Ultima seduta di consiglio comunale per Pierluigi Ontanetti

Redazione Nove da Firenze
Redazione Nove da Firenze
28 febbraio 2006 12:38
Ultima seduta di consiglio comunale per Pierluigi Ontanetti

Ultima seduta del consiglio comunale per il consigliere di Rifondazione Comunista Pierluigi Ontanetti che oggi ha annunciato di lasciare l'incarico per motivi di salute. Al suo posto, lunedì prossimo, entrerà Mbaye Diaw, detto Pape, 46 anni, capo della comunità senegalese toscana. Solidarietà a Ontanetti è stata espressa dal vicesindaco e da numerosi consiglieri comunali.

Questo il testo della lettera del consigliere Pierluigi Ontanetti:

«Firenze 27 febbraio 2006

Al presidente del consiglio comunale della città di Firenze
Sig.

Eros Cruccolini
Ai membri del consiglio comunale della città di Firenze.

OGGETTO: dimissioni dal consiglio comunale del comune di Firenze.

Nell'Aprile del 2004, dopo aver fatto l'autotrapianto delle cellule staminali, chiusi il ciclo di chemioterapia. Terapia che ha permesso grazie anche alla mia volontà,di non morire di tumore riscontrato al sistema linfatico nel giugno del 2003. Sono vivo, ma la chemioterapia mi chiede ora di dedicare molto tempo alla cura del corpo e cambiare completamente stile di vita, lavoro compreso.

Mai avrei pensato di dover rivedere radicalmente progetti e programmi di vita che mi ero dato. Ancora una volta sono stato chiamato ad avere il coraggio di riconoscere il "limite" umano difronte alla natura che mostra la sua potenza dinanzi all'uomo. Il tumore si presenta a noi, non come una punizione di un Dio, anzi! E' il colore arancione del samaforo che ti dice che l'organismo stà cedendo in modo grave. L'avviso è arrivato forte ed io intendo ascoltarlo fino in fondo. Ci vorranno molti mesi prima che il corpo ritrovi il suo equilibrio; questo è il motivo che mi ha portato a decidere di lasciare il testimone a chi potrà garantire una presenza continua e efficace.

Credo fortemente nel lavoro collegiale, aspetto importante culturalmente ancora non consolidato, nel quale siamo tutti utili ma nessuno è indispensabile. Vi lascio una sola riflessione che volentieri faccio ad alta voce. Negli anni 70 erano in molti a gridare...CREATIVITA' AL POTERE... io non ho mai urlato ma a quelle parole ci credo ancora!... Creatività al potere... per aiutarci a non DIMENTICARE Il SOGNO che abbiamo dentro. Rinunciare, magari per senso di responsabilità, a riconoscere dentro di noi il...

GRANDE SOGNO..., significherebbe diventare amministratori delegati di una democrazia che si presenta a noi già inperfetta perchè basata sul principio della delega. In questi anni è emerso in modo forte il bisogno di "democrazia partecipata". Senza partecipazione la democrazia non esiste. Il problema è che oggi a essere presi in seria considerazione dai partiti e dai governi sono solo i poteri forti, le grandi associazioni, le organizzazioni, un esempio; il terzo settore. Queste sono realtà importanti con le quali è doveroso confrontarsi, ma non per questo le uniche a rappresentare la società civile nel suo insieme.

la cultura della forza dei numeri e del confronto-scontro, prevale sulla cultura che pone la base del confronto stesso sui contenuti.Quante volte sentiamo dire: questa idea è giusta ma non è vincente!!!! Arriverà un domani dove uomini e donne avranno il coraggio di riconoscere che è possibile percorrere la via maestra, quella della democrazia diretta, (Capitini: il potere di tutti) praticabile attraverso il metodo nonviolento del consenso? Non è con i sogni che si governa un paese o una città, ecco perchè nella storia abbiamo bisogno di uomini e donne capaci di trasformare quel SOGNO in progetti e percorsi con il coraggio di coloro che sanno guardare lontano.

In assenza di ciò, avremo solo gestori e contabili della democrazia, specializzazione non richiesta alle persone che coprono ruoli politici e istituzionali.

Il mio sogno con una immagine:
Una grande bandiera rossa; su di essa, in basso, un fucile spezzato in due, segno che l'umanità è capace di saper riconoscere i propri limiti e superarli. Sul fucile spezzato, una falce e un martello, simboli del lavoro che nobilita la persona senza ridurla a una bestia, in stretto rapporto con la natura che , se rispettata, darà nutrimento infinito all'umanità.

Ancora sopra, un fiore, di quelli che crescono spontanei nei campi e nei prati, a ricordarci sempre che l'essenziale è bello e costa solo il saperlo riconoscere.

Pierluigi Ontanetti

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