Vent'anni dopo le Città del Vino tornano nel luogo di nascita: a Siena

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
21 marzo 2007 19:34
Vent'anni dopo le Città del Vino tornano nel luogo di nascita: a Siena

Vent'anni dopo quel 21 marzo 1987, nel primo giorno di primavera, Città del Vino è tornata a riunirsi in Palazzo Patrizi, a Siena, dove esattamente vent'anni fa 39 sindaci provenienti da tutta Italia firmarono l'atto di nascita dell'Associazione. Erano i sindaci di Alba (Cn), Asti, Barbaresco (Cn), Barile (Pz), Barolo (Cn), Buonconvento (Si), Canale (Cn), Carema (To), Carmignano (Po), Castagneto Carducci (Li), Castellina in Chianti (Si), Castelnuovo Berardenga (Si), Diano d'Alba (Cn), Dogliani (Cn), Dozza (Bo), Firenze, Frascati (Rm), Gaiole in Chianti (Si), Gattinara (Vc), Greve in Chianti (Fi), Jesi (An), La Morra (Cn), Melissa (Kr), Monforte d'Alba (Cn), Montalcino (Si), Montecarotto (An), Montefalco (Pg), Montescudaio (Pi), Neive (Cn), Nizza Monferrato (At), Ovada (Al), Pramaggiore (Ve), Radda in Chianti (Si), Rufina (Fi), San Severo (Fg), Siena, Treiso d'Alba (Cn), Zagarolo (Rm).

Oggi i Comuni iscritti a Città del Vino sono 548, i soci straordinari 21. Dopo lo scandalo del vino al metanolo, nel 1986, il settore ha reagito alla crisi puntando sulle produzioni di qualità: sulle Doc, che sono raddoppiate, e sulle Docg. Oggi abbiamo una produzione di vino più bassa ma di maggior qualità, un numero di Doc doppio rispetto al 1987. Una crescita di cui anche Città del Vino è stata protagonista. Come rilevato da una ricerca dell'Associazione c'è stato in questi venti anni anche un significativo effetto del vino sul territorio.

Oggi le Città del Vino rappresentano il 6 per cento dei Comuni italiani, il 15 per cento del sistema ricettivo, il 22 per cento dell'offerta agrituristica, il 70 per cento del vigneto Italia, l'89 per cento delle denominazioni di origine. Negli ultimi venti anni nei Comuni Città del Vino le enoteche sono cresciute del 60 per cento, i ristoranti del 101 per cento, la popolazione invece è aumentata del 10 per cento nei piccoli borghi e del 27 per cento nelle case sparse, quindi in territorio rurale.

Tutto questo mentre nel resto del Paese sono aumentati gli abitanti delle grandi città. Nelle Città del Vino 35 case sparse ogni 100 sono stabilmente abitate, nel resto d'Italia lo è solo 1 su 100. "Se in vent’anni è aumentata la popolazione rurale delle Città del Vino, mentre nel resto del Paese è cresciuta quella delle grandi città, significa che nei nostri Comuni la qualità della vita è alta - evidenzia il presidente Valentino Valentini -. Merito degli sforzi fatti in questi anni dai nostri amministratori che si sono impegnati nella salvaguardia dell'ambiente e nella promozione della cultura e dell'identità dei singoli territori.

Il bilancio è senz'altro positivo, ma adesso ci aspettano nuove sfide. Va sviluppato il turismo del vino, una grande occasione per i nostri territori, va promossa una riforma dell'Ocm che tenga adeguatamente conto delle problematiche dei territori minori, delle vitivinicolture di montagna e delle isole, della necessità di elevare la qualità delle produzioni vinicole mantendendo forte il riferimento al territorio e alle pratiche enologiche tradizionali. Infine - conclude Valentini - dobbiamo lavorare per una nuova fiscalità delle zone rurali.

Oggi i bilanci dei Comuni si fondano essenzialmente sul patrimonio immobiliare e questo incentiva l'ampliamento di nuovo patrimonio edilizio. Il nostro compito, invece, è quello di un recupero del patrimonio esistente". La nuova riforma sull’Ocm vino. Investimenti per l’innovazione in vigneto e in cantina, misure per l’ambiente e lo sviluppo rurale, e anche un fermo no a un’estirpazione indiscriminata che metterebbe a rischio i paesaggi del vino delle isole, di montagna e dei territori minori.

Sono queste in sintesi le richieste di Città sulla riforma dell’organizzazione comune di mercato, prevista per il 2008. Lo strumento più adeguato per “produrre meno e produrre meglio”, secondo Città del Vino, è quello di intervenire sull’abbassamento delle rese per ettaro, incidendo fortemente anche sulla maggiore qualità delle uve, quindi del vino. Le risorse potrebbero essere utilizzate per: rinnovare i vigneti; agevolare la superficie media aziendale, favorendo aggregazioni tra imprese; riformare i meccanismi di gestione delle denominazioni, con una più chiara responsabilità di filiera; fare promozione e marketing efficaci; incentivare l’uso di eccedenze per altri scopi, come quello energetico con il bioetanolo.

Le Città del Vino hanno chiesto la difesa del sistema delle denominazioni d’origine, che comunque necessita di miglioramenti da introdurre con la riforma della legge 164/92, rinnovando il ruolo delle Igt, che possono essere terreno di sperimentazione purchè mantengano un saldo legame con il territorio.
Proprio di Ocm-vino si parlerà al Vinitaly nel corso del convegno “Vino e Territorio: regole e immaginario. Rischi e opportunità della nuova Ocm vino”, in programma 29 marzo, ore 15,30, Sala Rossini.

Il convegno, organizzato insieme a Coldiretti, vedrà la partecipazione di Valentino Valentini, presidente Città del Vino; Sergio Marini, presidente Coldiretti; prof Mario Fregoni, Università Cattolica di Piacenza; arch. Stefano Stanghellini, di Urban Promo. Il giorno 29 mattina, invece, alle ore 8 con partenza dalla stazione di Porta Nuova, oltre 60 sindaci delle Città del Vino saliranno in fascia tricolore sul primo Treno del Vino in compagnia del Ministro per le Politiche Agricole e Forestali, Paolo De Castro, di giornalisti e vip.

Dopo il viaggio inaugurale il Treno del Vino farà servizio tra Siena e Montalcino e Roma e Montalcino a partire da metà giugno. Città del Vino sarà presente nei giorni del Vinitaly presso il Centro Servizi delle Erbe tra i padiglioni 4 e 5.

In evidenza