Piano di indirizzo territoriale: in Consiglio toscano approvato il documento preliminare dello strumento di programmazione urbanistica

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
21 giugno 2006 16:03
Piano di indirizzo territoriale: in Consiglio toscano approvato il documento preliminare dello strumento di programmazione urbanistica

FIRENZE – Due mozioni approvate ed una respinta. Così si è concluso il dibattito sull’informativa della Giunta regionale sul documento preliminare al “Piano di indirizzo territoriale” (Pit). Come specificato nelle dichiarazioni di voto - dai consiglieri Virgilio Simonti (Ds), Monica Sgherri (Rifondazione comunista), Alessandro Antichi (Fi), Mario Lupi (Verdi), Roberto Benedetti (An), Eduardo Bruno (Pdci) - le posizioni dei gruppi politici sono risultate chiare. Se per Simonti, Lupi e Bruno il dibattito è stato interessante e la Toscana è pronta ad affrontare le priorità strategiche - guardando in particolare all’energia, alla mobilità, alla qualità dei sistemi rurali ed urbano, nonché alla riqualificazione del settore manifatturiero e dell’offerta commerciale – come recita la mozione firmata dai gruppi di maggioranza, questi hanno anche dichiarato di condividere lo sforzo positivo di Rifondazione comunista.

Ne è prova la mozione presentata, incentrata su energia, mobilità, forestazione, sistema rurale e partecipazione dei cittadini. Come ha affermato la Sgherri: “il nostro ordine del giorno non vuole essere alternativo a quello presentato dai gruppi di maggioranza, ma intende solo dare un contributo al dibattito”. Da qui il voto favorevole sulle due mozioni. Di diverso avviso il portavoce dell’opposizione Alessandro Antichi, che ha votato a favore della mozione presentata dal proprio gruppo e contro a quelle dei gruppi di maggioranza e di Rifondazione comunista, “perché ancora legate ai vecchi schemi e lontane da contenuti precisi per far crescere la Toscana”.

Benedetti invece, dopo aver apprezzato sia la relazione dell’assessore Conti che il dibattito in aula, ha optato per l’astensione, perché lo sviluppo della Toscana si valuta coi fatti, successivamente.

Per l’assessore regionale al Territorio e alle infrastrutture, Riccardo Conti, si tratta di “un piano di alto livello, ricco di novità ed integrato col piano di sviluppo”. Oggi l’assessore Conti ha svolto in Consiglio regionale un’informativa sul Pit, il piano regionale di indirizzo territoriale, ed a conclusione del suo intervento ha concettualizzato la filosofia che sta dietro al più importante strumento di programmazione urbanistica a livello toscano: “Quando si può, si fa”.
Innovazione e sostenibilità sono i due filoni sui quali si basa il documento preliminare del Pit.

Ha spiegato Conti: “Il Pit, contenitore di una strategia che svilupperà a sua volta il piano regionale di sviluppo, porrà condizioni di sostenibilità trasparenti che permetteranno ai territori di essere incentivi all’investimento secondo forme di semplificazione procedurale. In sostanza il Pit sarà occasione per la programmazione, ma poi occorrerà tanta buona politica urbanistica”.
Secondo quanto affermato dall’assessore, il Pit servirà a controbattere la rendita. “Occorre favorire il reddito e non la rendita”, ha precisato Conti, “perché la rendita può soffocare lo sviluppo mentre è il momento di creare le convenienze affinché le risorse si spostino dalla rendita all’impresa che produce ricerca, innovazione e competitività”.

E questo secondo l’assessore “è il rapporto fecondo fra piano pubblico e mercato, dove il piano pubblico stabilisce come tutelare il patrimonio collettivo e fornisce indicazioni per orientare l’impresa”.
Ma la forte innovazione, secondo quanto annunciato da Conti, riguarda anche gli strumenti di pianificazione che, scomparsi i piani regolatori, apriranno la strada alle Amministrazioni al fine che adottino nuove modalità di governo basate sulla possibilità di lavorare insieme su progetti politici e non più sul semplice controllo del proprio territorio.
“Quattro sono i punti nodali del piano di indirizzo territoriale”, ha precisato Conti, che poi ha elencato: “Essi sono il contenimento dell’espansione edilizia sulle colline, la qualità delle periferie urbane, la salvaguardia e lo sviluppo della costa dove si punterà a una riformata portualità con riferimento anche a quella turistica, la riconversione delle aree industriali”.

