Produzione olearia: l'extravergine di oliva italiano è largamente adulterato?

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
08 agosto 2007 16:48
Produzione olearia: l'extravergine di oliva italiano è largamente adulterato?

Firenze, 8 agosto 2007- Le frodi che riguardano il mercato dell'olio d'oliva non sono una novità. Nei giorni scorsi sono state al centro di un articolo pubblicato sul New Yorker sulle falsificazioni nell'industria. L'articolo di Tom Mueller intitolato “Affare scivoloso” sulle grandi frodi nell’industria dell’olio ha scatenato le reazioni della Coldiretti. L’inchiesta del periodico statunitense in sostanza afferma che l’olio extravergine di oliva italiano è largamente adulterato, nonostante sia riconosciuto come una produzione tipica nazionale.
Simone Tofani, responsabile dell’Area Tecnica della Cooperativa Agricola di Legnaia, storica realtà toscana, attiva da 104 anni e con oltre 530 soci, replica alle affermazioni apparse sulla rivista americana: “La stragrande maggioranza dei produttori italiani di extravergine d’oliva – spiega Tofani – opera con grande professionalità e attenzione al prodotto, mentre nell’articolo, parlando di 205 operatori ‘irregolari’ su 787 controlli effettuati dai Nas, si lascia intendere che il nostro olio è una grande truffa in cui nocciole e semi di girasole sostituiscono le olive.

Parole che hanno il solo effetto di confondere i consumatori a tutto danno di chi lavora seriamente, penalizzando un prodotto dalle eccezionali qualità nutritive. La Toscana è una delle regioni di punta a livello nazionale per le produzioni di alta qualità, una realtà dove si privilegia ancora il metodo di raccolta manuale o con agevolatori, staccando le olive dalla pianta e non raccogliendole a terra. Una tradizione che fa rima con qualità, legata al tipo di olive, ma anche a un ‘terroir’, termine che si usa principalmente per il vino, eccezionale, fondendo elementi nutritivi del terreno, clima e esposizione delle piante.

Da parte nostra, insieme alle istituzioni, abbiamo sempre portato avanti una battaglia per la trasparenza e la tracciabilità, anche di prodotti come l’olio d’oliva extravergine, che deve avere un’etichetta chiara, leggibile e facilmente comprensibile per i consumatori”. Il dirigente della Cooperativa Agricola di Legnaia invita anche il giornalista americano a visitare le numerose aziende dei soci, sparse in tutta la Toscana. “Prima di scrivere – ricorda – sarebbe bene che visitasse le aziende della Toscana e quelle dei nostri soci, per farsi un’idea di cosa vuol dire qualità.

I nostri soci producono olio esclusivamente da olive e in molti casi trasformando direttamente le olive nei propri frantoi. Una garanzia di qualità che nasce dalle olive e si ritrova anche nei metodi di trattamento, con il rispetto dei tempi e dei metodi di frangitura. Ben vengano anche controlli sempre più frequenti e attenti, perché chi lavora bene ha solo da guadagnarci”.

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