avuto in quanto minoranza la possibilità di esprimere rappresentanti negli enti di secondo grado in quota alle opposizioni.

Sarebbe serio e onesto che ora li facesse dimettere". C'è anche il problema dello spostamento a sinistra della maggioranza per cui l'opposizione dovrà rappresentare anche l'area dei moderati e dei riformisti che vedono scivolare a sinistra il programma per il quale avevano votato. Il capo del gruppo Per il partito democratico - L'Ulivo, Alberto Monaci, ha sottolineato la sua condivisione delle scelte del presidente Martini: "Non c'è variazione di programma - ha detto - solo alcune sottolineature, ma non c'è una modifica dell'impianto di proposta di governo presentato nel 2005.

Su quella piattaforma, su quel programma stiamo". Nello stesso tempo, tuttavia, "non possiamo far finta di non vedere cosa accade intorno a noi, ma dobbiamo cercare di aggiornare le risposte da dare all'interno di una precisa coerenza: le situazioni cambiano". Quindi non c'è stato alcun tradimento degli aspetti istituzionali e accordi: "Lo Statuto è lì e presiede in modo oggettivo. La legge elettorale fu un accordo di maggioranza ma non unanime e possiamo sempre aggiornare l'accordo del 27 giugno: c'è disponibilità a ragionare.

Siamo d'accordo sul ridurre il numero dei consiglieri e degli assessori, ci sono date e scadenze. Lavoriamoci". Non si può immaginare di scrivere le regole secondo il tornaconto di ciascuno, ha concluso Monaci: "Il 27 giugno non è in contraddizione con quanto è stato fatto e l'allargamento non è un tradimento, ma il consolidamento di un progetto politico al quale era abbastanza evidente a tutti che saremmo arrivati". Al termine del dibattito, il presidente Claudio Martini è intervenuto brevemente ribadendo "che la tesi del tradimento e dello spregio programmatico non sia fondata giuridicamente perché promuove una visione statica opposta al dinamismo politico".

Sul piano del programma - ha aggiunto - avremo alla ripresa una rilevante quantità di atti che daranno attuazione al Piano regionale di sviluppo e al Dpef.: "Sarà in quegli atti che ci potremo misurare. Avremo appuntamenti nei quali nessuna delle questioni sollevate sarà elusa. Non si può - ha concluso Martini - prendere l'evoluzione politica a pretesto per buttare all'aria tutto".

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