E quattro sono anche i cosiddetti “metaobiettivi” ai quali il Pit tende, che sono poi i riferimenti per disegnare la Toscana del futuro: “Coesione sociale istituzionale e territoriale, città in rete, qualità e possibilità di essere riconosciuti, accoglienza e attrattiva”.
Questa la conclusione di Conti: “Vanno trovate le giuste chiavi per fare del Pit un documento ad alta intensità politica e bassa intensità normativa affinché ottenga successo. Secondo noi, quando si può, si può fare e si fa”.

Apprezzamento all’informativa dell’assessore Conti è stata espressa dal presidente della Giunta regionale, Claudio Martini, che ha evidenziato come “il generale interesse che si è sviluppato oggi in Aula, dimostri il valore di un passaggio cui dobbiamo tener conto.

Il Piano di indirizzo territoriale non è documento scisso dal Prs ma è esso stesso elemento di sviluppo, fattore importante che contribuisce allo sviluppo”. Martini ha quindi evidenziato come “questo impegno di aggiornamento assunto dal Governo” non è un caso unico, ma “caratteristica di un percorso amministrativo che portiamo avanti da tempo”. “Le nuove riflessioni e le innovazioni che troviamo nel Prs, nel Pit e che troveremo nel piano energetico ed in quelli sanitari non possono considerarsi casi isolati.

Mettere insieme tutta questa filiera – ha sottolineato Martini – significa proporci con un rinnovato pacchetto di proposte di governo. In noi c’è l’ambizione che dalla Toscana parta un contributo al Paese. C’è l’idea di sviluppare un percorso in avanti”.

«Noi non siamo contrari a quanto abbiamo letto, però dobbiamo fare delle osservazioni in sincerità. Ha già segnalato la Presidente Sgherri e lo voglio sottolineare io: non è che quanto ci diciamo deve diventare una ritualità e rimanere interna corporis per poi lasciare che tutto funzioni come ha fatto finora».


«Il mio timore è che la politica in generale e il governo regionale in particolare, accortisi che un certo modello non funzionava più e si scontrava con realtà consolidate, ora faccia la fine di quei preti che cantano messa dicendo di non peccare ma poi al conclave eleggono papa Alessandro Borgia. Bisogna capire che non ci può essere scissione tra enunciato nei documenti e opera faticosa nel territorio. Questo è il punto cardine».
«Il sistema per fare bene? Non partire da tutto lo scibile, ma cominciare da una parte e piano piano ricostruire.

Non basta dire con Bersani che ‘quando si può, si fa’. Bisogna anche dire che ‘quando si deve, si fa’, perché non sempre quello che ‘si deve si può’. Ed è lì, nel ‘si deve’ che ci si misurerà».
«Questo è un buon Pit, le cui enunciazioni ci piacciono e che segna una rivoluzione copernicana. Ma non si può far finta di non capire che in toscana c’è oltre un milione di persone che ha in tasca la tessera della coop, o che in generale non ci sia un’ossificazione che si scontra prepotentemente con chi fa.

Combattere la rendita in questa regione significa combattere una cultura innervata e profondissima che si dirama nei comuni in cui si sono fatti pateracchi di ogni tipo. Si combatte un mondo che è andato così per quarant’anni durante i quali si è fatto di tutto, costruendo fino in golena così come sulle coste».
«Ancora: trovo un po’ elementari questi due sistemi. Per oltre il 70% la Toscana è agricolo-collinare. Nell’8% è concentrata oltre la metà della popolazione, ovvero lungo l’asse dell’Arno e lungo gli assi di comunicazione.

Gli unici due capoluoghi che rimangono fuori da questo ragionamento sono Siena e Grosseto. Quanto poi al Pit che si integra col Prs: a noi sta benissimo. Registriamo il passaggio da sviluppo compatibile a sviluppo sostenibile, e questo è un passo avanti».
«Voi dite ora che la Toscana non deve essere a fette: noi lo diciamo da tempo, ma non siamo stati noi a farla a fette fra Sel, distretti, aree e via dicendo. Voi ora dovete destrutturare. Iniziate da qui e fateci vedere come fate. Vi daremo se serve una mano.

