Economia della Conoscenza: la cultura dell'immateriale per la sopravvivenza del patrimonio fiorentino

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
01 marzo 2006 16:09
Economia della Conoscenza: la cultura dell'immateriale per la sopravvivenza del patrimonio fiorentino


di Nicola Novelli
Presidente di Comunicazione Democratica, associazione culturale editrice di Nove da Firenze


Per riflettere su cultura contemporanea, produzione, gestione e promozione a Firenze, prendiamo spunto dai dati di una ricerca pubblicata nei giorni scorsi dal sito web Art Valley. Si tratta di uno studio sulla ricorrenza di alcuni significanti di città italiane nell'archivio del più frequentato motore di ricerca al mondo, Google. Firenze si piazza al settimo posto assoluto al pari di Pisa, con circa la metà delle citazioni di Milano e un terzo di quelle di Roma.

Si potrebbe considerare che la qualità della presenza on line delle città italiane non sia dovuta solo a motivi culturali, ma anche al loro peso economico e politico. Allora la redazione del sito specializzato analizza le ricorrenze delle città italiane associate alla parola "Arte". Così Firenze risale al 4° posto, pur alle spalle di Milano, di Bologna (che dispone di circa il doppio di citazioni) e di Roma che si fa forte del triplo.
E' un risultato che, pur non drammatico, dovrebbe far riflettere sulla visibilità di Firenze nel contesto centrale, quello di Internet, della cultura del terzo millennio.

Anche perché la capacità di Firenze di autorappresentarsi si deve sopratutto all'intelligenza e alla libera iniziativa dei suoi cittadini. Una risorsa fondamentale in un mondo in cui ormai circa un miliardo di individui hanno più, o meno, accesso alla rete. Specie se si pensa che in questo universo stanno certamente alcune centinaia di milioni di giovani, scolari, o studenti universitari sparsi nei più disparati paesi, certo potenziali visitatori della nostra città. Dunque, stare on line per Firenze non significa soltanto onorare la propria riconosciuta immagine culturale, ma anche offrire un importante biglietto di invito ai turisti di tutto il mondo.


Per approfondire il tema siamo andati a vedere su Google quali sono i primi siti, potremmo definirli "ambasciatori della cultura fiorentina nel mondo", che il motore di ricerca ci propone digitando la parola chiave "Firenze". Cominciamo consultanto l'home page italiana www.google.it.
Tra i primi 20 siti elencati ci sono 5 siti di istituzioni amminisitrative locali (tra cui ATP e Provincia) 6 siti di istituzioni culturali (l'Università, gli Uffizi, la Biblioteca nazionale), 4 siti commerciali (cioè intermediari turistici) 3 siti di servizi di pubblica utilità (ad esempio l'aeroporto), il sito della Firenze Marathon e infine pure Nove da Firenze.

La presenza di siti con dichiarata finalità commerciale potrebbe dunque essere compensata dall'apporto informativo dei siti pubblici. Al primo posto su Google fa infatti bella mostra di se l'URL della Rete civica fiorentina.
Ma provate ad immaginare un giovane scolaro delle elementari, che ispirato dalla lezione mattutina si mette on line per approfondire la propria conoscenza di Firenze clickando sul sito del Comune di Firenze: avete presente l'home page della Rete civica? Sarà anche un sito sedimentato in molti anni di implementazioni, ma a colpo d'occhio è un caos informativo straordinario.

Dunque una bella occasione persa per la nostra città.
Se l'esito non è confortante lo è ancor meno quando si va a consultare www.google.com, cioè la molto più letta versione in lingua inglese del motore di ricerca. Lì i siti commerciali ai primi posti sono 5 su 10, quelli di isitituzioni culturali solo due (uno dei due è tra l'altro l'Università europea, mentre del tutto assenti risultano i principali musei) due soltato le realtà pubbliche (l'APT e l'aeroporto). Il resto dell'attività informativa-culturale è in mano a soggetti privati.

Che magari hanno realizzato prodotti di rilievo, come la guida turistica www.mega.it, ma che hanno comunque, come è giusto che sia, un deliberato intento commerciale, cioè l'intermediazione on line dei flussi turistici.
Può darsi che tutto questo sia giusto, ma abbiamo forti dubbi che il patrimonio culturale e monumentale di Firenze possa essere correttamente rappresentato da un sito internet quale Divina Cucina (www.mangiarefirenze.com, al 9° posto assoluto della schermata di www.google.com).


Questione a parte per la prima posizione di www.firenze.net. Si tratta di uno dei più antichi siti internet fiorentini, una delle principali imprese informatiche della città, afferente al gruppo della Banca CR Firenze. Da una dozzina d'anni Firenze.net ha occupato il dominio e il significante, conquistando in esclusiva del nome della nostra città. Tanto di cappello alla capacità imprenditoriale dimostrata. Sorprende piuttosto che nessuno abbia avuto niente da dire circa l'appropriazione di un patrimonio pubblico di tanto rilievo nella nuova società digitale, come il nome "Firenze".

Anzì c'è da rilevare come Firenze.net sia stato spesso interlocutore privilegiato delle istituzioni locali.
Cercando di trarre qualche conclusione da questa breve ricerca on line, possiamo affermare che nell'intermedizione digitale del significante Firenze: 1) è preponderante la presenza di operatori privati con finalità commerciale, 2) i soggetti pubblici sono spesso impreparati ad affrontare la nuova sfida della cultura immateriale; certamente scordinati tra di loro e privi di un progetto unitario e coerente di intervento on line.


Da questo punto di vista si deve riaffermare che non sempre i soldi fanno bene alla cultura. Se pensiamo allo stanziamento di milioni di euro per la realizzazione del nuovo sito istituzionale della Regione Toscana, a fronte dell'attuale disorganizzazione della presenza pubblica locale on line, c'è da dubitare che il maggiore problema della cultura toscana sia la penuria di risorse economiche.
Nella distribuzione della nuova cultura immateriale servono sopratutto buone idee e intelligenza della gestione.

Nuocciono invece i punti forti della tradizione italiana, l'ingegno artigianale e l'egocentrismo campanilistico, che hanno sorretto il nostro paese per secoli. Nella società digitale sono gravi difetti che ipotecano le nostre capacità di sviluppo. Per comunicare il nostro patrimonio nel mondo globalizzato abbiamo bisogno più di etica che di estetica, di intelligenza dei contenuti, piuttosto che di quella delle forme.

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