Cocchi ha detto una verità: avete un grandissimo consenso e dovete mettervi in discussione. Quello che so già è che malgrado questo il risultato elettorale non cambierà. Voi il sei lo prenderete lo stesso, e la colpa è nostra perché non abbiamo saputo creare un sistema alternativo e in questo senso il Pit rappresenta per noi anche una sfida politica. Quindi, il Pit è una sfida. Noi vi aspettiamo sulle cose concrete».

“Un documento articolato, condivisibile o meno, ma comunque strutturato ed ampio”.

Così la presidente del gruppo di Rifondazione Comunista in Consiglio regionale, Monica Sgherri, nel suo commento ha evidenziato che “dall’uso del territorio e delle sue identità può partire un contributo autonomo allo sviluppo della Toscana”. Secondo Sgherri, il Piano vuole “assumere la sfida di essere traduzione territoriale concreta del Prs. Deve però dare un suo proprio contributo nel governo del territorio. In questo senso, siamo interessati a raccogliere la sfida di introdurre strategie innovative nel contenitore della sostenibilità anche perché questo è la cornice sulla quale misureremo le scelte effettive”.

La presidente dei Rifondazione ha quindi chiesto di introdurre accanto al tema della sostenibilità, quello della “bonifica delle criticità ed assumere questioni come l’energia e i trasporti collettivo e merci, come elementi importanti per lo sviluppo della Toscana tutta”.

Per il vicepresidente di Forza Italia, Alberto Magnolfi, “il documento presenta tracce interessanti ma linee ambigue. La sintesi sta nel concetto: quando si può si fa. In Toscana troppe volte non si sa se e quando si può e quindi se e quando si fa”.

Per Magnolfi, l’esposizione dell’assessore “prospetta un’ipotesi di lavoro con una novità che non convince. Sono contrario a parlare di due toscane. Piuttosto - ha continuato Magnolfi - dovremmo essere capaci di assumere in generale queste due macrovisioni per ritrovare e valorizzare le cento identità toscane e farne una sola”.

Per il vicepresidente dei Comunisti Italiani, Eduardo Bruno, “la relazione è un primo passo ed un primo contributo in vista di una discussione più puntuale ed approfondita sugli aspetti indicati dall’assessore Conti”.

Nel suo intervento, Bruno ha quindi evidenziato che “oggi occorre guardare al territorio fuori dalle logiche dei confini comunali o provinciali, ma all’interno di un sistema unitario come nel documento viene definito ‘città toscana’”. Sulle “questioni importanti poste nel documento come strategiche, ossia l’abitazione e la ricerca scientifica – ha continuato Bruno – domando per l’una se serve oggi costruire nuovi alloggi o occorre prima recuperare le numerose case sfitte; per l’altra mi auspico che una svista sia la causa dell’omissione della realizzazione del progetto del polo tecnologico all’Osmannoro.

Progetto che ha coinvolto ben quattro facoltà di ingegneria e che è motore fondamentale per lo sviluppo dell’industria come la Breda che è in una fase critica”

Secondo Dinelli “l’informativa di Conti è contraddittoria”. Il motivo è il seguente: “L’assessore auspica che la Toscana diventi una fucina di pratiche, ma è evidente che lo è di già”. E ancora: “Noi vorremmo meno pratiche, meno leggi e più fatti, meno piani e più risultati”. Dinelli ha portato un esempio: “Il piano energetico è scaduto dal 2003 e ancora oggi, a distanza di tre anni, siamo in attesa del nuovo piano a dimostrazione dell’incapacità della Giunta di rispettare i tempi e le scadenze della programmazione”.

Secondo Dinelli, “da una parte la Giunta riconosce la necessità di dare discontinuità ad un modello di Toscana che si sta sfaldando nell’economia e non solo, dall’altra è chiamato dai vertici nazionali del Centrosinistra a trovare un’intesa con Rifondazione che ostacola le aperture liberali della Giunta. Il risultato è che la Toscana rischia l’immobilismo e l’impossibilità di ammodernarsi”. Questa la conclusione di Dinelli: “La Giunta deve chiarire cosa intende per tutela del territorio, per sviluppo sostenibile e economico, per sburocratizzazione del sistema, precisando la tempistica e le risorse disponibili”.

Alessandro Antichi, consigliere di Forza Italia e portavoce dell’Opposizione, ha evidenziato che “le parole con le quali l’assessore Conti ha accompagnato il programma rappresentano una svolta culturale necessaria e auspicata”, necessaria per adeguare la politica regionale alla realtà che vede “purtroppo avvicinarsi un momento di grande difficoltà per l’economia toscana” e auspicata perché “fra i fattori che hanno determinato la crisi vi è anche il modo di concepire l’urbanistica considerata da molti amministratori di Sinistra come affermazione del primato della politica sull’impresa e sulla società”.

Dopodichè Antichi ha concluso: “Condivido comunque l’idea di promuovere la perequazione urbanistica come strumento per spostare l’asse verso l’impresa e scoraggiare il rifugio nella rendita”.

Paolo Cocchi, capogruppo dei Ds, ha esordito affermando di avere apprezzato quanto ha detto Conti ma anche quanto ha sottolineato da Antichi. “Non sono da sottovalutare tali affermazioni”, ha detto. Poi è entrato nel merito del Pit: “Si tratta effettivamente di un impianto di alto livello che sottende un lavoro integrato col piano regionale di sviluppo”.

E ancora: “Innovazione e sostenibilità sono i pilastri sui quali poggia questo documento preliminare del Pit”. Cocchi ha infine sottolineato che “il Pit è figlio della stessa strategia che svilupperà anche il piano regionale di sviluppo” e un punto importante è il fatto che “qui si cerca di favorire il reddito e non la rendita”.
“Il PIT si inserisce pienamente nel contesto del modello policentrico con cui l’Unione Europea tenta di evitare una ulteriore concentrazione di forza economica e di popolazione nell’Europa centrale e favorire invece lo sviluppo delle zone periferiche: E’ una opportunità che la Toscana potrà cogliere se sarà capace di mettere in rete città e zone rurali intervenendo su due dimensioni: un Sistema delle Città capace di far uscire le città toscane da forme di puro autogoverno e portarle a cooperare ed agire in rete; un Sistema città campagna con programmi in cui risalti il ruolo di Area Vasta come dimensione ottimale in cui cooperano gli Enti Territoriali con un ruolo determinante di coordinamento delle Province ma in cui, di volta in volta, vengono chiamati a far da pivot sui progetti Comuni singoli o associati, Camere di Commercio, Consorzi pubblico privati o le province stesse”.

Così il consigliere regionale della Margherita Pier Paolo Tognocchi ha commentato il Documento Preliminare al “Piano regionale di indirizzo territoriale”. “Il tutto – ha concluso Tognocchi - in una dimensione di Modello Reticolare di programmazione che sia insieme cooperativo e competitivo e che consenta una dimensione di pieno protagonismo a tutti gli attori istituzionali e non, per una piena applicazione dello Schema di sviluppo dello Spazio Europeo”.

Condivisione per l’impostazione data dall’assessore regionale Riccardo Conti al documento preliminare al Pit (Piano di indirizzo territoriale) è stata espressa da Erasmo D’Angelis, consigliere della Margherita e presidente della commissione Territorio e ambiente in Consiglio regionale.

“La revisione del Piano – ha detto D’Angelis – rappresenta senza alcun dubbio un passaggio qualificante dell’azione di governo per la Giunta, e di indirizzo per questo Consiglio”. Il consigliere ha ribadito l’importanza di “orientare le politiche e gli interventi del territorio nel principio guida del concetto di sostenibilità”. La sfida della dinamicità, della valorizzazione e anzi della “conservazione innovativa” (periferie, centri storici, colline, riconversione delle aree industriali, bonifiche) “può essere fattore di sviluppo e dunque di rilancio economico, anche con innovative modalità di partecipazione”, ha aggiunto D’Angelis, secondo il quale al Pit occorre demandare un ulteriore compito: “Non c’è ancora la percezione della potenzialità economica del paesaggio, della cultura, per quello che indichiamo come il settore del terziario, che in questa regione produce il 72 per cento della ricchezza”.

“L’Irpet - ha continuato D’Angelis – dovrebbe aggiornare le sue analisi, perché questa è la nostra industria pesante, il settore che ha bisogno di incentivi, formazione e maggiore attenzione”.

Anche il capogruppo dei Verdi, Mario Lupi, ha espresso apprezzamento per il documento preliminare illustrato dall’Assessore. Lupi, in particolare, ha voluto sottolineare “il momento di massima importanza dal punto di vista politico” della complessiva azione di governo sul territorio, frutto sia del Pit che del Praa (Piano regionale di azione ambientale) e del Pire (Piano di indirizzo regionale sull’energia) che confluiranno, tutti, nel Piano regionale di sviluppo.

Da Lupi, inoltre, un rilievo sulla configurazione del Pit: servirebbe un’ulteriore attenzione “per il mare, le politiche costiere, e tutto ciò che gira intorno alle attività marine e insulari”. In questo senso, il consigliere ha ricordato che “La Toscana si pone in un quadro europeo: non si possono trascurare i confini con la Corsica e la Sardegna” e più in generale “si può dare una spinta ulteriore collaborando con altre realtà, per uno scambio anche economico con Paesi che non appartengono all’Europa giuridica ma geografica”.

Infine, parlando di sostenibilità ed entrando nello specifico dell’urbanistica, Lupi ha chiarito che il Pit, riguardo al governo del territorio, potrebbe far superare le questioni cui dànno luogo i Ptc (Piani territoriali di coordinamento) delle Province, che “spesso sono a maglie troppo larghe”.

“Una musica buona e bella”. Così Pieraldo Ciucchi, capogruppo dello Sdi in Consiglio regionale, ha aperto il suo intervento sul documento preliminare al Pit (Piano di indirizzo territoriale), presentato in Aula dall’Assessore regionale Riccardo Conti.

Ciucchi ha riconosciuto a Conti una “svolta liberale che rappresenta una delle pagine più innovative in prima fase della legislatura”. Il capogruppo ha definito “non un caso” che lo stesso presidente della Giunta, Claudio Martini, abbia “rafforzato la relazione di Conti, con un intervento in continuità di quello pronunciato in occasione del Prs: un fatto che ci conforta”. Ciucchi ha ribadito “la totale adesione all’impostazione culturale innovativa data al Pit, che segna elementi di forte discontinuità”.

Quanto al dibattito, il capogruppo dello Sdi ha parlato di “trasversalismo di adesioni un po’ sospetto” ma anche di “un passo avanti da parte delle forze più radicali” dell’assemblea, apprezzando esplicitamente il contributo di Prc. “Dalle parole ai fatti”, Ciucchi ha indicato il tema delle infrastrutture (“rischiamo di rimanere penalizzati nella ripartizione dei fondi nazionali, che non sono molti”) e quello dell’ innovazione in campo economico. “Mi auguro – ha concluso– che l’elemento di svolta culturale non sia solo nei piani alti della politica regionale: molti sindaci hanno più interesse a parlare con le lobby che con i cittadini”.

Luciano Ghelli, capogruppo del Pdci, ha chiarito di “intervenire a titolo strettamente personale”, a seguito dei “messaggi d’amore tra una parte della maggioranza e una parte della minoranza” e della “svolta liberale di Ciucchi”.“Io non sono liberale e non faccio niente per sembrarlo, ma vorrei che nessuno avesse sospetto sul fatto che sono comunista”, ha detto Ghelli, che nella “politica liberista e liberale” ha indicato “la radice dei nodi della Toscana”, dove “i ragazzi che non possono farsi un futuro perché sono precari”, e dove “c’è uno squilibrio di classe tra chi ha tanto e chi ha sempre di meno”.

Per Ghelli “è quasi impossibile distinguere rendita e profitto” a fronte di indicatori economici che dicono “che l’area del profitto si restringe sempre più”: a fronte di questa situazione, non serve “un di più di liberismo, ma di riforma”.

“Nel documento non c’è niente di liberale”; “liberista sarà lei”, ha replicato l’assessore Conti, che ha definito il taglio del documento un taglio di politica sociale, riformista, e che non disprezza il dialogo con altre culture: “la Toscana – ha aggiunto – ha una classe dirigente con grande cultura politica”.

Conti ha chiarito che “c’è una sfida innovativa profonda” nel documento presentato, che riassume “un’operazione complessa, che non mi sembra possa essere definita liberista”.

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